Sta ormai trascorrendo un anno da quando, sul balcone della Loggia di piazza San Pietro, apparve un pontefice vestito non convenzionalmente. Sin da quel primo apparire, infatti, papa Francesco si è mostrato come uomo “nuovo”, che “ci mette la faccia” in prima persona ed è difficile da ignorare.
GLI EVENTI STRAORDINARI
Lo abbiamo poi visto nei grandi gesti: la lavanda dei piedi il giovedì santo per i giovani carcerati, segno tangibile della vicinanza a chi era escluso.
La grande preghiera per la Siria che, nel successo dei suoi intenti, ha mostrato la forza di altre energie, generalmente di così poco valore per la logica prevalente in questo mondo. Il viaggio a Lampedusa, con il grido di dolore per l’umanità dimenticata dei poveri. La nomina del Consiglio degli otto Cardinali, per una gestione più collegiale della Chiesa. L’annunciato Sinodo sulla famiglia, con il suo irrituale questionario.
E, le interviste a La Civiltà Cattolica e a la Repubblica che, molto più di collaudati documenti, tanto hanno svelato sulla personalità e sugli intenti del papa.
IL MAGISTERO ORDINARIO
Accanto a questi e altri eventi “straordinari”, Francesco ci sta abituando al suo magistero “ordinario”, ovvero quella scuola di spiritualità che sono le omelie quotidiane a Santa Marta oltre che, sulla scia dei suoi predecessori, gli Angelus domenicali e le udienze del mercoledì.
Abbiamo tutti notato che cuore del suo servizio petrino è l’annuncio della misericordia di Dio; che egli cioè è vicino, comprende, perdona sempre, aprendo il nostro cuore ad amare e a non avere paura dell’altro.
Questo volto buono del Padre ci cambia, permettendoci di uscire dalla spirale del nostro egoismo, per vivere con autenticità. Un messaggio semplice, primordiale se vogliamo, eppure così capace di far riascoltare alle folle di oggi le note liberanti dell’Evangelo di Gesù.
Francesco rende credibile tutto ciò con il suo stile di vita, che sembra voler mettere fine a quanto ancora sopravvive dell’età costantiniana.
DUE GRANDI FIGURE
Il papa fa vivere alla Chiesa e al mondo il suo itinerario spirituale, segnato da due grandi figure. Innanzitutto, Ignazio di Loyola con i suoi esercizi spirituali, palestra per generazioni dell’incontro intimo con Cristo, e poi Pietro Favre. Soprattutto quest’ultimo, canonizzato da lui, richiama la personalità di Francesco.
Le tante “esperienze interiori” della vita di Pietro lo resero, infatti, straordinariamente comprensivo e accogliente, preparato in modo speciale a capire in fondo la gente, a farla trovare a proprio agio negli incontri con lui, a consigliarla con efficacia nella vita ordinaria, per un effettivo cammino di conversione, senza ipocrisia.
Anche Pietro aveva il potere dell’attrazione e dell’amicizia, che lo rendeva capace di autentiche relazioni umane. Da questo “cuore” arriveranno, ci auguriamo, altre “parole e segni” evangelici da papa Francesco. Ne siamo sicuri. Chiediamo di essere in grado di coglierne la sfida profetica e di farla propria mentre auspichiamo che il papa sia accompagnato e consigliato da validi collaboratori, capaci di sostenere e amplificare la sua carica carismatica, dono dello Spirito per l’uomo di oggi.