Il Partito Democratico (PD) è il primo partito italiano. Alle ultime elezioni ha ottenuto 8.644.187 alla Camera (25,42%) e 8.399.991 al Senato (27,43%). La coalizione di Centro Sinistra ha invece ottenuto nel suo complesso 10.047.603 di voti alla Camera (29,54%) e 9.686.398 al Senato (31,6%).
Rispetto alle elezioni del 2008 il PD ha perso notevole consenso. La coalizione che sosteneva Walter Veltroni, infatti, totalizzò 14.099.747 di voti. Il fenomeno Grillo e M5S ha strappato voti al PD e al PDL (in misura maggiore forse) mentre l’astensionismo ha rubato il resto.
Veltroni e Bersani non sono riusciti a riscattare la sinistra italiana, solo Romano Prodi era riuscito, seppur di misura, a sconfiggere Silvio Berlusconi. Oggi, il personaggio considerato capace di sconfiggere la destra italiana è Matteo Renzi. Malgrado le tante cassandre, alle primarie del PD dell’8 dicembre, 3 milioni di persone hanno deciso di partecipare e con poco meno di 1 milione e 900mila preferenze, Renzi è diventato il Segretario PD e candidato Premier alle prossime elezioni.
Ops! Ma.. Ma.. che è successo?
Forse ci sono state le elezioni e io non me ne sono accorto, ma pare che Matteo Renzi sia diventato il prossimo Presidente del Consiglio: quanti voti ha preso? Quale coalizione? Quali candidati? Quali programmi?
Ops! Ma.. Ma.. non ci sono state le elezioni, e allora?!
Vi spiego cosa è successo: Enrico Letta, nominato dal Presidente della Repubblica aveva ottenuto la fiducia dalla maggioranza del Parlamento eletto nel febbraio 2013. Il PDL di Silvio Berlusconi, il Centro di Monti e Casini e il PD di Pierluigi Bersani avevano deciso di appoggiare un Governo di larghe intese, caldeggiato da Napolitano, per poter realizzare riforme fondamentali per la vita democratica del nostro povero e amato Paese.
Prima tra tutte le riforme urgenti: la legge elettorale. Ebbene, l’orizzonte temporale era, a detta di tutti, di 15 o 18 mesi massimo. Ebbene, in 10 mesi di Governo la legge elettorale denominata Porcellum è stata bocciata dalla Corte Costituzionale e definita “incostituzionale”. Insomma, che meraviglia. L’urgenza è stata tale che è arrivata prima la sentenza dell’alta corte, che non una proposta concreta in Parlamento.
E pensare che la proposta Giacchetti era risolutiva: in pochi passaggi avremmo avuto una legge elettorale diversa e la strana maggioranza -atto secondo- avrebbe compiuto il suo ruolo e raggiunto l’obiettivo: manno! Troppo facile, complichiamoci un po’ la vita e aspettiamo la scissione del PDL dopo la decadenza di Berlusconi, aspettiamo i giochi di Alfano e di Giovanardi e poi decidiamo. Insomma, stiamo a guardare che è sempre bene!
Eccoci all’epilogo finale: tante erano le cose urgenti che non ne è stata fatta nessuna. Tante erano le promesse che è stato meglio gettarle nella spazzatura. Matteo Renzi aveva spergiurato che non avrebbe accettato ancora un Governo immobile e che non avrebbe tollerato le larghe intese: ovazione bipartisan.
Aveva lanciato cinguettii di pace e serenità a Letta e poi eccoci qua: una prospettiva sconvolgente che vede un Governo di larghe intese con Renzi premier e con un orizzonte temporale di ben 4 anni: scandenza plausibile 2018.
Dopotutto Renzi corre, lui non aspetta. Allora abbiamo saltato a piè pari le elezioni e deciso di tornare alle vecchie mosse democristiane e inciuciste. Sia chiaro, tutto questo è lecito: la nostra Costituzione non prevede affatto che il Presidente del Consiglio venga eletto dal popolo, è il Parlamento che per 5 anni sostiene o sfiducia i governi, quindi che nessuno venga a parlare di colpi di Stato o di Golpe, di Presidenzialismo o sciocchezze simili, perché le argomentazioni da apporre sono ben altre.
Opportunità politica, coerenza, sincerità e prudenza. Ecco, sono queste le cose che io voglio usare per una critica forte e decisa a quanto accaduto in queste ore. Una critica che non risparmio perché in sintonia totale con le posizioni di Pippo Civati e degli altri 15 che hanno votato “no” in Direzione Nazionale.
Laura Puppato ha scritto una lettera di spiegazioni così poco convincente che ho dovuto scriverle per dirle che poteva (e doveva) trovare ragioni più convincenti e serie.
