Nel mese di febbraio 2012 ebbi modo di scrivere qualche riga su Sergio Marchionne, avvicinandone la figura ed il suo folle sogno imprenditoriale a quella di Cristoforo Colombo:
“In occasione del suo intervento al ricevimento annuale dell’Acea, l’Associazione dei costruttori d’auto europei a Bruxelles, di cui è attualmente il Presidente, Sergio Marchionne ha sostenuto la tesi che la terra è piatta!
Un altro illustre italiano (per la verità il luogo della sua nascita è ancora conteso da altre nazioni) Cristoforo Colombo circa 500 anni orsono maturò l’idea dell’esistenza di una terra oltreoceano e convinto di trovare una nuova via per le Indie (i nativi americani ancora pagano questo errore) chiese dapprima i finanziamenti per salpare verso quello che poi fu chiamato Nuovo Mondo. Trovò l’appoggio della regina Isabella di Spagna che accettò di sostenere l’impresa. Salpato da Palos il 3 agosto 1492, Colombo giunse nell’odierna San Salvador il 12 ottobre dello stesso anno, diventando quindi il primo europeo ad aver scoperto il Continente americano. Gli storici identificano tale data con l’inizio dell’era moderna. I benefici per la Spagna e in generale per l’Europa furono immensi. Come detto, Colombo iniziò il suo viaggio nell’intento di scoprire una nuova via, più rapida e conveniente, per raggiungere i mercati l’Asia ed approvvigionarsi così delle ricchezze disponibili. Quindi credo si possa affermare che in linea di principio, Colombo fallì nel suo intento iniziale ma, a posteriori, fu un bellissimo e proficuo fallimento!
Marchionne, come Tolomeo, sostiene che la Terra è piatta. Acclarato il fatto che la terra è rotonda, in prima istanza si potrebbe pensare che l’ad Fiat Chrysler fosse preda degli effetti di qualche stupefacente, ma non è così. “La terra è commercialmente piatta” , ha spiegato Marchionne “e questo deve essere capito anche in Europa” Per questo «dobbiamo essere aperti abbastanza per affrontare la sfida e non ignorarla”.
Chiaro è il riferimento all’attuale situazione politica economica del vecchio Continente ed in particolare del nostro Paese dove, allo stato, il Gruppo che dirige è costretto a produrre in perdita. Ed è ovvio che nessun imprenditore sano di mente può permettersi di gestire a lungo la propria azienda in perdita.
Il messaggio è chiaro. Pur consapevole che la Fiat ha una responsabilità speciale nei confronti dell’Italia (la dimostrazione di questo “legame” con il Paese sta proprio nella decisione di produrre la nuova Panda a Pomigliano) l’ad non può ignorare le realtà economiche della competizione globale, costringendolo anche a trascendere dal legame storico e dalla relazione privilegiata della Fiat con l’Italia.
Si è scritto molto in questi mesi sulle valutazioni e sulle scelte di Marchionne e non è il caso di riprendere le accese polemiche che le sue decisioni hanno spesso scatenato, sia con i Sindacati sia con Confindustria, suscitando l’ira di molti suoi colleghi quando uscì dall’ Associazione.
Chi è chiamato a gestire un’azienda è costretto a decisioni che spesso esulano dai comuni giudizi e devono basarsi su un’asettica riflessione del conto economico e dell’ambiente produttivo. Ma come Colombo si ritrovò inconsapevolmente a scoprire un nuovo mondo spinto sì dalla sua idea, ma anche e soprattutto da ragioni economiche, così dobbiamo convincerci che dal 2008, quando scoppiò la crisi dei subprime e con la globalizzazione, siamo di fronte ad una nuova era. Il “vecchio Mondo”, le economie occidentali, con le loro abitudini e regole devono adeguarsi o soccombere.
Gli Stati Uniti (il Nuovo Mondo di Colombo) lo hanno capito e stanno correndo ai ripari….e noi? Lo vedremo in occasione dello sciopero proclamato dalla Fiom il prossimo 9 marzo”.
Oggi, a distanza di quasi due anni, in un giorno che lo stesso Marchionne giustamente definisce storico per Fiat e Chrysler, quella “lucida follia” si è realizzata con l’acquisto del restante 41,5% della casa automobilistica di Detroit, peraltro realizzato in maniera magistrale dall’ad italiano, avendolo di fatto pagato meno di quanto gli esperti ed analisti si aspettassero, facendo in modo che sia Chrysler a sostenere una gran parte del prezzo pagato ai sindacato, con la non trascurabile conseguenza che Fiat non necessiti di ulteriori aumenti di capitale o finanziamenti: il tutto a vantaggio – cosa che sta avvenendo a botte di rialzi in queste prime ore di contrattazione – del valore delle sue azioni.
Che dire? Solo un grande plauso ed un bravo, bravissimo a Sergio Marchionne. Ha sognato, capito e poi agito in maniera pragmatica e determinata, consapevole dei tempi mutati, della “nuova era moderna” iniziata con la globalizzazione e la crisi del 2008, raggiungendo infine il suo obiettivo al motto di “poche chiacchiere e pedalare”.
Alla faccia delle critiche di chi invece parla troppo e mai fa… Ogni riferimento a sindacati e governicchi stabilmente pavidi è puramente voluto.