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La porta aperta di Papa Francesco

C’era quello che, prendendo in prestito l’espressione dal mondo sportivo, può essere considerato il pubblico delle “grandi occasioni” alla presentazione del libro “Papa Francesco. La mia porta è sempre aperta”, frutto della conversazione estiva tra il direttore della Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro e Papa Francesco. Il Segretario di Stato Pietro Parolin, il cardinale argentino Leonardo Sandri, il Prefetto della Casa Pontificia Georg Ganswein, vero e proprio “trait d’union” tra Papa Francesco ed il suo predecessore Benedetto XVI, ed il “papa nero” dei Gesuiti Adolfo Nicolas non hanno voluto mancare a questo evento. Ma, soprattutto, c’erano loro, gli otto cardinali incaricati da Papa Francesco di consigliarlo nel “governo della Chiesa”. Tanto che la moderatrice dell’incontro, la giornalista argentina Elisabetta Piquè, ha invitato i relatori a terminare entro le 16.15, dal momento che i cardinali del C8 “devono tornare a lavorare con il Papa”.

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Il ritorno della “misericordia” secondo De Bortoli
E’ quel “brutto” gerundio, “misericordiando”, secondo il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, la parola chiave della esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Una parola ma, soprattutto, un atteggiamento che la Chiesa cattolica aveva abbandonato, dimenticato e che era stato fatto proprio, secondo De Bortoli, “dalle altre religioni, tanto da uscire dal vocabolario della nostra fede”. Con Papa Francesco, però, secondo il direttore del Corriere della Sera, ecco che si torna ad avere un “il padre misericordioso dei vangeli”, ovvero quello che “ci viene incontro e che non ci giudica immediatamente”. Sottolineando poi come, con Papa Francesco, abbia avuto inizio nella Chiesa odierna una “riforma dell’atteggiamento dei membri della Chiesa, con pastori che non sono più dei funzionari”, De Bortoli ha evidenziato come il successore di Benedetto XVI confermi l’importanza dei valori non negoziabili. Ma anche con riferimento a tali valori, secondo De Bortoli, si assiste ad una “svolta radicale” dal momento che sono venuti meno quei “toni da crociata di una Chiesa non troppo lontana”. Ed il tutto porta, secondo il direttore del Corriere della Sera, a chiederci “quale ruolo per l’Europa nella Chiesa di oggi? Un fantasma al quale la Chiesa non guarda più o un luogo fecondo per il cattolicesimo?”.

L’esperienza “personalizzata” del sociologo De Rita
Il sociologo Giuseppe De Rita ha voluto fornire una “visione personalizzata” di Papa Francesco, a cominciare dall’incontro avuto proprio poche ore prima con il pontefice. De Rita, infatti, in chiave autobiografica, è rimasto colpito dalla devozione di Papa Francesco verso la figura di San Giuseppe, inteso come “simbolo di obbedienza e di sorpresa”. Ma De Rita è attratto dalla figura di Papa Francesco anche in qualità di padre di otto figli: centrale è infatti, in Bergoglio, la “paternità, che è un elemento fondamentale nella sua cultura”. De Rita, poi, allievo dei Gesuiti, ricorda con piacere la risposta che Papa Francesco dà, nell’intervista, alla domanda sul perché abbia deciso di entrare nella Compagnia di Gesù: “sono rimasto colpito dalla capacità di ordinare il tempo”. Ed è proprio il tempo che, secondo De Rita, sta al centro del pontificato di Bergoglio dato che “il potere sta nella gestione del tempo”. Ma è anche sotto una dimensione “professionale” che De Rita è rimasto impressionato dalla figura di Bergoglio. Sono, infatti, la sua dimensione periferica, il suo voler andare nelle “periferie esistenziali”, e lo “sviluppo partecipato della Chiesa”, da Francesco intesa come “popolo”, le linee essenziali del pontificato di Papa Francesco.

Il tempo del discernimento per le riforme secondo Maradiaga
“Nel titolo del libro, troviamo già un atteggiamento” che, secondo il cardinale Maradiaga, coordinatore del gruppo dei cardinali incaricati di consigliare Papa Francesco, “è possibile percepire sin dall’inizio del pontificato”. La porta aperta, infatti, secondo il cardinale honduregno, “è simbolo di luce, amicizia, libertà, fiducia” che sono tutti “temi centrali del pontificato di Papa Francesco”. Maradiaga, poi, ha voluto soffermarsi sul carattere di Papa Francesco, definito come “un flusso vulcanico di idee che si annodano tra loro” caratterizzato da un pensiero “aperto verso le idee confliggenti con le sue, anche quando non vi è possibilità di una negoziazione”. La Chiesa di Francesco ha, secondo il cardinale Maradiaga, “le porte sempre aperte per fare uscire il vangelo nel mondo” e, una volta passata quella porta, è possibile trovare “le caratteristiche di un Gesuita, ovvero la missionarietà, il desiderio di comunità e la disciplina”. C’era attesa, ovviamente, per un possibile riferimento del cardinale al processo di riforma della Curia. Un’attesa che non è andata delusa dal momento che il coordinatore degli otto cardinali ha dichiarato che “molti ritengono che le riforme ed i cambiamenti possano avvenire in tempi brevi”. Ma così non è, dato che “il discernimento richiede tempo e la riforma della Chiesa è esercizio dello spirito”.

L’esperienza spirituale di padre Spadaro
Il direttore della Civiltà Cattolica ha voluto limitarsi a qualche saluto e ringraziamento, ma non ha nascosto la sua difficoltà a guardare a quella conversazione con Papa Francesco come ad una “semplice intervista”. Secondo Spadaro quell’incontro è stato “al tempo stesso un’esperienza umana e spirituale”. Esperienza umana dal momento che “Papa Francesco è un uomo libero e risolto, come pochi ce ne sono al mondo”. Ma anche un’esperienza spirituale in quanto “Bergoglio è uomo profondamente spirituale dato che è immerso in Dio”. Padre Spadaro, poi, ha ricordato come quella conversazione abbia avuto luogo in un momento del tutto particolare, ovvero “quando Papa Francesco era appena tornato dal Brasile e stava ultimando l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium”. Un Papa, Francesco, che il direttore della Civiltà Cattolica descrive come “un caos calmo” che “non fa un discorso lineare ma che parla per ondate”. Ed è per questo, secondo padre Spadaro, che era necessario presentare la conversazione con il pontefice sotto forma di “narrazione e non di semplice domanda e risposta”.

 


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