Il presidente venezuelano Nicolás Maduro si è reso disponibile ad organizzare una Conferenza per la pace in Venezuela ed aprire al dialogo con l’opposizione. Ma Henrique Capriles Radonski, leader della Mesa Unitaria Democratica, la coalizione dei partiti d’opposizione, ha rifiutato l’invito: “Non vogliamo essere parte di uno show… Maduro vuole soltanto una foto con la stretta di mano per fare credere al mondo che va tutto bene e non è così”.
IL FALLITO DIALOGO
I partiti di opposizione sono rimasti scottati da quanto è successo poco meno di un mese fa. A gennaio del 2014, dopo la morte della Miss Venezuela Mónica Spear durante una rapina, il presidente Maduro convocò un Consiglio di ministri per lavorare sul tema della criminalità in Venezuela. La morte di una bellissima miss, attrice e modella, mentre era in vacanza nella sua città d’origine, aveva trovato più diffusione internazionale rispetto ai 24mila morti per omicidio nel 2013 e la situazione doveva essere gestita. Inaspettatamente Maduro ha chiesto a Capriles di partecipare al primo incontro organizzativo. Le immagini del cordiale saluto tra i due avevano acceso la fiducia, ma qualche giorno dopo il Governo ricominciò ad attaccare l’opposizione con un linguaggio aggressivo.
UN NUOVO LINGUAGGIO
Forse per provare a placcare gli animi accesi Maduro dovrebbe, prima di tutto, cambiare linguaggio. Dimenticare per un po’ gli epiteti con i quali si riferisce sempre all’opposizione: “criminali”, “fascisti”, “terroristi”, “squallidi di destra”, “merde”. Dovrebbe anche smettere di infierire nei suoi discorsi sui presunti colpevoli e responsabili (secondo lui) delle problematiche del Paese e tentare di risolverle con azioni concrete. Continuare a ripetere che la criminalità è colpa degli Stati Uniti che vogliono seminare instabilità in Venezuela, che gli scaffali sono vuoti nei supermercati per colpa della borghesia che ha in mano le imprese, che l’inflazione è alle stelle come conseguenza del “capitalismo selvaggio” e che ad organizzare le manifestazioni è la Cia, non porta da nessuna parte.
“SEMINARE” IL PETROLIO
Maduro dovrebbe iniziare a risanare l’economia venezuelana, totalmente dipendente della produzione del petrolio. Un Paese dove un litro d’acqua costa più di un litro di benzina non può funzionare bene. Se in Venezuela ci fossero alcune realtà produttive, almeno nel settore alimentare, non mancherebbero il mais e il latte, che oggi devono essere importati. Ma queste sono misure, sicuramente anti-populiste, che il governo non vuole affrontare.
SCOMMETTERE NELL’ISTRUZIONE
Inoltre, il processo bolivariano dovrebbe continuare ad impegnarsi per compiere quella promessa fatta dal leader Hugo Chávez nel 1999: sostenere e sviluppare l’istruzione. L’ex militare diceva che solo attraverso la scuola, accessibile a tutti, si potevano combattere i problemi del Paese. Il chavismo è riuscito a portare l’indice di analfabetismo del Venezuela quasi allo zero con un programma sociale, Misión Robinson, nel quale le persone venivano pagate per assistere a lezioni su come imparare a leggere e scrivere. Di contro, solo una nuova università è stata creata, l’Università Bolivariana, ma dopo qualche anno è stata chiusa per denunce di corruzione.
LASCIARE STARE IL CARNEVALE
Infine, va bene che è periodo di Carnevale e bisogna avere uno spirito d’animo positivo, nonostante le circostanze. Ma il presidente Maduro non può cantare e ballare, come continua a fare in trasmissioni a reti unificate da giorni, mentre la nazione è in lutto per la morte di 15 persone solo perché manifestavano scontento e critiche in piazza. Questo no.