Come agli albori del ‘900 diedero vita in Europa al movimento femminista per l’emancipazione dalla cultura del pater familias, rivendicando la libera scelta della maternità, oggi sono di nuovo le donne a ribellarsi, Porque Yo Decido, a far sentire domani nelle piazze di Madrid, Parigi, Roma, Londra, Milano, la intransigente opposizione alla cultura del pater familias che, negando il diritto all’aborto libero, sicuro e legale, vuole ridurle a mero strumento di procreazione nell’interesse dell’economia.
Lo dice esplicitamente la parola d’ordine del Partido Popular: ‘Forzar a las mujeres a tener hijos es bueno a la economia’, obbligare le donne a tener il figlio e’ buono all’economia, coniato a difesa del progetto di legge del governo conservatore e cattolico di Mariano Rajoy, con cui viene cancellata la riforma di Jose’ Luis Zapatero che nel 2010 introdusse l’aborto libero fino alla 14esima settimana di gestazione. L’aborto invece ora sarebbe possibile in caso di stupro provato e di un’anomalia fetale incompatibile con la vita.
Non solo, ‘obbligare le donne a tener il figlio e’ buono all’economia’ ma “el aborto, aunque es legal, es equiparable a la esclavitud, a la solución final de los nazis, a los gulags soviéticos…”, l’aborto, anche se legale, e’ comparabile alla schiavitu’, alla soluzione finale nazista, ai gulag sovietici, come scrive oggi su El Pais, Julián Huete Cervigón, vice-presidente del Consiglio di Cuenca del Partido Popular. Equiparare l’aborto alle camere a gas del Terzo Reich o ai i gulags sovietici o addirittura al macabro rito in voga nell’antica Sparta per cui il consiglio degli anziani decideva se i neonati erano abbastanza in forma per vivere, la dice lunga sul moto repressivo che spira sotto la tambureggiante campagna antiabortista di Papa Francesco: “Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto”.
Agli inizi del ‘900 un intellettuale sensibile alla questione femminile, Antonio Gramsci, volle con se nella redazione dell’Ordine Nuovo, tra le altre, Camilla Ravera affidandole la ‘Tribuna delle donne’ dove, sotto lo slogan “la donna non diventerà libera che quando l’uomo sarà libero”, ospitò articoli e interventi di coloro le quali avevano generato il movimento femminista: dalla Kollontaj, alla Zetkin, alla Luxemburg.
Oggi, invece, politici ed intellettuali di sinistra non si accorgono, non tengono in dovuto conto una pericolosa deriva dai tratti reazionari in atto in Spagna sostenuta dalla Chiesa e sottovalutano il rischio di una sua diffusione in altri paesi europei, come accadde nel 1936 quando molti rimasero passivi di fronte al dilagare del fascismo nonostante l’allarme lanciato da Carlo Rosselli ‘Oggi in Spagna, domani in Italia’. Il colpo di Stato dei Nacionales filo-monarchici mise fine al Frente Popular dei Republicanos e porto’ al potere il Caudillo Francisco Franco: e oggi che il conservatore Rajoy sta mettendo fine alla riforma del socialista Zapatero, tutti i politici e intellettuali di sinistra tacciono forse per non disturbare Papa Francesco.