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I malumori del M5S e lo spettro della scissione

In questi giorni, dopo il travaglio del PD, dopo la caduta anomal del Governo Letta e l’avvento di Matteo il Magnifico, come lo ha definito qualcuno e i forti malumori di Pippo Civati era scontato che il PD si sarebbe spaccato.

L’incontro di Bologna tra iscritti e partecipanti, voluto da Civati, ha invece tracciato un percorso diverso, fatto di forte critica alle scelte del Segretario, ormai Presidente del Consiglio, ma anche di volontà di esserci e di preparare il post-Renzi. Perché il PD anche dopo Renzi, e questa è più una speranza che un dato di fatto, ci sarà.

Ebbene, oggi, la scissione riguarda invece il monolite dei duri-e-puri a cinque stelle. Beppe Grillo ha tirato troppo la corda ed ora siamo quasi al momento della rottura definitiva. Al Senato, riportano alcune indiscrezioni, ci sarebbe già un gruppo di senatori del M5S pronti a lasciare il movimento per costituire un gruppo autonomo. Stesso scenario alla Camera.

Il potenziale del M5S, nelle idee giuste, nelle battaglie che avremmo potuto, con PD e SEL condividere per un vero cambiamento, si è andato diluendo se non dissipando, dietro alle follie di Grillo e alle intransigenze dei vari Di Maio, Di Battista e Fico.

L’Italia conosce ancora una volta uno sfaldamento interno tra partiti: prima il PDL, oggi il M5S. Domani il PD? Chissà, per ora sembra che il PD, malgrado i vari problemi, sia l’unico a reggere in modo “decente”.

Ma in tutto questo trambusto, c’è qualcuno che pensa all’Italia?

 



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