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Ecco gli ostacoli alla proposta gassosa di Obama all’Europa in chiave anti Putin

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, l’articolo di Marcello Bussi uscito sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sollecitato l’Ue a diversificare le fonti di approvvigionamento di energia, riconoscendo che le sanzioni contro la Russia per l’annessione della Crimea avranno impatti economici sui Paesi più dipendenti dal gas di Mosca. Vale la pena ricordare che il 30% del gas importato in Germania arriva dalla Russia, mentre in Italia la percentuale è appena un po’ più bassa, il 28%.

LA PROPOSTA OBAMIANA

Gli Stati Uniti, ha ricordato Obama, «hanno già autorizzato l’export di tutto il gas necessario all’Europa, ma questo gas finisce sul mercato e noi non possiamo decidere la destinazione delle forniture. Stiamo studiando la questione con un eccellente coordinamento tra Usa e Ue». Le esportazioni di gas dagli Stati Uniti all’Europa, ha sottolineato il capo della Casa Bianca, «saranno più facili una volta raggiunto l’accordo transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip)», frase che è stata interpretata come un’esortazione a andare avanti con il negoziato bilaterale, nei mesi scorsi più volte messo in difficoltà dalle incomprensioni reciproche legate alle intercettazioni telefoniche dell’agenzia di sicurezza nazionale (Nsa) americana alle istituzioni europee e nazionali.

LE DIFFICOLTA’

Con queste dichiarazioni Obama ha scoperto definitivamente le carte: raggiunta l’indipendenza energetica grazie alle scoperte di giacimenti di shale gas, gli Usa ora puntano a esportare il loro gas in Europa per sostituirsi alla Russia. Come ha però osservato Come ha osservato Julius Walker, strategist sui mercati energetici di Ubs, «per il momento gli Usa non hanno la capacità di esportare il gas naturale, né in Europa né in altre parti del mondo».

LE TAPPE

Il primo impianto americano per il gas liquefatto destinato all’esportazione sarà completato nel 2015 e molti altri ne seguiranno, ma, ha sottolineato Walker, «la capacità di esportazione attualmente prevista non sarà sufficiente a soddisfare tutte le esigenze dell’Europa». In ogni caso il gas in arrivo dagli Usa sarà più caro di quello russo. A proposito di rincari, proprio ieri l’Ucraina ha acconsentito a un notevole aumento del prezzo del gas per i consumatori finali, così come chiesto dal Fondo Monetario Internazionale per concedere a Kiev un prestito da 15 miliardi di dollari.

CHE SUCCEDE IN UCRAINA

A partire dal primo maggio, le famiglie ucraine pagheranno per il metano il 50% in più, mentre per le industrie la tariffa aumenterà del 40%, ma a partire dal primo giugno. Il governo di Kiev inoltre ha annunciato tagli alla spesa sociale per recuperare risorse da destinare al settore della difesa. Secondo la Banca Mondiale, infine, quest’anno l’economia russa potrebbe subire una contrazione dell’1,8% a causa della crisi ucraina, accompagnata da uscite di capitali per 150 miliardi di dollari.


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