Che Papa Francesco piaccia è un dato di fatto. E questo devono ammetterlo, anche se con sentimenti diversi, tutti coloro che lo criticano sin dall’inizio del suo pontificato. Basta vedere, infatti, il numero dei follower del profilo twitter di Papa Francesco, che oggi hanno superato i 12 milioni, e il numero di fedeli che ogni mercoledì si riversano in Piazza San Pietro, incuranti delle condizioni meteorologiche, per assistere all’udienza pubblica. Un Papa, Francesco, che quindi piace. Ma, secondo alcuni, piace troppo. Ed è questo il senso del libro “Questo Papa piace troppo. Un’appassionata lettura critica” (edizioni Piemme) scritto dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara, definito un “ateo devoto”, con i giornalisti di matrice tradizionalista Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (recentemente scomparso per una grave malattia). Ed è stato lo stesso Ferrara a presentare questo libro ieri sera nello scenario della Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli. Non voglio presentarlo in tv ma solo nelle chiese, ha confessato l’Elefantino.
(GUARDA LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE FIRMATE UMBERTO PIZZI)
I VERI AUTORI DEL LIBRO
Ferrara lo ha confessato subito. Il libro è stato scritto in gran parte da Gnocchi e Palmaro. “Il mio contributo si limita a quella trentina di pagine di prefazione, nelle quali condenso il mio pensiero, e nella raccolta di articoli inseriti alla fine del libro”, ha dichiarato il direttore del Foglio. Ma chi sono dunque gli autori del libro? Gnocchi e Palmaro sono, secondo le parole di Ferrara, “dei paolotti innamorati della tradizione che credono che dire le preghiere come iterazione, educazione e legge liturgica sia la sana e viva espressione di un mondo spirituale tradizionale che nessuno, neppure un profeta regnante, ha il diritto di distruggere”. Dei “paolotti”, quindi, che “credono in una fede semplice che si esprime, soprattutto, in lingua latina”. Gnocchi e Palmaro sono recentemente saliti agli onori della cronaca per l’articolo, pubblicato proprio su Il Foglio, dal titolo “Questo Papa non ci piace” e che ha portato al loro allontanamento da Radio Maria, dove conducevano alcuni programmi legati a tematiche religiose.
(CHI C’ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI FERRARA)
CHE COSA PENSA FERRARA
Il direttore del Foglio ci tiene a precisarlo. “Io non sono sulla loro posizione”. Questo perché, innanzitutto, si tratta di una manifestazione di un disagio nei confronti del modo in cui il Papa si presenta ai fedeli e li orienta “che proviene dall’interno della Chiesa”. Ferrara, invece, si definisce “fuori della Chiesa, e non è un dettaglio, ma sono romano e battezzato cattolico nella parrocchia di Santa Emerenziana”. Insomma, a Ferrara “questo Papa piace”. Ma sorge spontanea la domanda: perché, allora, dare spazio alle loro posizioni prima su Il Foglio e poi addirittura in un libro? Innanzitutto perché “la Chiesa è un tesoro del mondo contemporaneo, una cattedra importante” e quindi è giusto che sulle pagine dei quotidiani “non si parli solo di Irpef”. Ma, soprattutto, perché, secondo Ferrara, bisogna entrare nell’ordine delle idee di un cattolico. “Per un cattolico credente le idee non sono loro, ma, come dice De Lubac, sono ricevute. Ed è giusto quindi che trovino spazio”. Inoltre, si tratta di “critiche appassionate ed argomentate fatte con talento comunicativo e schiettezza d’animo in nome della tradizione”.
(ECCO TUTTI I FOGLIANTI PRESENTI PER CELEBRARE IL FOGLIANTE CAPO...)
LA PREOCCUPAZIONE
Se, da un lato, come dice Ferrara “la mia posizione non è precisamente la loro”, dall’altro lato il direttore del Foglio non può mascherare una certa preoccupazione. Ovvero quella che “i mezzi scelti da questo Papa per riformare la coscienza del mondo contemporaneo possano non essere adatti per raggiungere il fine prescelto”. Secondo Ferrara, infatti, questi mezzi sono esemplificativi di un vero e proprio “combattimento mimetico” basato su “seduzioni, corteggiamenti” che potrebbe “tradire il proprio fine” . Ferrara non nasconde di provare una certa simpatia per Papa Francesco. Al direttore del Foglio, infatti, piace “questo cambiamento di stile, l’uso di una piccola auto, le scarpe nere e non rosse”. Ma subito dopo confessa di essere anche “molto innamorato del suo predecessore, rinascimentale nello stile”.
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UN PAPA DA COMPRENDERE
Non è facile comprendere veramente questo nuovo Papa. Ma Ferrara lo dice chiaramente: “Io credo di comprenderlo, così come avevo compreso Benedetto XVI”. E di questo, in effetti, bisogna dargli atto. Era il 10 marzo 2012 quando, in tempi non sospetti, Ferrara pubblicava l’articolo “Le dimissioni del Papa” scrivendo: “Le dimissioni del Papa regnante non sono all’ordine del giorno. Ma secondo me potrebbe farlo, quando e come decidesse, in totale libertà”. La Chiesa, nel corso degli ultimi anni, si è “ingobbita a chiedere perdono e si è messa sulla difensiva, soprattutto a causa delle questioni relative alla pedofilia”. E proprio per questo il successore di Benedetto XVI “non poteva non avere una posizione offensiva” per far si che la Chiesa diventi “amabile”. Papa Francesco è un “combattente, per il quale non ha senso parlare di progressismo o laicismo”. Il successore di Papa Ratzinger mira “ad un risultato. E ciò è dovuto proprio alla sua formazione gesuita, dato che per i seguaci di Sant’Ignazio il risultato è centrale nella propria formazione”.
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IL SIGNIFICATO DEL TITOLO DEL LIBRO
Ma perché, quindi, questo titolo? Secondo Ferrara il titolo ha “una incontrovertibile verità”. Ma ci tiene a precisare: “non vuol dire che rosico per il suo successo. Anzi, sono contento” Ma nel “troppo” del titolo c’è la “ambiguità del successo, che è cosa diversa dall’ambivalenza. L’ambiguità è si vincente ma, al contempo, rappresenta anche un rischio”. Ferrara è consapevole che questo titolo possa essere fuorviante, che possa dare l’idea di un Papa come “segretario di un partito che sbaglia linea”. Ma, secondo il direttore del Foglio, “in questo titolo c’è tanto amore per un Papa spiritualmente ricco con un progetto verso il mondo simile a quello che i suoi confratelli gesuiti avevano verso la riforma”. Un Papa che, a suo modo, è “magnifico. Autorevole, un po’ peronista, creativo e simpatico. Ma, soprattutto, un Papa sfrontato che ostenta la bontà con umiltà piena di superbia. Un Papa della riconquista i cui mezzi, però, potrebbero portarlo in un’altra direzione”.
Ferrara non sa se questo libro venderà tante copie. Ma non è un problema. Secondo il direttore del Foglio, infatti, “l’importanza di un libro non deriva dal numero di copie vendute ma dal fatto che venga letto, anche da pochi, con senso di significato”