Non le nuove idee né la giovane età. Neppure quell’approccio da Gianburrasca che “twitta” prima ancora di parlare, e che non le manda a dire, annunciando buona rottamazione a tutti. La vera novità che Matteo Renzi sta invece portando nella politica italiana, riguarda i tempi. E i tempi in politica sono tutto.
L’orologio di Enrico Letta non gira con la stessa velocità di quello del sindaco di Firenze e sempre più leader del Pd. L’ora legale del presidente del Consiglio, che “non vuole galleggiare”, contro l’ora solare dell’antagonista fiorentino, che dice: a me converrebbe andare a votare, all’Italia no. E in questo paradosso si sta consumando l’ultimo braccio di ferro tra governo e riforme, tra due caratteri ma anche modi di concepire l’impegno nelle istituzioni. Con prudenza o con coraggio. Pochi giorni restano per trovare l’accordo nel disaccordo. E ogni previsione (nuovi ministri, Letta bis, elezioni, Renzi a sorpresa a palazzo Chigi?) ha un suo fondamento. Anche se l’unica certezza, oggi, è che così, con un governo che non governa, non si andrà avanti.
L’obiettivo che s’era prefisso Letta con il sostegno del Quirinale (ma in era pre-Renzi), era d’arrivare al 2015, l’anno dell’appuntamento universale dell’Expo a Milano, passando per la presidenza del semestre europeo, che dal luglio di quest’anno spetterà all’Italia. E puntando a rasserenare la politica e l’economia. L’obiettivo di Renzi è più semplice e d’impatto: cambiare. Cambiare il sistema elettorale, la struttura costituzionale, la strategia economica e perfino l’ipotesi di larghe intese. “Mai più con Berlusconi”, ripete il leader del Pd, che proprio per questo col Cavaliere ha concordato le riforme in cammino. Letta e Renzi, le divergenze parallele, anche se l’uno giura d’apprezzare l’Italicum, cioè l’intesa Pd-Forza Italia, e l’altro assicura di voler sostenere questo esecutivo. Ma il loro è un dialogo fra sordi. ù
Le primarie che hanno incoronato Renzi alla guida del Pd, legittimandolo a dare le carte nella legislatura, hanno reso ancor più fragile quel ruolo da “pronto soccorso”, e con una larga intesa nel frattempo rimpicciolitasi, che Letta s’era ritagliato. Ma è soprattutto la situazione economica che sta rovesciando l’agenda del presidente del Consiglio. Contrariamente agli annunci e alle previsioni macro-economiche di prospettiva, oggi e subito i cittadini non vedono segni di ripresa. Gli imprenditori piccoli e grandi sono furenti. I giovani non colgono svolte, il lavoro langue. Questo è quello che Renzi ha capito “in fretta”: che il tempo è scaduto per tutti.