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Mps, chi lavora e chi chiacchiera

Antonella Masi

Molte parole, pochi fatti. Molte interviste nerborute e poche, pochissime vendite. E‘ l’impressione che si trae dall’azione della Fondazione Mps presieduta da Antonella Mansi.

GLI STREPITII DELLA FONDAZIONE
Eppure, quando l’ente che possiede il 33% del Monte dei Paschi di Siena ha bocciato il piano dei vertici di Mps – che prevedevano un aumento di capitale a gennaio – aveva stimmatizzato i giustificati allarmi dell’istituto presieduto da Alessandro Profumo e capitanato da Fabrizio Viola sugli effetti dirompenti, in termini di immagine e di costi diretti e indiretti della manovra dilatoria della fondazione; manovra che Formiche.net ha criticato in un editoriale.

LA LUNGIMIRANZA DI PROFUMO E VIOLA
Tra l’altro, visto l’aumento deliberato dal Banco Popolare, il programma di ricapitalizzazioni degli istituti in tutt’Europa e le varie Ipo in cantiere in Italia, la lungimiranza di Profumo e Viola era indubbia.

GLI OBIETTIVI DELL’ENTE SENESE
Dall’ente presieduto da Mansi, così come dai vertici della Confindustria locale, si diceva: lo spostamento di qualche mese dell’aumento non giustifica gli allarmi dei vertici del Monte, alla fondazione serve un paio di mesi per vedere un bel pacchetto di azioni di Mps visto che l’ente non ha le spalle finanziarie robuste per partecipare all’aumento di capitale prospettato dall’istituto per rafforzare il Monte anche in vista dell’asset quality review della Bce.

LE PAROLE E I FATTI
Eppure, nonostante molti proclami e tanti annunci, ieri c’è stata la comunicazione secondo cui a gennaio la fondazione Mps ha venduto il 2% dell’istituto di Rocca Salimbeni, incassando altri 43 milioni necessari per recuperare liqudità ed estinguere in parte i debiti prima dell’aumento di capitale da 3 miliardi di euro. A proposito, una domanda: quali debiti? Quelli contratti con le banche per partecipare alle precedenti ricapitalizzazioni oppure altri di altra natura, come con sorpresa di molti a Siena ha fatto presente il presidente Mansi in un’intervista a una tv locale?

LA MONTAGNA DI DEBITI E LA GOCCIA DI VENDITE
Quel 2% venduto, inoltre, appare ai più solo una goccia. Non solo: come ricorda oggi il cronista Fabrizio Massaro del Corriere della Sera, la cessione sul mercato non è la strada prescelta dall’ente per chiudere la partita del debito. Infatti il piano strategico approvato dalla deputazione generale esclude espressamente la vendita goccia a goccia privilegiando quella in blocco a uno o più investitori strategici.

LA SENESITA’ A CORRENTE ALTERNATA
Le contraddizioni della fondazione non finiscono qui. Agli innumerevoli appelli e impegni per una strenua difesa della senesità – stella polare della Fondazione nella vicenda Mps – si contrappone l’azione dello stesso ente che, come rivelato giorni fa da Rosario Dimito del Messaggero, è in trattativa per vendere circa il 15% del pacchetto al fondo sovrano del Qatar.

CONCLUSIONE
Da questo quadro emerge chiaramente chi e come ha le idee chiare per salvare e rilanciare l’istituto e chi, invece, brancola nel buio e traccheggia a detrimento dello stesso piano approvato dall’assemblea su indicazione della fondazione. Per questo in Borsa si attende che la fondazione venda e venda presto, per non intralciare ancora i piani del Monte e fornire così un quadro chiaro agli investitori prima dell’aumento di capitale previsto per maggio.



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