Ma come si fa a dire che ora si apre una stagione nuova? La maggioranza che si prefigura in queste ore di consultazioni è la stessa del defunto Governo Letta: Alfano e il NCD, Mario Monti e Casini – il Centro sottile che alla prossima tornata sparirà, e il PD fatta salva (forse) la componente dei dissidenti dell’area Civati. Mi si spieghi cosa c’è di diverso da questa maggioranza e quella che ha sostenuto Letta fino a qualche giorno fa. Mi si spieghi, quali sono i miracoli che ci aspettiamo da parte di Renzi con questa maggioranza.
Seriamente, pensate che Casini, Monti e Alfano vogliano farsi dettare le regole del gioco da Matteo Renzi? Pensate che Matteo correrà anche ora che dovrà mediare con quelli, su temi che sono anch’essi fondamentali per il Paese, come i diritti civili, il lavoro e le pensioni, l’istruzione e la cultura, i rapporti con la UE e la questione degli F-35.
Ha ragione Civati, ancora, nel dire che una “fase nuova” sarebbe stata (forse) data dalla ricerca di una maggioranza con SEL semmai o con il M5S. Ma con Grillo non c’è speranza, lui non vuole avere niente a che fare con il PD di Renzi, reo di aver ri-legittimato Silvio Berlusconi durante le contrattazioni per la legge elettorale.
Era comunque improbabile, il tentativo sarebbe finito male e dunque: elezioni! Ecco, il terrore delle elezioni, sì perché non sappiamo come finirà. Non siamo davvero così sicuri di vincere, nemmeno con il grande innovatore e comunicatore fiorentino.
Scusatemi la franchezza, l’ironia e la delusione mal celata, ma in questi passaggi c’è della schizofrenia. Non è chiaro: la base non è stata minimamente consultata. Un milione e poco meno di 900mila preferenze non sono l’investitura a guida del Paese, mancano ancora un 20milioni o più di voci nel calcolo.
Cosa critico di tutta questa operazione? Il metodo senza dubbio, e la sostanza della scelta.
Il metodo, perché su una questione così importante e così antitetica rispetto alle promesse e ai discorsi fatti poche settimane prima, doveva esprimersi la base del PD. La SPD in Germania lo ha fatto, ha chiesto ai propri iscritti di esprimersi sulla scelta di andare con la Merkel al governo, noi no.
Sulla sostanza, perché per quanto lecito, la nomina di un nuovo presidente del consiglio in un clima di astio e diffidenza verso la Politica, è una conferma, per queste persone, che il sistema non funziona, che le istituzioni sono farlocche o corrotte, che the games of thrones è la vera questione, e non il bene del paese.
Chi ci guadagna da tutto questo? Forse, come ha scritto qualcuno, l’ego di Renzi che a questo traguardo voleva arrivare, a prescindere dal come, e lo ha fatto: l’ambizione! Ma secondo me, Grillo e Berlusconi, che su questo potranno lanciare cannonate per i prossimi anni e per le prossime campagne elettorali, che ci sia o meno Renzi.
Chi ci perde da tutto questo? Noi, elettori e iscritti del PD che volevamo qualche cosa di diverso. Il PD stesso, che ha preso una deriva leaderistica e personalistica che è contro la natura stessa del Partito. Renzi anche, che si è buttato in un azzardo unico, e che se fallisce rischia di bruciare per sempre le sue chance future e con lui tutti noi.
Infine, ci perde il Paese che vede ancora una volta, il gioco di palazzo prevalere sulle sue richieste ed esigenze. Insomma, c’è una fiducia tradita che dobbiamo riconquistare e la soluzione io non la ho, non oso nemmeno azzardare ipotesi.
Sono qua ad osservare la situazione e il suo evolversi, sono qua a domandarmi cosa possiamo fare per fare in modo che il Paese non perda fiducia e soprattutto che non smetta di credere nell’affidabilità delle persone, nell’onestà di chi, come Civati, per esempio, ha detto no a viso aperto e a tutti quelli che come lui hanno a cuore il PD e il Paese.
Concludo esprimendo il mio rammarico per questa scelta così mal organizzata, per la delusione che so abbiamo causato a molti simpatizzanti e iscritti, per l’incentivo che abbiamo offerto alle forze anti-sistema e populiste di attaccarci, per il rischio enorme a cui abbiamo esposto noi stessi e un’intera storia di partito.
Esprimo tutto questo nella speranza sincera di essere smentito in toto e di poter tornare a scrivere, di questa vicenda, a breve, per scusarmi del pessimismo e della scarsa fiducia accordata a chi ha preso, ad ampia maggioranza, questa scelta.
Spero, per, che in futuro, quelli che hanno preso questa scelta, abbiano il coraggio di fare altrettanto se le cose andassero diversamente da ciò che avevano ipotizzato, sperato o desiderato.