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Berlusconi, Europee e vertici, benvenuti al congresso Udc

Non c’è solo il toto-ministri del governo Renzi ad agitare le notti della politica. Da domani è in programma all’Auditorium della Conciliazione a Roma il Congresso dell’Udc in cui verrà votato il nuovo organigramma. Le candidature verranno formalizzate solo domani, i giochi sono ancora aperti ma intanto il toto-nomi impazza. Il segretario uscente Lorenzo Cesa ha sempre detto di non volere ripresentarsi, anche se non è detta l’ultima parola. Secondo le ultime indiscrezioni, i nomi più accreditati per contendersi la successione sono Antonio De Poli, senatore che negli anni ha saputo conquistarsi sempre più spazi nel partito, e Gianpiero D’Alia, ministro uscente per la Pubblica amministrazione del governo Letta. 

Ma a Formiche.net non sono tanto i nomi quanto i contenuti ad interessare. Ed ecco che sul tavolo le questioni più scottanti sono due, connesse una all’altra.

LISTA UNICA ALLE EUROPEE?
La prima e più urgente è quella di decidere come presentarsi alle Europee. L’idea su cui si sta lavorando e su cui l’assemblea dovrà pronunciarsi è quella di una lista congiunta dei Popolari. Del resto – è il ragionamento – con una legge elettorale che prevede le preferenze, il listone unico potrebbe essere un’opportunità per valorizzare i più meritevoli. Ma la domanda è: mantenendo o meno il proprio simbolo? E, ancora più importante, con chi?

BERLUSCONI SI’ O NO
Un quesito che pone i riflettori sull’altro vero tema del congresso. L’alleanza o meno con Silvio Berlusconi. L’intervista di Pier Ferdinando Casini a Repubblica che preannunciava un riposizionamento dell’Udc nel centro-destra, anche a causa della nuova legge elettorale, ha suscitato dibattiti e polemiche.
C’è chi si è allineato alla svolta pragmatica del leader Udc perché, per dirla con le parole dell’intellettuale e storico Giovanni Di Capua “ha portato chiarezza”. Anche il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione ha optato per la realpolitik e, in un’intervista al Sussidiario, ha spiegato: “L’Italicum obbliga il nostro partito a scegliere per uno dei due schieramenti”.

Una strada comunque tutta da costruire perché i problemi politici con il Cavaliere, dopo anni di frizioni, non si possono cancellare con un tratto di penna. Il vero percorso da intraprendere, suggerisce su Formiche.net uno dei fondatori del partito Francesco D’Onofrio, è ridisegnare il nuovo centro-destra: “Man mano che l’Italia va avvicinandosi a questo rinnovato contesto bipolare europeo, cui sembra puntare anche l’Italicum, la questione del rapporto tra l’attuale bipolarismo europeo, e quello italiano, da costruire, diventa pertanto ad un tempo di profilo ideale e di contenuto programmatico”.

C’è chi invece pensa che il ritorno con Berlusconi “non s’ha da fare”. Come Ciriaco De Mita, che ha paragonato Berlusconi a Grillo, “populista e antieuropeista, stare con lui sarebbe irrazionale”. Un fronte dei ribelli che per la verità si registra soprattutto a livello locale ma è comunque deciso a far pesare il proprio dissenso in assemblea.

OLIVERO C’E’
Un’assemblea che vedrà anche la partecipazione di alcuni esponenti dei Popolari per l’Italia, come Andrea Olivero. Nonostante le posizioni siano distanti, soprattutto in merito all’alleanza con Forza Italia, il lavoro comune in Parlamento prosegue e anche l’orizzonte congiunto in Europa è una prospettiva che avvicina il partito di Casini e quello di Mario Mauro. Il ministro uscente della Difesa ha infatti spiegato in un’intervista su Futuro Europa: “In vista delle Europee occorre una presa di coscienza comune fra tutti i popolari. Con l’Ncd, ma non solo, un raccordo anche a livello regionale con tutte le forze che si ritrovano su questi valori. Un’iniziativa tutt’altro che confessionale. Sarebbe anzi il segno di una piena maturità di laici impegnati”.

CASINI E MAURO INSIEME ALL’ASSEMBLEA POPOLARE. LE FOTO

LE CONDIZIONI A RENZI
I due movimenti si sono presentati insieme alle consultazioni di Renzi a Montecitorio. E hanno dettato le loro condizioni per sostenere il nuovo esecutivo: da una parte un “orizzonte di legislatura” e un governo “concentrato sulle priorità del lavoro, delle famiglie e delle imprese”, dall’altra una riforma della legge elettorale che sia “logicamente e temporalmente connessa alla riforma costituzionale che superi il bicameralismo”.

UN NUOVO INIZIO “SARDO”
Se gli addetti ai lavori spiegano che è “tutto ancora work in progress”, ciò che è certo è lo spirito con cui il partito si appresta ad affrontare il congresso. Quello di voltare pagina dopo l’esperienza con Scelta civica di Mario Monti, riprendersi dallo shock post-elettorale, riscoprendo l’identità e la storia dell’Udc. Del resto, dicono, i buoni segnali per una ripartenza ci sono tutti. Da una parte i sondaggi che premiano la scelta di riposizionarsi nel centro-destra. Dall’altra il buon risultato delle regionali in Sardegna, dove l’Udc si è confermato terzo partito.

 


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