“Il Presidente attende di discutere con Papa Francesco il loro impegno condiviso di lotta alla povertà e alla crescenze diseguaglianza”. Con queste parole l’addetto stampa della Casa Bianca ha annunciato, il 21 gennaio scorso, la visita di Barack Obama in Vaticano, nel novero di un più ampio tour diplomatico europeo che, all’epoca dell’annuncio, non si prevedeva così impegnativo per le tematiche affrontate.
Gli Stati Uniti sono un Paese che dà grande importanza alla religione e alla libertà religiosa (o areligiosa) dell’individuo. Nella società americana la popolarità di Papa Francesco ha assunto, durante il primo anno di pontificato, un carattere particolare. Barack Obama ha esplicitamente riconosciuto la leadership del vescovo di Roma e la sua caratura internazionale.
L’ACCOGLIENZA DELL’ENCICLICA DI BERGOGLIO
La Evangelii Gaudium, la prima Enciclica di Papa Francesco, è stata in generale bene accolta negli Stati Uniti, se si eccettuano alcune frange cattoliche conservatrici che hanno storto il naso di fronte all’aperta denuncia delle storture del mondo e al rigetto di ogni forma di esclusione sociale, della dittatura monetaria, del «denaro che governa invece di servire». Non è raro trovare Papi del ventesimo secolo tacciati di “criptomarxismo” in seguito alle loro denunce sociali. Ne fece le spese persino Giovanni XXIII, la cui Pacem in terris fu ribattezzata da alcuni vecchi democristiani Falcem in terris: quasi a preludere l’avvento del socialismo materialista in Europa. Non poteva non accadere la stessa cosa al terzo Papa del ventunesimo secolo, le cui idee e il cui modo di porgerle al mondo non ha precedenti.
LE SINTONIE
Al di là della forza comunicativa di entrambi, Francesco e Obama potrebbero avere molti temi in agenda. Fra questi temi ci sono senz’altro, come dicevamo, la lotta alla povertà, alle diseguaglianze, alla fame del mondo. Conoscendo i due leader c’è da pensare che, dopo averne parlato, essi invitino la comunità internazionale ad intraprendere i passi opportuni per vincere questa guerra all’ingiustizia; passi peraltro più volte sollecitati dalla Santa Sede per una maggiore equità tra le regioni del mondo.
IL DEBITO INSOSTENIBILE
Come non pensare alla cancellazione del debito dei Paesi poveri, che è ormai insostenibile? E l’aggettivo “insostenibile” deve intendersi alla lettera: gravoso al punto che quel debito, a partire dagli interessi, non potrà mai essere saldato, ed è dunque è diventato un’unità contabile fittizia. Ci chiediamo pertanto se non sia questa l’occasione per avviare una riflessione più profonda sul condono del debito dei Paesi poveri.
DOSSIER UCRAINA
Un altro tema fondamentale è la stabilità internazionale, soprattutto nelle aree di crisi. Non meraviglierebbe sapere che Obama e Papa Francesco abbiano dedicato i loro colloqui anche all’Ucraina e a questa crisi che ha posto la comunità internazionale in allerta, portando segnali di “neo-guerra fredda”.
IL RUOLO DELLA CINA
Sul problema dell’Ucraina è in gioco anche il ruolo della Cina: il Presidente cinese è stato in Europa, dove ha incontrato i leader del mondo e si è espresso apertamente anche sul rapporto con la Russia. Sappiamo anche che la posizione degli Stati Uniti è molto più netta rispetto a quella dell’Europa, in tema di sanzioni alla Russia.
QUESTIONE NATO
Tuttavia in Europa abbiamo la NATO, un’organizzazione che ha membri che non sono all’interno dell’Unione Europea: ad esempio la Turchia, il cui ruolo geopolitico è di immediata evidenza, perché dalla Crimea si arriva agli Stretti. E poi ci sono i Paesi baltici, membri dell’Unione Europea e importanti per la NATO da un punto di vista strategico: soprattutto per tenere Putin in scacco a Kaliningrad. Per questo l’Ucraina sarà un tema importante anche per la Santa Sede. Vedremo che peso avrà nei colloqui fra Bergoglio e Obama. Ovviamente, da parte sua, il Papa non può che invitare tutti al dialogo, come è evidente debba fare il Pastore di una Chiesa universale che sostiene la pace.
TRENTENNALE DIPLOMATICO
Quest’anno cade anche il trentennale dell’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Stati Uniti. Sarà anche un’occasione per fare un bilancio dei rapporti bilaterali, per esempio nel campo di quella libertà religiosa che negli Stati Uniti è un discrimine dell’azione politica.
DOSSIER AMBIENTALE
Altri temi di comune interesse richiederebbero più del tempo consentito, e contatti più articolati. Sui temi dell’ambiente, per esempio, gli interlocutori sono ben più di due: pensiamo alla Cina, alle agenzie specializzate dell’ONU che se ne occupano, a Paesi di nuova industrializzazione come il Brasile e l’India. Crediamo peraltro che su questi temi la Santa Sede desideri il coinvolgimento delle Nazioni Unite, e di varie organizzazioni internazionali. Forse una cartina di tornasole potrebbe essere la “prima volta” di Bergoglio all’inaugurazione dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
LE ESIGENZE OBAMIANE
Barack Obama deve poi prestare molta attenzione alla sua popolarità, che è in calo in America rispetto a quella di Papa Francesco. Il Papa gode dell’effetto-trascinamento della Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile. Per non perdere consensi, al Presidente americano conviene dunque ostentare un pieno accordo con il Papa sulle cose certamente condivise, mettendo la sordina su temi in cui non è stato ancora possibile addivenire ad un accordo. E’ sui temi comuni di più facile presa, che i due dovranno parlare.
I MOTIVI DEL FEELING
I rapporti far Santa Sede e Stati Uniti sono comunque in una fase del tutto “matura”. Per l’aspetto della comunicazione, i due leader riescono ad avere accesso immediato e simpatetico a una platea universale. Li accomuna il linguaggio franco e una certa attenzione a temi che sono cari alla gente. Questo avviene oggi più di quanto non accadesse con l’Amministrazione repubblicana. C’è molto più feeling, e questo feeling è stato aumentato notevolmente dal consenso che il Papa ha fra i cattolici e fra i credenti americani: cosa che per l’Amministrazione Obama è un fattore non trascurabile.
RAPPORTI USA-VATICANO
I presidenti americani hanno sempre cercato il consenso della Santa Sede su temi importanti: è successo con Pio XII, con Giovanni XXIII, e anche con Wojtyla, che era un papa d’oltrecortina. Non ci sorprenderebbe che ciò accada anche con Bergoglio il quale, non dimentichiamo, ha una grande esperienza di azione sociale in un Paese importante come l’Argentina, che ha avuto un’importante crisi economica e finanziaria, che gli Stati Uniti hanno visto con molta preoccupazione.
NUOVA SPINTA ALLE RELAZIONI BILATERALI
In agenda ci saranno comunque tanti altri temi non sviluppabili in due ore sole di colloquio; ma, ciò detto, il “vertice vaticano” tra Francesco e Obama darà senz’altro nuova spinta alle relazioni bilaterali, allo scadere del loro primo trentennio.