Tanto tuonò che piovve. In verità i tuoni non sono stati tanto rumorosi, anzi piuttosto afoni. Ma le avvisaglie di una cordiale divisione c’erano tutte, come Formiche.net aveva svelato con un articolo ricognitivo di Lorenzo Castellani.
LE DIVISIONI PERSONALISTICHE
Sta di fatto che tra i movimenti di ispirazione liberale continua una politica di divisioni personalistiche. L’ultima novità è che tra Pli capitanato da Stefano De Luca e il movimento liberista Fare capeggiato da Michele Boldrin (nella foto) la rottura è ormai acclarata. Eppure i due soggetti politici, anche alla presenza dell’ex ministro Corrado Passera, avevano dato vita una sorta di costituente in vista di una lista unica liberale da presentare alle elezioni europee.
FRAMMENTAZIONE ANNUNCIATA
Ma da un lato diversità caratteriali fra un politico di esperienza come De Luca e un arrembante e a tratti eccentrico economista turbo liberista come Boldrin, e dall’altro dispute terminologiche per esegeti del liberalismo, hanno condotto a una rottura che militanti e simpatizzanti della galassia liberale ritenevano inevitabile. Significativo in questo senso un passaggio della nota a firma di De Luca: “Purtroppo abbiamo riscontrato la resistenza assoluta da parte di Fare, che, allontanatasi dall’iniziale progetto di partecipare alla costituzione di un soggetto unitario di ispirazione liberale, ha rivelato che come obiettivo primario pensava a quello che continuava a chiamare il “partito che non c’è”, privo di alcun ancoraggio valoriale, ma sempre più simile ai soggetti di stampo pragmatico e personale, come il M5S e Forza Italia”.
NON CHIAMATECI LIBERALI?
De Luca già dal 14 dicembre 2014 ha iniziato a distaccarsi da lui anche perché Boldrin vuole aggregare i liberali ma la parola liberale non la vuole proferire: “Se, quindi, – ha scritto ieri De Luca – il rifiuto di assumere la connotazione liberale, era soltanto quella di voler promuovere l’ennesimo partito prêt a porter, fondato sulla facile demolizione della casta e sulle convenienze del giorno dopo giorno, la nostra preoccupazione, è divenuta via via maggiore.
QUALE FUTURO
Adesso qual è il futuro della federazione ICPC, nucleo della progettata lista liberale alle Europee? O si sfascia o resta attiva con l’ex senatore leghista Alessandro Cè di Uniti verso il Nord, con Fare di Boldrin e Federalisti europei, dicono fonti interne alla galassia liberale.
De Luca del Pli sta guardando con attenzione il progetto federativo annunciato da ALI, l’associazione liberaldemocratica promossa tra gli altri da intellettuali liberali e liberisti come Oscar Giannino e Alessandro De Nicola, e ora guidata dalla coordinatrice nazionale Silvia Enrico. Ne farebbero parte, oltre ad Ali, l’associazione Italia Aperta di Enrico Musso e il movimento Rete Liberale. Se aderirà De Luca (Pli) nei prossimi giorni potrebbero entrare anche i Liberali Italiani di Raffaello Morelli. Inoltre l’associazione Noi Siamo l’Italia parteciperà a questo tavolo in fieri coordinato da Ali, nella speranza di una lista unica alle elezioni del Parlamento europeo previste per maggio.
IN VISTA DELLE EUROPEE
Nel progetto liberale di Ali in vista delle Europee si riconoscono anche i liberali e i riformatori di Scelta Civica che non hanno aderito ai Popolari per l’Italia, il movimento promosso da Mario Mauro, Lorenzo Dellai e Andrea Olivero. In alcuni dei prossimi appuntamenti di Ali non a caso parteciperà anche Enrico Zanetti, noto tributarista e deputato montiano di Scelta Civica, che fa parte di quella componente che fa capo anche al segretario del movimento fondato da Mario Monti, ovvero Stefania Giannini, che con Andrea Romano e Linda Lanzillotta guarda positivamente in prospettiva all’azione riformatrice di Matteo Renzi.