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Benvenuti alla guerra dei due Piero per la Popolare di Milano

Giorno della verità per Bpm. Oggi si volge l’assemblea che eleggerà il Consiglio di Sorveglianza e deciderà infine le sorti della banca milanese. In campo i contendenti sono due: il sindacato che ha presentato una lista con a capo l’ex Ministro Piero Giarda e l’altro Piero, Lonardi, il presidente dell’Associazione soci non dipendenti.

LA GUERRA DEI PIERO

La scadenza per la presentazione delle liste era fissata per il 25 novembre. Lonardi, con una mossa a sorpresa, è sceso nell’agone all’ultimo minuto proprio per contrastare la lista del Palazzo. Che a suo avviso arrivava dalla politica romana, subito dopo le dimissioni del Cdg, per prendere possesso di piazza Meda. “Non è il sindacato, ma i soci, a dover stilare le liste – ha detto Lonardi a Formiche.net – Siamo al paradosso: invece di difendere i posti di lavoro, i Sindacati li mettono a rischio”. Il riferimento è alla possibile fusione che, secondo le voci che circolano sul mercato, potrebbe vedere co-protagonista Banco Popolare e causare tagli per 1500 posti di lavoro.

E la Lista per l’indipendenza, come Lonardi ha chiamato la sua squadra, è innanzitutto contro ogni ipotesi di fusione: “L’obiettivo della lista dei sindacati è la fusione – precisa Lonardi – Giarda ha smentito? Io credo che lo abbia fatto per non perdere voti, tanto che lo ha fatto in risposta al mio programma quando io ho sollevato le questioni di cui ora vorrebbe farsi lui stesso portavoce”.

LE ORIGINI DELLA CONTESA POPOLARE

Nella partita Sindacati-soci c’è la maggioranza del Consiglio di sorveglianza, 11 membri contro i 4 che finiranno ai perdenti.

Ma facciamo un passo indietro. Andrea Bonomi, presidente del Consiglio di gestione e maggior azionista di piazza Meda con l’8,6%, ha tentato all’inizio di novembre di far rieleggere se stesso e l’intero Consiglio di gestione dal Cds, con largo anticipo rispetto alla scadenza del prossimo aprile. Per poter dar luogo all’aumento di capitale, secondo le motivazioni addotte. Il 5 novembre Raffaele Mincione, il finanziere italo-britannico secondo azionista di Banca Popolare di Milano con una quota del 7%, ha inviato a Banca d’Italia e Consob, una lettera per contestare l’ipotesi, considerandola “un pericolosissimo precedente di mutamento delle regole del gioco in corso di partita”.

LA PROCEDURA DUBBIA

Tra i poteri conferiti al Consiglio di sorveglianza non ci sarebbe quello di determinare la durata in carica dei consiglieri di gestione. Bonomi, seguito da tutto il Cdg, si è dunque dimesso e ha convocato l’assemblea di oggi per la rielezione degli organi. Il 12 novembre Bpm ha presentato dati trimestrali, tra l’altro molto positivi, e Bonomi ha dichiarato che considera cruciale quest’assemblea, e che con i nuovi organi “quali essi siano” si debba procedere “rapidamente a un progetto di revisione della governance e all’aumento di capitale”. Raffaele Mincione, che stava lavorando a una lista con a capo Lamberto Dini, alla fine ha scelto di abbandonare l’arena, con grave sofferenza da parte del mercato che ha penalizzato il titolo Bpm sulla notizia. Mentre Bonomi, attraverso Investimenti Strategici milanesi, concorre per i due posti in Cds riservati ai fondi di investimento.

COOPERATIVA O SPA?

La battaglia che si gioca oggi riguarda tuttavia il futuro stesso di Bpm. In ballo c’è innanzitutto la formula societaria, cooperativa o Spa. Verso la Spa spinge la lista Giarda per la Cooperativa, al dispetto del nome, ma non è una possibilità che esclude neppure Lonardi, purché la trasformazione avvenga “secondo le regole di mercato a cui è soggetta ogni società quotata e non con il colpo di mano che intendeva attuare Bonomi, assumendone il controllo con una quota di minoranza”. E sul piatto della bilancia ci sono anche questioni legate al business: secondo Lonardi la banca deve tornare a fare il suo mestiere, ovvero credito a pmi e famiglie nel territorio in cui opera e abbandonare le operazioni di sistema, che generano margini ridotti e perdite ingenti. Infine è da rivedere, senza dubbio, la governante duale.



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