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Grillo e il M5s decidano: dentro o fuori l’euro, basta traccheggiare

Sono un europeista convinto ma non mi identifico in questa Europa. Un conto è l’Unione Europea e un’altra l’Unione monetaria. Ultimamente troppi fanno voluta confusione nell’accumunare l’Europa con l’euro, prendendo pretestuosamente per antieuropeisti chi combatte l’euro! E proprio per ristabilire l’ordine delle cose, mi sento talmente europeista da poter affermare serenamente che per poter salvare l’Europa bisogna urgentemente liberarsi dall’euro!

Gli attuali eurosostenitori sono proprio quelli invece che faranno naufragare, non solo la moneta unica nel peggiore dei modi, ma anche lo stesso concetto d’Europa. Se oggi in tutto il Continente europeo monta la protesta è proprio a causa dell’appartenenza ad una errata stessa area valutaria, nata con il pretesto di unire un mercato comune secondo l’assioma “one market, one money”, ma nella realtà per creare un subdolo sistema superiore di governo al fine di estraniare le democrazie dei paesi membri dai processi decisionali. Il mercato comune si è rivelato essere una farsa: in 22 anni di Maastricht non si è voluto uniformare neanche le aliquote IVA, conditio essenziale per l’effettiva libera circolazione di beni e servizi. Invece è accaduto qualcosa di diverso: giorno dopo giorno, i cittadini europei sono stati esautorati da qualsiasi diritto di rappresentanza, la maggioranza dei governi europei è stato completamente spogliato da qualsiasi strumento per poter contrastare la Commissione EU e da tutti i meccanismi tecnici predisposti ad hoc al fine di affidare al sistema delle regole sempre più rigide la conduzione monetaria comune, attivando un vero e proprio pilota automatico.

Si è completamente interrotto il collegamento democratico fra cittadinanza e Istituzioni e il potere è stato assunto da euroburocrati autoreferenziali non eletti i quali perseguono interessi non condivisi e smaccatamente di parte, avendo preferito affidare il consenso ai mercati e non ai cittadini per la certificazione della correttezza delle scelte di politica economica a supporto della sopravvivenza dell’euro.
Coloro i quali sostengono ingenuamente, o in modo complice, che i problemi dell’euro possano essere risolti con la vulgata del “più Europa” non comprendono, o non vogliono comprendere, che la via della revisione dei Trattati e dei Regolamenti non è perseguibile perché non produrrà alcun beneficio. Che potere contrattuale hanno i nostri rappresentanti se non riescono neanche ad ottenere di sforare dello 0,1% il rapporto deficit/PIL, quando per anni altri hanno fatto i loro comodi e la Francia viaggia attualmente oltre il 4% e la Spagna verso il 7%?

Da Maastricht ad oggi le regole di convergenza si sono sempre più irrigidite e la dimostrazione più evidente è l’adozione del Patto di Stabilità e Crescita e il meccanismo di tutela MES. Essi certificano la volontà di estraniare sempre più la volontà popolare dai processi decisionali affidandole al regime delle regole con un sistema punitivo che ricorda più i metodi usati nel medioevo che nella società civile. Chi ancora non ha compreso che sotto i nostri stessi occhi è stata modificata la natura stessa della moneta che sarebbe dovuta essere plasmata per andare incontro alle esigenze della realtà economica, mentre è la realtà economica che deve adeguarsi alla rigidità della moneta?

In questi giorni siamo stati testimoni di due affermazioni veramente suggestive. Enrico Letta ha dichiarato che il PD è il baricentro della democrazia. Peccato che non abbia ammesso che per lui il fulcro del baricentro sia Berlino e non l’Italia visto che, insieme al bravo Renzi, si è già precipitato più volte dalla Merkel a fare l’inchino per accreditare i propri servigi e ribadire fedeltà assoluta. E poi il delfino Renzi, che come dice Bagnai, dopo il voto di fiducia alla Cancellieri è diventato anche lui uno dei tanti tonni nella tonnara, lanciare la sfida a Grillo. “Beppe firma qui o sei un buffone”. Premesso che Renzi è circondato da personaggi, dentro e fuori il Parlamento, che non scherzano in materia, sarebbe un’opportunità da parte di Grillo rilanciare la sfida con una controproposta.

Però affinché questo possa avvenire, il M5S deve prendere prima una netta e precisa decisione. Sostenere, senza se e senza ma, il ritorno alla piena Sovranità, non solo monetaria, ma che serva a far riguadagnare la dignità ad una Nazione che è stata letteralmente svenduta in nome di un liberismo finanziario che non ha tenuto conto degli interessi della cittadinanza e della maggior parte del sistema delle imprese. Solo dopo questa chiara scelta, condivisa da tutta la base, potrà andare da Renzi e rilanciare: se non t’impegni anche tu nel ridare al popolo italiano il ripristino dei principi democratici e costituzionali, ripudiando la moneta unica e le sue regole non forgiate per il suo DNA che stanno letteralmente uccidendo il Paese, allora sei un venduto anche tu!

Se per queste mie affermazioni ora sarò additato come populista, allora si sappia che sono ben fiero e orgoglioso di esserlo, almeno mi differenzio dai maggiordomi proni e chini che hanno barattato il proprio Paese per un piatto di lenticchie! Sembra di assistere a una partita dove i giocatori segnano nella propria porta e non in quella avversaria e poi esultano pure! Abbiamo il dovere di rispettare i sacrifici dei nostri padri che hanno fatto risorgere questa Italia democratica e repubblicana e l’obbligo, nei confronti delle nostre generazioni future, di non consentire che il nostro Paese diventi una irreversibile colonia del Nord.

