Assolutamente no. È categorico Stefano Menichini, direttore di Europa, nel commentare l’eventualità di un governo di scopo guidato dal segretario Pd lanciata oggi da Giovanni Toti sul Corriere della Sera.
Direttore, non c’è la guida di un governo di scopo nel futuro di Renzi?
Una coalizione di larghe intese non sarebbe credibile se guidata da Renzi. Sarebbe la negazione di tutto il senso di Renzi sulla scena politica che si è presentato con una proposta di rottura con il passato e anche con il presente inteso come larghe intese, come coalizioni che rendono impossibile fare le cose. Quella di Toti è una soluzione politicista che escludo possa interessare a Renzi.
Visto il decisionismo renziano, il programma di governo che di fatto sta dettando, i buoni rapporti con l’opposizione e l’asse con il Quirinale, perché non mettersi alla prova come premier subito, come suggeriscono Benedetto Ippolito e Michele Arnese su Formiche.net?
Renzi in questo momento sta esercitando un ruolo di leadership rispetto a tutto il sistema politico, non solo al Pd, sulle riforme istituzionali ed elettorale. Su questo tema è una fortuna che non sia a capo del governo perché si tratta di una materia parlamentare da cui l’esecutivo deve restare fuori. La nuova legge elettorale è il primo tema che ha posto Renzi appena eletto segretario del Pd ed è un bene che se ne occupi. Le altre questioni che pone all’evidenza saranno molto presto presentate agli italiani come piattaforma elettorale sia alle Europee che alle future Politiche. È naturale che Renzi elabori il proprio programma, faccia politica e cerchi di portare a casa le riforme mentre Letta fa più o meno bene il presidente del Consiglio.
Ma quanto è sostenibile ancora questo continuo dissidio tra i due?
Non credo che la sostenibilità di questa situazione dipenda dal loro rapporto interpersonale. A contare sono i risultati. Se questi arriveranno sia dal governo che dal Parlamento conviene andare avanti con la legislatura anche fino all’anno prossimo. Se non arriveranno, qualche politico potrà continuare a traccheggiare, ma non mi sembra il caso di Renzi. E in quel caso non sarebbe la convivenza tra Letta e Renzi a finire ma una stagione politica.
Molto dipenderà dall’accordo o meno sulla legge elettorale. Quanto conta portarla a casa per Renzi?
Conta per la riforma in sé perché consentirebbe di far funzionare meglio il Parlamento e le istituzioni. Ed è fondamentale per Renzi perché dimostrerebbe che è riuscito a dare agli italiani ciò che aveva promesso e che la politica con una forte leadership si può riformare.
La forte leadership renziana è stata criticata da Cuperlo. Renzi è troppo decisionista per il Pd?
Abbiamo sofferto per molti anni l’incapacità politica di decidere. Ciò è stato uno dei principali motivi di discredito a livello internazionale e della nascita di movimenti radicali come il M5S. Adesso che arriva qualcuno che porta a casa temi veri, anche esponendosi in prima persona, non mi sembra sia negativo. L’importante è che ci sia rispetto dei requisiti democratici e in questo non mi sembra che Renzi sia mai venuto meno. Non mi pare un pericoloso attentatore della democrazia interna al Pd, semmai l’ha rivitalizzata lanciando la sfida delle primarie con Bersani e poi con Cuperlo.
C’è un asse privilegiato tra Renzi e il capo dello Stato, come sottolinea Claudio Velardi su Formiche.net ?
Europa lo sottolinea da settimane. Il discorso di fine anno del presidente Napolitano coincide in tutti i punti con gli impegni di Renzi. Il capo dello Stato è un politico pragmatico e punta sull’unico leader in grado di cambiare davvero le cose.