Rilancio del marchio Alfa, rientro di tutti gli operai in cassa integrazione e possibile quotazione di una nuova mega-società a New York dopo la fusione tra Fiat e Chrysler. È queste la strategia delineata dall’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, intervistato su “la Repubblica” dal direttore Ezio Mauro, per rimettere in moto gli stabilimenti italiani.
LE PAROLE DI MARCHIONNE
“Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos’altro che non le dico. A Melfi la 500X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, lo stabilimento più adatto per il rilancio Alfa Romeo”, ha annunciato.
IL RILANCIO DEI MARCHI
Una strategia che “col tempo, se non crollano un’altra volta mercati” riporterà tutti gli operai in fabbrica. Una strategia che punta ad uscire dal mass market, “dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi e il futuro complicato”, ha spiegato Marchionne, con Alfa Romeo e Maserati a fare da traino, mentre Panda e Cinquecento si posizioneranno nella parte alta del mass market. Lancia sarà un marchio solo per il mercato interno italiano.
LO SLANCIO DI CHRYSLER
Chrysler garantirà alle auto made in Italy l’accesso sui mercati mondiali. “Ho una rete di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il Dna italiano”, ha concluso Marchionne.
LE INCOGNITE
La nuova società che nascerà dalla fusione tra Fiat e Chrysler, avrà un nuovo nome, ancora top secret e verrà quotata molto probabilmente a New York, ha aggiunto Marchionne, precisando: “Andremo dove ci sono i soldi , dove c’e un accesso più facile ai capitali”.
AMERICA MON AMOUR
“Il mercato più fluido è quello americano, quello di New York” ma la decisione spetta al Consiglio di amministrazione, ha detto il manager. “Io sono pronto anche ad andare ad Hong Kong” ha precisato Marchionne.
LA SEDE DELLA DISCORDIA
La scelta di dove quotare la nuova società influenzerà anche la scelta della sede. “Lo decideremo anche in base alla scelta di Borsa”, ha precisato Marchionne, definendo la questione sede “di valore puramente simbolico ed emotivo” e portando ad esempio il caso di Cnh Industrial che ora ha sede in Olanda “ma la produzione è rimasta qui”.
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