Riconosciamolo: nulla sarà come prima dopo l’adesione del Pd al Partito socialista europeo. Ovviamente le contraddizioni e gli interrogativi non mancano, come abbiamo sottolineato in uno speciale curato da Fabrizia Argano, visto il blairismo ben poco socialista che ispira Matteo Renzi. Per non parlare delle amnesie e dei silenzi che contraddistinguono gli stessi euro socialisti, come ha colto Edoardo Petti seguendo a Roma il congresso del Pse. Ciò detto, e sottolineato come non pochi nel Pd vivono questo passaggio con dubbi e perplessità (basta leggere le interviste ad Arturo Parisi e al deputato del Pd, Alfredo Bazoli), nulla sarà come prima per i partiti italiani che non appartengono alla famiglia socialista.
Ma mentre il Pd, con qualche malumore interno, ha aderito al Pse, che fanno gli sparpagliati movimenti che in Italia si riconoscono nel Ppe e nella liberaldemocrazia? La galassia di associazioni, movimenti e micro partiti che si definiscono liberali non stanno spiccando per capacità aggregativa.
Da una parte c’è Fare capitanato dal liberista Michele Boldrin che in nome di una lista che si riconosce nell’Alde ha puntato per le imminenti Europee su una sorta di federazione di movimenti tra cui svetta anche il Centro Democratico di Bruno Tabacci, oltre ad altri piccoli movimenti. I mugugni interni al movimento turbo liberista non mancano per l’intesa con il Centro, ma va riconosciuto a Fare il tentativo di superare steccati fra liberali e democratici, come ha accennato il tabacciano Pino Pisicchio. Resta da vedere se alla fine la ricchezza dei contenuti prevarrà sulla eccessiva eterogeneità delle esperienze politiche in via di assemblaggio, viste le ultime indiscrezioni su Popolari di Mauro e ex dipietristi nella lista Alde. Tutte le ultime informazioni e indiscrezioni sulla lista liberal-democratica che sarà presentata martedì 4 marzo a Roma si possono leggere qui.
Dall’altra parte c’è una costellazione di movimenti e associazioni, in primis Ali coordinata da Silvia Enrico e promossa tra gli altri da intellettuali liberali come Alessandro De Nicola e Oscar Giannino che cerca sintonie e sinergie con quella parte di montiani rimasti in Scelta Civica, dopo l’uscita dei Popolari di Mario Mauro. Ma l’approdo politico ed europeo sembra tutto da delineare.
E che dire dei partiti e dei movimenti che si riconoscono nella famiglia popolare? Va dato atto all’Udc che, con una franca e democratica discussione, nell’ultimo congresso ha deciso di perseguire la direzione di marcia indicata da Pierferdinando Casini lavorando per le Europee a una Lista Popolare quanto più larga possibile. Ma che fanno i Popolari di Mauro? E il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano? E Forza Italia è solo formalmente popolare ma nella sostanza populista?
A questi interrogativi vanno date risposte chiare, e se possibile anche veloci. Le gelosie di partito, le vischiosità delle burocrazie che tendono all’auto conservazione e la voglia di misurare i propri consensi alle Europee per poter spenderli successivamente sono comprensibili.
Ma forse i personalismi, il piccolo cabotaggio e il frazionismo non sono i mezzi migliori per perseguire un obiettivo alto, come quello di far vita a un partito che abbia ideali, tempra, struttura e progetti alternativi al Pd socialista.