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Perché Biden ha chiesto alla Cina un nuovo equilibrio tra potenze

La Cina deve ridurre le tensioni nella regione del Pacifico per sostenere la stabilità e la crescita. L’esortazione del vicepresidente statunitense, Joe Biden, in visita oltre Muraglia, arriva davanti a un gruppo di sessanta uomini d’affari e imprenditori cinesi. Il riferimento è alla zona di identificazione aerea stabilita dalla Cina lo scorso 23 novembre e accolta con preoccupazione e protesta da Giappone, Corea del Sud, Filippine e Taiwan. Il numero due dell’amministrazione statunitense ha detto di essere stato “molto diretto” nell’affrontare con il presidente cinese Xi Jinping i temi che preoccupano Washington e i suoi alleati regionali, per primo Tokyo.

LA ZONA DI IDENTIFICAZIONE
“L’improvviso annuncio cinese dell’istituzione di una zona di identificazione aerea ha generato, com’era prevedibile, preoccupazione nella regione”, ha aggiunto Biden che ha detto alla controparte di non riconoscere la zona. I toni del colloquio con il capo di Stato cinese possono tuttavia essere sintetizzati dal titolo del quotidiano cinese Global Times: Biden non rovinerà la visita in Cina per il Giappone. Frasi che si accompagnano all’editoriale del China Daily che ha accolto il politico statunitense con un richiamo a evitare dichiarazioni “di parte e sbagliate”.

LE ISOLE CONTESE
Nella prima tappa a Tokyo del suo viaggio asiatico che oggi lo ha portato in Corea del Sud, il vicepresidente statunitense si era impegnato con il primo ministro Shinzo Abe a essere appunto “diretto” nel sollevare la questione con la dirigenza cinese. La zona di identificazione stabilita da Pechino si sovrappone in parte a quella istituita dai giapponesi alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Comprende inoltre le isole contese tra Tokyo e Pechino, chiamate Senkaku in giapponese e Diaoyu dai cinesi. Gli Usa sono stati chiari nel rimarcare che terranno fede agli accordi con il Giappone se questo avrà bisogno di difesa. L’amministrazione è tuttavia attenta a non far sfociare in scontro militare la disputa. Dopo l’iniziale scelta di far volare due B-52 sui cieli del mar cinese orientale senza fornire le informazioni richieste dalla Cina, gli Stati Uniti hanno tuttavia chiesto alle proprie compagnie aeree di attenersi a quanto stabilito da Pechino. Altrettanto non hanno fatto Tokyo e Seul alle cui compagnie è stato detto di ignorare le regole cinesi di fornire piani di volo e restare in contatto radio. Mentre già in un’occasione i caccia cinesi si sono alzati in volo per monitorare le attività degli altri velivoli.

NUOVA RELAZIONE TRA POTENZE
Come ricorda il New York Times, nel corso del colloquio tra Biden e Xi Jinping è stato più volte sottolineato il concetto di nuova relazione tra potenze. Un nuovo modo di intendere i rapporti tra i due Paesi già enfatizzato nel vertice informale tra Xi e Obama dello scorso giungo in California. Il succo è che Usa e Cina devono rispettare i propri interessi fondamentali, collaborare per risolvere questioni di carattere globale e gestire in modo appropriato i nodi sensibili. Condensando la Cina vuole essere trattata e comportarsi da pari, non in posizione più defilata come si era presentata fino alla passata amministrazione, sotto Hu Jintao e Wen Jiabao.
Sviluppare il dialogo e la cooperazione “è la sola scelta corretta”, per entrambi, sono state le parole di Xi. Mentre alla “ferma posizione statunitense” sulla zona d’interdizione aerea, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hong Lei, ha risposto spigando che la Cina ha agito secondo le leggi e le pratiche riconosciute a livello internazionali.

IN DIFESA DEI GIORNALISTI
La visita a Pechino è stata per Biden anche l’occasione per affrontare la questione del trattamento riservato ai giornalisti statunitensi. Il vicepresidente ha detto di aver espresso il proprio disappunto ai leader cinesi. In occasione della conferenza stampa del primo ministro britannico David Cameron era stato impedito a un reporter di Bloomberg di partecipare. Il sito dell’agenzia, al pari di quello del New York Times, è inaccessibile dai server cinesi. Una forma di rappresaglia per gli articoli sulle ricchezze dei leader cinesi fatta lo scorso giugno dall’agenzia finanziaria e per l’inchiesta del quotidiano newyorkese sulle fortune accumulate dalla famiglia dell’ex premier Wen Jiabao, pubblicata alla vigilia del congresso del Partito dello scorso anno. Ancora di recente i giornalisti Usa hanno avuto problemi ad ottenere i visti. L’ultimo a vederselo rifiutato è stato il mese scorso Paul Mooney, da 18 anni in Oriente.

SPAZIO AGLI STUDENTI
Infine restano i consigli di Biden ad alcuni studenti in fila per prendere il visto per gli Usa affinché mettessero in discussione l’esistente. “I bambini in America sono premiati per mettere in discussione lo status quo. L’unico modo per fare qualcosa di totalmente nuovo è spezzare il vecchio”, ha detto ai ragazzi. Frasi che per il Global Times rientrano nella routine delle visite dei funzionari Usa in Cina.


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