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Etihad: miliardi e segreti della dinastia araba che sta annusando Alitalia

Nella biografia ufficiale dello Sceicco Khalifa, l’uomo che –  si vocifera – inietterà centinaia di milioni di euro in Alitalia salvandola e acquisendone il controllo, c’è una riga, anzi tre, che sembreranno banali a ogni arabo. Ma che non lo sono affatto agli occhi di un occidentale. Le righe recitano, semplicemente: “Il suo nome completo è: Khalifa Bin Zayed Bin Sultan Bin Zayed Bin Khalifa Bin Shakhbout Bin Ziab Bin Eissa Bin Nahyan Bin Falah Bin Yas”.

Si porta dietro, Khalifa, tutti gli antenati fino a “Nahyan Bin Falah, il primo governatore di Abu Dhabi durante la seconda metà del 18esimo secolo”, discendente dell’etnia Bani Yas, la più antica e importante tribù degli Emirati. La famiglia, la grande, coesa, ma anche potenzialmente pericolosa, famiglia musulmana, è un elemento cruciale per chi ha la sorte di nascere Emiro.

EREDE DI UN PADRE ILLUMINATO

E per Khalifa lo è anche di più, visto che ha avuto la sorte di essere anche il primo figlio di Zayed Bin Sultan Al Nahyan, il Sultano illuminato a cui si deve la fondazione stessa degli Emirati Arabi Uniti. Zayed ne è stato governatore dalla loro fondazione, nel 1971, e fino alla sua morte, nel 2004. Zayed la leggenda, il musulmano tollerante che ha gettato le basi dell’Arabia moderna e aperta al mondo, è riuscito nella straordinaria impresa di portare il popolo di Abu Dhabi dalla povertà di una vita nomade e basata su pesca e pastorizia, alla ricchezza sfarzosa e universale in meno di una generazione, grazie al petrolio. Che per Zayed era un dono divino da condividere con persone e Paesi bisognosi.

DONNE DEFILATE MA INFLUENTI

Non solo: lo Sceicco filantropo ha instaurato un società evoluta, in cui le donne godono di libertà non consentite altrove nel mondo musulmano, dove il cristianesimo è tollerato e gli occidentali sono incoraggiati a vivere secondo i propri costumi. Risultati tanto più straordinari, considerando che Zayed, diversamente dai nipoti, che possono fregiarsi di titoli di studio e formazione yankee, aveva ricevuto solo l’educazione islamica di base. Pio e disciplinato, è rimasto per tutta la vita un uomo del deserto e ha vissuto sempre modestamente, pur avendo accumulato una ricchezza stimata in 20 miliardi dollari. Mediatore eccezionale, con un alto senso dell’onore – lo descrivono coloro che lo hanno conosciuto – non ha mai violato il giuramento solenne alla madre Sheikha Salaama di non uccidersi l’un l’altro tra fratelli, pratica largamente usata fino agli anni Sessanta del Novecento. Una madre, una donna importante, ma defilata, come tutte le donne della famiglia reale che non compaiono mai, neppure nelle genealogie ufficiali. Eppure Sheikh Zayed si è sposato sei volte ed è diventato padre almeno 12 volte, 26 per alcuni biografi. La sua quinta moglie, Sheikha Fatima Bint Mubarak, è l’unico membro femminile della famiglia ad avere avuto un ruolo pubblico di spicco: la favorita del Sultano ha dedicato tutta la sua vita alla difesa dei diritti delle donne e dei bambini.

FRATELLI EROI E FAMIGERATI

E poi ci sono i fratelli. Alcuni noti, come Mansur bin Zayd Al Nahyan, nato nel ’70, laureato in Usa, fondatore della Abu Dhabi United Group for Development and Investment (Adug). È stato tra i salvatori, nel 2008, della banca britannica Barclays con un’iniezione di liquidità da 3,5 miliardi di sterline (circa 4,2 miliardi di euro). È presidente onorario e proprietario della squadra di calcio del Manchester City dal 2008.

E poi c’è Mohammed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vice comandante supremo dell’esercito degli Emirati. Mohammed è salito di recente agli onori della cronaca per una storia divertente quanto esotica. Pare che, in visita diplomatica in Montenegro, a metà dicembre, abbia distribuito 50mila euro di mancia al personale di Villa Gorica, a Podgorica, dove ha soggiornato per una sola notte. Almeno mille euro in busta chiusa e indirizzata a ciascuno dei dipendenti, che guadagnano stipendi medii di 500 euro al mese. Forse spocchioso, ma senza dubbio innocente.

Cosa che non si può dire di Issa bin Zayed al Nahyan, la cui figura getta una luce oscura sulla famiglia regnante. Nell’aprile del 2009 l’emittente americana Abc trasmise un video agghiacciante che mostrava questo fratellastro del Sultano, aiutato da tre uomini di cui uno in divisa, torturare barbaramente un commerciante di grano accusato di frode. Le immagini, che Formiche.net ha visionato, mostrano Issa che spara con un M16 ai piedi dell’uomo, senza colpirlo: poi gli riempie la bocca e il naso di sabbia, lo picchia con una mazza di legno e con un gatto a nove code, lo investe ripetutamente con un Suv. E si spinge anche oltre, ma fortunosamente non lo uccide. L’episodio è avvenuto nel 2004: nel 2010 una corte di Abu Dhabi ha assolto Issa, per essere stato drogato e dunque inconsapevole delle azioni che compiva. Così riporta l’emittente araba Al Jazeera. Ed è proprio questo che getta discredito, secondo alcuni osservatori, sull’intera dinastia: una pecora nera può anche nascere in mezzo a tanto splendore, ma assolvere un criminale in piena e palese violazione dei diritti umani è una faccenda trascurabile?



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