Satoshi Nakamoto non è più, forse, il nome collettivo dietro cui si pensava si nascondessero i creatori di Bitcoin, a oggi la criptomoneta più nota al mondo, ma quello di un 63enne laureato in fisica di origine giapponese rintracciato dal settimanale Newsweek.
IL PADRE DEL BITCOIN
Il magazine sembra riuscito lì dove altri giornali hanno fallito, scovare l’uomo che nel 2008 ideò Bitcoin, la cui identità era rimasta nell’ombra, anche per le altre persone coinvolte nel progetto, come Gavin Anderson, oggi a capo degli sviluppatori della valuta digitale che per due anni comunicò con Nakamoto per email e messaggi privati, prima che gli scambi, diventati sempre più rari, si interrompessero nel 2011.
LO SCOOP DI NEWSWEEK
La vita di Satoshi Nakamoto -, o Dorian, come dice di aver cambiato il proprio nome dopo la laurea -, è quella di un uomo la cui carriera è trascorsa all’insegna della segretezza nel settore della difesa, ma che ha voluto manifestare le proprie convinzioni politiche libertarie creando una valuta anonima e indipendente.
Come nota il sito The Verge, lo scoop di Newsweek, fatto di contatti con familiari e amici e di un breve incontro con lo stesso Nakamoto, pone tuttavia alcune questioni etiche, in particolare per la volontà di mostrare al mondo un personaggio che voleva passare inosservato.
GLI EPISODI NEGATIVI
L’inchiesta arriva inoltre a stretto giro dal crollo della principale piattaforma cambiavalute, la società Mt-Gox con sede a Tokyo, collassata la scorsa settimana per una falla che avrebbe comportato la sottrazione indebita di quasi 800mila bitcoin, pari a circa mezzo miliardo di dollari.
Ieri è stata invece la Canadese Flexcoin a denunciare un attacco nel quale sarebbero stati rubati l’equivalente di 600mila dollari. Mentre oggi, poche ore prima dello scoop di Newsweek, molti siti riportavano la notizia della morte a Singapore di Autumn Radtke, 28enne amministratrice delegata del cambiavalute di criptomonete First Meta, forse suicida.
NUOVI INVESTIMENTI
La società, riporta il Financial Times, si era lanciata nel settore di pagamenti digitali nel Sudest asiatico, regione dove i micropagamenti tramite servizi mobili sono in aumento, trainati dall’emergere di una giovane classe media. Singapore, continua il quotidiano della City, è diventata un luogo capace di attrarre gli operatori del settore, sebbene l’Autorità monetaria della città-Stato stia studiando se sia necessario introdurre nuove regole e abbia lo scorso anno messo in guardia i clienti sui rischi. Una posizione comunque di maggiore apertura rispetto ad esempio alla decisione vietnamita di dichiarare illegale Bitcoin.
AFFARI IN AUMENTO
Una scelta dalla quale è recentemente tornata indietro la Thailandia con l’autorizzazione agli exchange locali di riprendere le attività interrotte la scorsa estate. Come ricordava Gabriele De Palma su Pagina 99 nel commentare la chiusura di Mr-Gox, anche i cambiavalute cinesi hanno passato indenni le restrizioni per le banche nazionali di trattare la criptomoneta. Dopo pochi giorni, spiega l’autore dell’ebook Affare Bitcoin, il volume di scambi “è tornato a lievitare”.