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Ecco perché denuncio il signor Giuseppe Grillo

beppe grillo

Nella storia di un Paese arrivano momenti in cui ci si rende conto che i limiti vengono superati. Ieri Beppe Grillo ha indirizzato ai vertici dell’esercito, dei carabinieri e della polizia una lettera aperta pubblicata sul suo blog. In questo messaggio il leader del Movimento 5 stelle ha istigato tutte le forze dell’ordine a disobbedire alle leggi e alle proprie prerogative rivolgendosi a loro così: “Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare”.

Il Signor Giuseppe Grillo ha, ancora una volta, sfondato uno dei limiti ritenuti invalicabili e cioè quello dell’incitamento sovversivo alle forze militari. L’avesse fatto un qualsiasi politico della destra si sarebbe urlato al golpe borghese se, altrimenti, ci avesse provato un leader della sinistra gli strepiti contro la rivoluzione comunista, proletaria e violenta si sarebbero alzati da più parti.

In un Paese narcotizzato da 20 anni di continua “violazione” dei “tabù” istituzionali (“evadere è giusto”, “il Parlamento è inutile” e così via dicendo), pochi si sono resi conto della gravità di questo ennesimo sfondamento provocatore di Grillo. In particolare il nostro Codice Penale, all’articolo 266, punisce con la reclusione fino a 5 anni chi “istiga i militari a disobbedire alle leggi o a violare il giuramento dato o i doveri della disciplina militare o altri doveri inerenti al proprio stato, ovvero fa a militari l’apologia di fatti contrari alle leggi, al giuramento, alla disciplina o ad altri doveri militari”.

E’ mai possibile che un leader politico arrivi a tanto per sostenere le proprie legittime istanze di critica nei confronti delle forze di governo?

Da liberale e da giurista mi sono interrogato sul senso e sulla costituzionalità di una norma che limita e comprime il diritto di opinione dei cittadini. In realtà, nel corso degli anni la Corte di Cassazione ha respinto in ben in tre occasioni (1972, 1977 e 1981), perché manifestamente infondate, le questioni di illegittimità costituzionale dell’articolo in questione che, a detta della Corte, non limita in modo incompatibile con la Carta né la libera manifestazione del pensiero né l’esercizio dei diritti politici. “La compressione delle libertà politiche e di espressione è giustificata poiché il reato tende a impedire offese o minacce a un bene, quale è il sacro dovere di difendere la patria, cui la nostra Carta, in conformità comunque di tutte le costituzioni moderne, accorda un valore supremo” (Cassazione I Sez., n. 6135, 23 giugno 1981).

Insieme a Piercamillo Falasca e Giovanni Susta abbiamo dunque deciso di non limitarci a constatare passivamente questo schiaffo alla integrità delle istituzioni repubblicane ma di andare oltre procedendo a denunciare formalmente presso una Caserma dei Carabinieri di Roma il comportamento di Beppe Grillo.

Invitiamo chiunque, in tutto il Paese, condivida l’impressione che si siano superati i limiti e che non si possa più tollerare il maramaldeggiare di questa gente in spregio alle leggi e alle istituzioni, a fare lo stesso presentandosi al commissariato di polizia o caserma dei carabinieri più vicina per procedere alla medesima denuncia e affermando con essa le ragioni dello Stato di diritto. Non comporta costi o oneri aggiuntivi salvo una mezz’oretta in compagnia di un pubblico ufficiale.

Di fronte a tante segnalazioni la Magistratura non potrà sottrarsi dal procedere e reprimere questo comportamento stabilendo un principio che sempre più fatica, in Italia, ad affermarsi: la legge è uguale per tutti. Anche per te, cittadino Giuseppe Grillo.



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