Inutile ormai negarlo: la frettolosa costruzione di una area valutaria concepita con regole di convergenza aleatorie e parametrate esclusivamente al debito pubblico, e non anche ad esempio a quello privato, e rapportate al PIL, a cui si è voluto affidare per il suo mantenimento un modello economico che non ha riscontri nella letteratura economica, ha decretato il suo totale fallimento! Si sostiene che il presupposto per perseguire la crescita risieda nel pareggio di bilancio e nella riduzione pianificata dell’eccedenza del surplus dello stock del debito pubblico superiore al 60%. S’ignora però che per perseguire la stabilità dei prezzi, cioè dell’inflazione, si violenta costantemente l’art.1 della nostra Carta Costituzionale: L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e non sul pareggio di bilancio e pertanto va contro ogni logica della crescita, dello sviluppo, dell’occupazione e del mantenimento dello Stato sociale. Questo folle dogma è perseguito solo da 17 paesi dei 204 che compongono il Pianeta Terra!!! I Trattati e i Regolamenti europei sono illegittimi e in contrasto non solo con i dettami Costituzionali di gran parte dei paesi membri, ma contro ogni logica economica e del buon senso.

La Banca Centrale Europea non è poi una effettiva Banca Centrale: chi non l’ha ancora capito che è solamente la guardiana-garante della stabilità dei prezzi e tutta la sua attività è tesa a questo obiettivo? La partecipazione a questa area valutaria comune, che esprime non una moneta comune ma bensì esclusivamente un accordo rigido di cambi fissi, non potendo monetizzare anche parzialmente i fabbisogni finanziari di uno Stato, considera, condannandoli, i cittadini e le imprese come i veri prestatori di ultima istanza! Questa non è democrazia, ma dittatura economica!

Nell’audizione dello scorso 5 dicembre alla Commissione Finanze della Camera ho ribadito, senza mezzi termini, che l’Italia si deve fare promotrice di una moratoria nei confronti del Fiscal Compact e del MES e non considerare l’art. 81 della nostra Costituzione che impavidamente è stata modificata per il pareggio di bilancio. Il solo rispetto del F.C. dall’1.1.2015, ci costringerebbe al reperimento aggiuntivo annuo di 53/55Mld per la riduzione pianificata di un ventesimo dell’eccedenza del debito e di 39/40Mld per comprimere allo 0,5% tollerato il rapporto deficit/PIL. Non si sente nel Governo una sola voce che urli questa follia impossibile da rispettare! Non sono riusciti a raschiare dal fondo del barile un solo miliardo per posticipare di tre mesi l’aumento di un punto percentuale di IVA! Inoltre ho suggerito di approntare con urgenza un credibile e serio Piano B per una uscita ordinata e concordata per evitare che l’inevitabile uscita avvenga in modo disordinata infliggendo ulteriori pesanti disagi alla Nazione nel caso in cui potremmo essere costretti ad un abbandono forzato. Naturalmente ho anche ricordato che, a dispetto di quanto è sbandierato da Letta, il semestre di Presidenza dell’Unione Europea è puramente simbolico in quanto privo di qualsiasi potere decisionale.

Cosa fare perciò? L’idea rilanciata il 1 dicembre a Genova al V-Day di effettuare un referendum sull’euro non mi trova d’accordo e vi spiego il mio punto di vista. Inutile ricordate gli attuali impedimenti tecnici costituzionali, ma anche se fosse possibile vista la delicatezza della materia, saremmo investiti dalla speculazione internazionale e sarebbero annullati i vantaggi che si potrebbero ottenere in prospettiva dal ritorno alla propria Sovranità. E poi paradossalmente si offrirebbe anche l’opportunità agli attuali sostenitori di “o Maastricht o morte”, che attualmente ancora ci sgovernano, di porre in atto misure ancora più restrittive per contrastare le immancabili e prevedibili turbolenze finanziarie dei mercati nel periodo fra l’annuncio ufficiale del referendum e il suo esito. Inoltre anche se si effettuasse un referendum per l’abrogazione dei Trattati, e pertanto dall’appartenenza all’area valutaria euro, in caso affermativo poi chi gestirebbe l’eventuale uscita? Letta, Monti, Renzi, o vogliamo riesumare Prodi e Amato, il tutto con l’abile regia di Napolitano?

Quindi per evitare che invece della nostra ritrovata moneta ci ritroviamo in tasca direttamente il marco tedesco, sarebbe molto più efficace trasformare le elezioni europee del prossimo maggio in un vero duplice referendum: primo per dare il consenso ai partiti e movimenti che realmente, e non per convenienza elettorale, sono per un chiaro ritorno alla nostra Sovranità e poi per eleggere le persone che abbiano le effettive capacità per poter realizzare tale progetto.

Questa è la sfida e la via giusta per vincere. Dobbiamo fare fronte comune per incassare il risultato perché la battaglia sarà durissima e siamo ormai all’ultima spiaggia. La casa brucia e non dobbiamo stare a guardare chi porta i secchi d’acqua, ma a combattere chi fa gli sgambetti e getta benzina affinché l’incendio non sia domato. Chiedo chiaramente pertanto, e senza possibilità di equivoci, di attivarci concretamente per riprenderci le chiavi di casa rivendicando a gran voce che preferiamo sbagliare con la nostra testa e non quella degli altri che continuano comunque in ogni caso a fare i loro interessi. Io sarò sempre in prima linea fino in fondo accanto a Claudio Borghi e Alberto Bagnai del Manifesto di Solidarietà Europea e a tutti quelli che lavorano veramente per il bene del proprio Paese.

Ora sta a voi decidere da quale parte stare!


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