Serve un chiarimento tra Matteo Renzi ed Enrico Letta per dare una linea coerente al Pd. E’ questo l’appello che Stefania Giannini, senatrice e segretaria di Scelta civica rivolge ai due leader del Partito Democratico attraverso Formiche.net.
Senatrice, voi di Scelta civica siete più in sintonia con Renzi o con Letta?
Più che con le persone, la sintonia deve essere tra le politiche che risolvono i problemi. La svolta riformista impressa al Pd è molto in sintonia con noi, un riformismo che ci appartiene e in realtà precede quello dei democratici. Per esempio il nostro di libro sul lavoro, scritto da Pietro Ichino, arriva prima del Jobs Act renziano ed è articolato con molte proposte che costituiscono la nostra priorità.
Ma…
È meno lodevole la schizofrenia interna al Pd. Bene l’accelerazione sui vari tavoli tematici, dal lavoro alle unioni civili, ma questa non è corrisposta al lavoro parlamentare del Pd, basti pensare al pasticcio del Salva Roma. E poi questo riformismo non si riflette in una grande intesa tra Renzi e Letta, uno il segretario, l’altro premier nonché esponente di spicco del partito. Si chiariscano e diano una linea coerente a Largo del Nazareno.
Capitolo Tasi. Alla vostra “minaccia” di abbandonare la maggioranza se non si rimedierà definitivamente alle incertezze sulla casa ha risposto il ministro Delrio dicendo: “Spero che gli amici di Sc ci ripensino”. Siete disposti a farlo?
Siamo disposti a partecipare alla stesura dell’emendamento, se sarà un emendamento. Ma pensiamo che il governo debba prendersi il tempo necessario, almeno fino a giugno, per evitare l’ennesimo provvedimento provvisorio a cui ne seguirà un altro e un altro ancora. Risolviamo il capitolo in modo definitivo, basta dare incertezza agli italiani. La nostra non è una minaccia ma vorrei far notare come sia grande la distinzione tra responsabilità come strumento attivo e responsabilità come alibi per l’immobilismo.
A proposito di immobilismo, veniamo alla tanto attesa riforma elettorale. Qual è il vostro modello tra i tre proposti da Renzi?
Noi siamo per un doppio turno di coalizione. Sia il Mattarellum rinnovato che il sindaco d’Italia offrono questa opzione. Sicuramente quest’ultimo modello prevede l’elezione diretta del capo dello Stato e quindi implica una riforma costituzionale. Un percorso più lungo ma comunque non da escludere, anche per superare il bicameralismo perfetto.
State già pensando alle Europee? Quali saranno i vostri interlocutori in vista del 25 maggio?
Abbiamo recuperato il profilo delle origini e quindi un riferimento plurale sia alla socialdemocrazia che al popolarismo. A mio avviso la nostra identità riformista ci avvicina all’area liberaldemocratica e quindi all’Alde. Ma non è detto che ci siano simboli in lista o steccati obbligati. Lo decideremo insieme all’assemblea nazionale del 16-17 gennaio. Siamo comunque il partito più europeista e quindi il riferimento per realtà come il centro democratico di Bruno Tabacci e per i vari movimenti liberali rimasti fuori dal Parlamento. La nostra sarà una grande sfida contro il vento anti-europeista che soffia non solo in Italia.