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Tutte le incognite della sentenza sul Porcellum

Mi scrive un amico tecnico del diritto che un Parlamento è legittimo in quanto tale.

Prendo atto e tuttavia mi chiedo come, un comune cittadino quale è il sottoscritto, che non è un professionista del diritto, possa se non comprendere almeno valutare l’attuale situazione di un potere legislativo eletto con una legge elettorale dichiarata non conforme allo spirito delle disposizioni contenute nella Costituzione Italiana (legge fondamentale sebbene vetusta dello Stato) da giudici in parte eletti da un presidente della Repubblica a sua volta rieletto da deputati e senatori che sono quantomeno abusivi a seguito della sentenza medesima, quindi abusivo pure lui?

Come può – si chiede sempre quel semplice cittadino – un presidente del Consiglio ed un governo che si ritrova sorretto da una maggioranza di abusivi accingersi a chiedere un voto di fiducia ai medesimi? Come può recarsi poi in Europa ed in altri consessi internazionali essendo consapevole che la sua carica è delegittimata da una sentenza di giudici … abusivi a loro volta?

Ed infine – come è capitato proprio oggi al quel comune cittadino – come si può tentare di dare spiegazioni plausibili, che non finiscano poi con la percezione di subire un certo compatimento, a chi all’estero si occupa professionalmente di investimenti? Hai voglia… rischi davvero di rimetterci in termini di fiducia e, se mi è permesso, di carisma acquisiti negli anni, oppure di imporre direttive quando tu stesso, in primis, senti intimamente che la situazione del tuo Paese è arrivata ad un paradosso, un tale cortocircuito storico, che ben altri sarebbero gli orizzonti geografici ed economici da monitorare.

C’è davvero da perderci la testa. Speriamo solo che in questo caos istituzionale senza precedenti, dove i comuni mortali non capiscono più chi ha titolo, chi è legittimamente preposto a fare e che cosa fare, non la perdano di colpo tutti i cittadini con inevitabili e temo disastrose conseguenze per una pace sociale sempre più a rischio, in una democrazia che come giustamente ha sottolineato l’amico costituzionalista Giovanni Guzzetta “oramai è giunta all’agonia dell’impotenza” e, mi permetto di aggiungere, il cui costo è da tempo diventato insostenibile.



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