A raccogliere le voci ufficiali sul mercato, pare davvero che nella Ipo di Moncler non ci siano elementi di disturbo.
La società è solida, con fatturato (+31,6% dal 2010 al 2012) ed Ebitda (dal 32 al 33%) in crescita, come la rete di negozi, oltre 20 aperture all’anno in location prestigiose e strategiche. La strategia aziendale è chiara, l’espansione geografica procede: insomma i fondamentali ci sono. E c’è anche la grande attesa degli investitori che nei primi tre giorni del collocamento hanno domandato 12 volte l’ammontare dell’offerta.
DOVE FINISCONO I SOLDI DELL’OFFERTA
Tuttavia se si dà uno sguardo ai multipli dell’azienda, la musica cambia. Il debutto del piumino globale non è la classica operazione di raccolta di capitale per lo sviluppo del business: al socio industriale Remo Ruffini, che conserva intatto il suo 32%, non entra un euro in cassa. Mentre per i soci finanziari, i protagonisti dell’Offerta globale di vendita, c’è un bottino variabile, in base al valore a cui sarà prezzata l’azione, tra i 585 e i 681 milioni di euro, che può toccare quota 784 milioni con l’esercizio della greenshoe. Secondo le voci che circolano nel mercato, la quotazione del titolo si attesterà sulla parte alta della forchetta, ovvero 10,2 euro. Dunque a Eurazeo, Carlyle e Brand Partners arriverà in cassa un valore del 50% superiore rispetto al fatturato 2012 di Moncler, che si è tenuto poco sotto i 500 milioni.
GLI INCASSI DI DE BENEDETTI & CO.
Eurazeo, il fondo entrato nel 2011 mentre il gruppo padovano stava tentando per la prima volta l’avventura della Borsa, scenderà dal 45% al 25,77%, Carlyle passerà dal 17,7% all’8,7%, e Brands Partners dal 4,9% all’1,26%. E, scaduto il lock up, che impedisce loro di uscire probabilmente venderanno le quote residue, “com’è nella natura del private equity, ma senza fretta”, secondo le dichiarazioni di Marco De Benedetti, ad di Carlyle in Italia. L’Opv di Moncler sembrerebbe insomma un’operazione tagliata su misura dei fondi, si nota in ambienti finanziari.
IL PESO DEI FONDI
I fondi nel nuovo consiglio di amministrazione, che si insedierà con l’avvio delle contrattazioni, avranno diritto a 5 membri su 11(4 ad Eurazeo e uno, nella persona di De Benedetti in quota Carlyle). Remo Ruffini resterà presidente e amministratore delegato e sceglierà gli altri sei componenti, tra cui ci saranno gli indipendenti Alessandro Benetton e Nerio Alessandri.
MULTIPLI CARI?
Con la collocazione di 66,8 milioni di azioni a un prezzo compreso tra gli 8,75 e i 10,2 euro per azione, il marchio padovano avrà una valorizzazione tra i 2,18 e i 2,55 miliardi. Dal prospetto informativo si apprende che la valorizzazione equivale da 15,1 a 17,3 volte l’ebitda 2012 o da 26,5 e a 30,9 volte gli utili. Livelli “ragionevoli”, secondo il management, che li confronta con la media dei competitor del settore: i quali scambiano a 20,3 volte l’ebitda 2013 e a 37,3 volte gli utili.
I COMPETITOR DEL SETTORE
Però i competitor sono società del lusso in settori molto diversi da quello dei piumini tecnici, che hanno corso sul listino con performance a doppia cifra da inizio anno. Come Brunello Cucinelli, il cui price/earning è oggi a quota 79, o Salvatore Ferragamo che tratta a 47 volte l’utile o ancora Prada, che ha un p/e a 25.
Che se uno volesse dirla grossa, si potrebbero quasi intravvedere i segnali di una bolla. Magari griffata, ma sempre pericolosa.