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Tutti i peana a Marchionne e le sfide per la Fiat

CHE COSA PREVEDE L’INTESA
L’intesa prevede un’erogazione straordinaria che Chrysler pagherà a tutti i soci, per un totale pari a circa 1,9 miliardi di dollari. Fiat pagherà in cash, invece, l’altra parte, 1,75 miliardi di dollari, e lo farà utilizzando la liquidità disponibile: non è previsto infatti un aumento di capitale da parte del Lingotto, che quindi non chiederà risorse ai soci per salire al 100% del gruppo. Chrysler e il fondo sanitario Usa hanno inoltre concordato un memorandum d’intesa, a integrazione dell’attuale contratto collettivo di Chrysler, nel quale sono previste ulteriori contribuzioni da parte di Chrysler a Veba per un importo complessivo pari a 700 milioni di dollari in quattro quote paritetiche pagabili su base annua. Il pagamento della prima quota avverrà in concomitanza con il closing dell’operazione con Fiat, mentre le tre rimanenti quote saranno versate nei tre anni successivi nel giorno dell’anniversario del pagamento della prima quota.

L’OPINIONE DEL PROF. BERTA
Il sindacato Veba aveva chiesto 5 miliardi di dollari, invece Marchionne, che era disposto a darne molti meno, è riuscito ad ottenere di versare nell’immediato solo 1,75 miliardi e 1,9 miliardi di dividendi. In più ci sono 700 milioni di dollari in 4 rate. E non dovrà ricorrere a un aumento di capitale”, ha sottolineato al Corriere della Sera, lo storico dell’industria, Giuseppe Berta, docente alla Bocconi ed esperto di Fiat.

LA RESA DI VEBA
Lo storico Berta al Corriere rimarca anche che “su Veba ha pesato il fallimento del Comune di Detroit, che ha reso difficile il welfare in quell’area. C’era la volontà di tenere un buon accordo con l’azienda. E quei 700 milioni di dollari al sindacato vanno letti in questo modo”.

I PROTAGONISTI
Il docente della Bocconi, Berta, spiega al Corriere della Sera in una intervista che Marchionne “si è avvalso di una buona strategia per la creazione del consenso. Ha scelto come negoziatore Ron Bloom, che è sì un banchiere d’affari di Wall Street ma è anche gradito ai sindacati”. Nel 2011, ricorda il Corriere, era Bloom ad essere a capo della task force di Obama sull’industria automobilistica. Alla fine Bob King, il presidente del potente sindacato Uaw ha capitolato e ha accettato le condizioni di Marchionne.

LE PROSPETTIVE
Noi non corriamo il rischio di perdere la produzione dell’auto”, dice al Corriere Berta commentando l’acquisizione totale di Chrysler da parte del gruppo Fiat: “Questa alleanza permetterà di riposizionare la nostra produzione su una maggiore qualità, come è nei piani di Marchionne e come l’operazione Maserati sta dimostrando. Anche il rilancio del marchio Alfa Romeo – sottolinea lo storico dell’industria ed esperto del Lingotto – non poteva essere fatto solo con le forze Fiat, ora si fa più concreto con Chrysler”.

LA ZAVORRA DEL DEBITO
Se sulle colonne della Stampa di Torino prevale il giubilo, e il Corriere non lesina entusiasmo, su Repubblica che ha comunque toni encomiastici si mette in rilievo anche nella titolazione che restano la questione dei debiti a zavorrare il futuro del Lingotto. In un articolo di Federico Fubini, infatti, si ricorda che “Fitch e Moody’s hanno “prospettive negative” su Fiat, S&P’s è neutra, ma le tre agenzie di ratingnon hanno mai tolto il gruppo dal livello “spazzatura”. Nuovi declassamenti – scrive Fubini su Repubblica – potrebbero aumentare gli oneri finanziari per Fiat-Chrysler proprio quando servono forti investimenti industriali. “Da una parte – si legge nell’articolo sul quotidiano diretto da Ezio Mauro – c’è una liquidità di circa venti miliardi di euro. Dall’altra un debito industriale netto di quasi dieci miliardi di euro, investimenti attesi per più di 8 miliardi quest’ano, più l’enorme onere delle pensioni di Chrysler. Nuove bocciature sul rating potrebbero spostare in peggio gli equilibri

LE PERPLESSITÀ DEGLI ANALISTI
Se, prima dell’accordo di ieri, gli analisti di Exane Bnp Paribas non mettevano in cima alla lista delle Case più sfreccianti nel 20014 il gruppo Fiat, Federico Fubini su Repubblica rileva che Thomas Besson di Kepler Chevreux e Philip Watkins di Citigroup sostengono che l’intera struttura finanziaria del gruppo “sembra inadeguata” all’accordo Uaw-Veba. Insomma c’è troppo debito a confronto di tutte le concorrenti (meno Peugeot). Fra le smentite del Lingotto, ricorda Fubini, c’è già chi pensa che Fiat dovrà vendere qualcosa dei beni di famiglia: “Besson di Chevreux per esempio è convinto che Marchionne possa portare in Borsa, anche senza perdere il controllo, il miglior gioiello della Corona: Ferrari”.



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