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Cari montiani, ecco chi vuole davvero Fare la lista Alde alle Europee

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ho letto con interesse l’intervento di Enrico Zanetti che auspica che i liberali si presentino uniti alle europee. In effetti, contiene vari punti sui quali è difficile non concordare ma altri, altrettanto importanti, sui quali non è possibile essere d’accordo perché basati su una percezione della realtà che va al di là dell’evidenza.

Il concetto di fondo, del tutto condivisibile e che FARE propugna sin dal Congresso rifondativo di maggio 2013 a Bologna, è la necessità di arrivare a creare un contenitore politico che possa vedere confluire, con pari dignità, tutte le forze liberali, riformatrici e popolari democratiche che si riconoscono in un programma comune.

È ancora più importante, e altrettanto condivisibile che si superi, una volta per tutte, la visione mistica della purezza liberale che taluni si arrogano di possedere, unici sacerdoti dell’ortodossia, e che su questo altare avvenga “la selezione” tra gli eletti e gli altri. Questo continuo richiedere l’analisi del sangue (sempre agli altri mai a se stessi) è stucchevole oltre che stupido e ha come unico effetto quello di allontanare potenziali compagni di strada invece di facilitarne l’inclusione.

Se ci si rende conto che, per quanto geniale possa essere un programma elettorale, piccoli non si va da nessuna parte e si resta politicamente irrilevanti, allora si è già arrivati al primo passo fondamentale verso la necessità di costruire una forza che possa avere dimensioni reali tali da avere un peso politico significativo tale da incidere nella vita del paese. Lasciamo pure ai fan dell’irrilevanza il piacere di crogiolarsi nella loro vuota autoreferenzialità.

L’idea della lista di ALDE va nella direzione della costruzione positiva e in questo spirito è stato costituito da mesi il tavolo italiano. In questo consesso siedono i rappresentanti di cinque partiti, Centro Democratico, FARE, Partito Radicale, Partito Federalista Europeo e Scelta Civica. Sono anche presenti spezzoni liberali di differente matrice e natura e soprattutto alcune sigle di associazioni, movimenti o think tank che fanno capo allo stesso gruppo di persone che si presentano con vari cappelli cercando così di mostrare una consistenza numerica e territoriale che, di fatto, non esiste.

Zanetti menziona il dubbio di Scelta Civica se partecipare alla europee; in realtà il dubbio è di FARE e per varie ragioni oggettive. In primis c’è quello sulla reale consistenza territoriale e quindi di impatto sull’elettorato di molti partecipanti al tavolo.

In secondo luogo, ma altrettanto importante, è la pretesa federativa e leaderistica che da sempre i rappresentanti di Scelta Civica rivendicano, a nostro avviso, senza una consistente base che la giustifichi. Vediamo il perché.

Questo partito si è ridotto al lumicino ed è dato intorno al 2% (somma dei due tronconi cattolico e laico nati dopo la sua scissione) rispetto al 10% ottenuto alle politiche; al tavolo ALDE peraltro siede solo la componente laica.
Scelta Civica ha però una presenza parlamentare con la quale giustifica la propria posizione di volersi presentare come principale punto di riferimento del rassemblement necessario ad andare alle europee.

E qui le nostre valutazioni divergono perché, al dilà della migliore buona volontà di ogni interlocutore, la presenza territoriale di questo partito e il suo radicamento nelle varie regioni italiane è obiettivamente non molto alto. Questo in contrasto con la presenza quasi uniformemente distribuita sul territorio sia di FARE che del Centro Democratico.

Per organizzare in maniera efficace e armonica una campagna elettorale della difficoltà delle europee la coscienza di quella che è la realtà effettiva rispetto a quella virtuale, magari sperata ma inesistente, è importante.

L’occasione di ALDE, a mio personale avviso, è da non perdere a patto che i patti siano chiari non perché frutto di rivendicazioni immotivate ma perché determinati da un’analisi obiettiva e spassionata di quella che è la realtà: solo così ha senso creare un accordo che porti al successo. E se possibile sotto un simbolo unico, quello di ALDE, che raccolga al suo interno attori capaci effettivamente di fornire un contributo positivo per il successo grazie alla credibilità del programma e al consenso degli elettori.

Concordo totalmente con l’analisi di Zanetti sulla necessità, nello stesso interesse di Scelta Civica, che questo partito possa arrivare rapidamente a un Congresso riformatore che lo faccia diventare un partito vero superando l’attuale struttura del tutto staccata da quanto succede effettivamente nel paese. Se ci riusciranno avranno fatto un passo in avanti evitando il rischio della marginalità che già incombe su di loro.

FARE sta avanzando velocemente, e da tempo, nella direzione di creare il partito che non c’è che vedrà presto la luce. Sempre più gruppi e movimenti si stanno accostando a noi: le porte restano aperte a chiunque abbia voglia di impegnarsi politicamente senza rivendicare primazie che non esistono, ma perché si condivide la volontà ribaltare la situazione di crisi nella quale il paese sta affogando prima che sia troppo tardi.


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