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Venezuela, la battaglia degli studenti contro Maduro

Si chiamavano Bassil Alejandro Dacosta (24 anni), Neyder Arellano (23 anni), Robert José Redman Orozco (28 anni) e Juan Montoya (40 anni) le quattro vittime della manifestazione a Caracas. Per la commemorazione della Giornata della gioventù (il 12 febbraio del 1814 circa mille giovani si rivoltarono per sostenere la causa indipendentista in una battaglia contro le truppe spagnole) gli studenti venezuelani sono scesi in piazza per protestare contro la criminalità nel Paese. Volevano un’udienza con un Pubblico ministero ma non sono stati ricevuti. Alla fine della manifestazione, mentre si ritiravano, sono stati attaccati dalla polizia e da sostenitori del movimento chavista Tupamaros.

CENSURA MEDIATICA
Come durante le rivolte ad aprile del 2002, i canali di tv dello Stato e dell’opposizione non hanno trasmesso quanto accadeva nel centro di Caracas. Solo un canale colombiano, NTN24, ha informato della deriva violenta della protesta. Nelle immagini si vedevano poliziotti con armi da guerra sparare contro i manifestanti. In pochi minuti Conatel, l’istituto che regola le telecomunicazioni in Venezuela, ha revocato la licenza che autorizza le trasmissioni per violazione alla normativa e la trasmissioni di immagini che possono istigare alla violenza.

CONTRO GLI OPPOSITORI
Il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, si è limitato ad annunciare in un discorso televisivo l’ordine di arresto contro due leader dell’opposizione: Iván Carratú e Fernando Gerbasi. Secondo alcune indagini ci sarebbero state registrazioni audio in cui mercoledì scorso i due avrebbero detto che la manifestazione sarebbe stata come quella dell’11 aprile, giorno in cui a seguito di una protesta in cui sono morte 17 persone, le forze armate hanno deposto il presidente Hugo Chávez. Nel pomeriggio, il giudice Ralenys Tovar Guillén ha accettato la richiesta del Pubblico ministero e ha autorizzato l’arresto di un altro leader dell’opposizione, Leopoldo López.

POVERO PAESE RICCO
Nonostante il Venezuela sia uno dei Paesi più ricchi del mondo (grazie a una produzione di 2,759 milioni di barili al giorno venduti al prezzo di quasi 100 euro l’uno), la tenuta della nazione è al limite. Con l’inflazione più alta del mondo (56,4%), 24mila omicidi nel 2013, la mancanza del 28% dei prodotti di prima necessità sul mercato e una decina di giornali chiusi per mancanza di carta, i venezuelani sembrano non farcela più. Quella di ieri sembra la prima manifestazione di una rivoluzione annunciata. Come dice lo scrittore Marcos Tulio Socorro, la cittadinanza venezuelana è la più faticosa del mondo, ovunque si viva.


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