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Rifiuti, ecco mappa e classifica delle discariche in Italia e in Europa

Oltre un terzo dei rifiuti urbani viene smaltito ricorrendo alla discarica. Parliamo di Europa, dell’Ue a 27 per la precisione, dove il 36% della spazzatura infatti – secondo gli ultimi dati contenuti nel report dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) – finisce in queste grandi vasche “ingoia-monnezza”. La più grande di tutte era la discarica di Malagrotta (250 ettari circa) – quella che ha servito Roma, Fiumicino e il Vaticano per 30 anni – chiusa il 1 ottobre del 2013 dopo una sfilza di proroghe, deroghe allo smaltimento, e alcuni commissari straordinari di governo messi lì per scongiurare l’emergenza rifiuti nella Capitale. Sulla stessa discarica, e sulle trame legate alla gestione della spazzatura nel Lazio, si è aperta ora la stagione delle inchieste giudiziarie che, dopo quella delle infrazioni comunitarie, riguarda soprattutto il suo patron, Manlio Cerroni, un vero e proprio “governatore” del business dei rifiuti nel Lazio e all’estero.

COSA SUCCEDE IN EUROPA
Nell’Ue a 27, oltre alla discarica, le altre forme di gestione dei rifiuti prevedono inceneritori per il 23%, riciclaggio per il 26% e compostaggio per il 15%. L’uso della discarica, tra il 2009 e il 2011, è diminuito dell’8% e del 5,8% tra il 2010 e il 2011. Ma la situazione cambia a seconda degli Stati. In particolare, l’uso della discarica è ancora alto nei nuovi Stati membri con percentuali che schizzano anche oltre il 90% a Malta, in Bulgaria e in Romania. I migliori per il bassissimo ricorso alla discarica (meno dell’1%) sono invece Germania, Paesi Bassi e Svezia; sotto il 5% Austria, Belgio e Danimarca. Inversamente proporzionale è invece l’uso dei termovalorizzatori, così come il riciclaggio e il compostaggio.

FOCUS DISCARICHE IN ITALIA
In generale, nonostante la normativa europea chieda da oltre 20 anni che la discarica diventi un’opzione residuale nella gestione dei rifiuti (che sia cioè preceduta da prevenzione, riduzione, riuso e recupero, riciclaggio, e naturalmente raccolta differenziata), il nostro Paese continua a rimanere ancorato all’uso dello “sversatoio”. I numeri sono impietosi. Secondo l’ultimo rapporto rifiuti dell’Ispra la gestione dello smaltimento dei rifiuti in Italia punta, infatti, ancora troppo sulla discarica; è la forma più diffusa, usata per una percentuale che sfiora il 40% dei rifiuti urbani prodotti. Il che significa che vengono smaltiti sotto terra ancora 11,7 milioni di tonnellate di spazzatura. Anche se rispetto al 2011 c’è stato un calo dell’11,7%, circa 1,5 milioni di tonnellate, che sembra dovuto essenzialmente alla riduzione della produzione più generale.

DIFFERENZE E PROBLEMI
Il Centro Italia ha la peggiore performance (56% dei rifiuti in discarica) e supera di poco il Sud (51%), mentre il Nord è molto al di sotto della media nazionale (22%). Le discariche attive nel nostro Paese nel 2012 erano 186: 79 al Nord, 66 al Centro e 41 al Sud. La regione col maggior numero di impianti è l’Emilia Romagna (18), seguita da Piemonte (16), Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige (14). Nel 2012 la regione che ha smaltito in discarica le minori quantità dei rifiuti urbani prodotti è il Friuli Venezia Giulia (7%), seguita dalla Lombardia (8%) e dal Veneto (11%). Ancora troppe le regioni del Sud sopra l’80%, ed in particolare, il Molise (105%, ma il 60% proviene dall’Abruzzo), la Calabria (81%) e la Sicilia (83%).

Dopo la ‘stretta’ imposta dalla normativa europea (risalente al 2003) sono state chiuse 288 discariche, di cui 229 impianti al Sud (circa l’80%), 43 al Nord e 16 al Centro. L’Ispra mette in rilievo che tra i problemi di questa forma di smaltimento c’è il rischio che più della metà dei rifiuti (53%) vengono smaltiti senza esser sottoposti a pretrattamento (cosa che per esempio accadeva anche a Malagrotta, dove dalle indagini emerge che vi finivano anche quote di rifiuti differenziati); Questa situazione arriva a superare il 70% in Valle d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Marche, Campania e Piemonte; si va oltre il 50% in Lazio, Basilicata, Veneto, Sicilia, Calabria, e Toscana.

I valori pro-capite di smaltimento in discarica più elevati sono in Sicilia (404 kg/abitante), Molise (424 kg/abitante), Umbria (330 kg/abitante), Valle d’Aosta (332 kg/abitante), Calabria (356 kg/abitante), Lazio (379 kg/abitante), Liguria (388 kg/abitante). La regione migliore, sotto questo aspetto, è il Friuli Venezia Giulia.

LE ALTRE FORME DI GESTIONE
Il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico arriva al 34,4% (11,6% di frazione organica); il 22,8% dalle restanti frazioni.
Il 16,9% dei rifiuti urbani finisce nei termovalorizzatori; i rifiuti ‘bruciati’ sono aumentati, tra il 2010 ed il 2011, dell’1,4%, mentre sono calati nel 2012 (-3,7%) per via della diminuzione della produzione generale dei rifiuti. In Italia, nel 2012, erano operativi 45 impianti di incenerimento: 28 impianti al Nord, 9 al Centro e 8 al Sud. L’1,8% viene inviato ad impianti produttivi, tipo i cementifici, e lo 0,5% viene utilizzato, dopo il pretrattamento, per la ricopertura delle discariche. In generale il riciclaggio ha raggiunto il 34,4% dei rifiuti urbani; un miglioramento dovuto all’incremento della raccolta differenziata che arriva al 37,7% (nel 2011).

L’EUROPA E LO SCREENING DEI MANAGER DELLA SPAZZATURA
Una ricerca della commissione Europea, “Screening of waste management performance of EU Member States”, ha messo a nudo la gestione dei rifiuti urbani nei 27 Paesi membri, sia per avere un quadro dello stato dell’arte sia per fornire supporto per un miglioramento delle azioni. I criteri presi in considerazione comprendono per esempio l’applicazione di strumenti economici e normativi, le infrastrutture, la qualità, la pianificazione, il raggiungimento degli obiettivi, le eventuali infrazioni comunitarie. Si tratta di un vero e proprio ‘screening’ (pubblicato a luglio 2012) da cui l’Italia ne esce con le ossa rotte.

LA CLASSIFICA
Lo studio stila infatti una classifica, proponendo una distinzione in 3 gruppi: noi siamo nell’ultimo, con un punteggio sotto la media, nonostante nelle conclusioni si faccia rilevare come al gruppo più virtuoso appartengano solo Stati “vecchi” dell’Unione, e nell’ultimo siano presenti solo stati “nuovi”; ad eccezione dell’Italia e della Grecia.
Tra i Paesi con le gestioni migliori, dove la spazzatura viene gestita con un’ottica manageriale, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito; poi 5 Paesi intermedi (Spagna, Ungheria, Irlanda, Portogallo e Slovenia); ed infine 12 Stati che sono ancora indietro nella gestione ‘industriale’ dei rifiuti (Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Italia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia).


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