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Come deve cambiare la comunicazione dei sindacati nell’era Renzi

Molta carne al fuoco nei ragionamenti svolti da Antonello Di Mario – capo Ufficio stampa della Uilm, il sindacato dei metalmeccanici Uil – e pubblicati su Formiche.net il 23 marzo. Forse troppa. Ma cercando di stringere all’osso questi ragionamenti, mi pare di poter dire che la tesi di Di Mario sia che i sindacalisti delle tre maggiori confederazioni – Cgil, Cisl e Uil – non si siano ancora appropriati compiutamente delle nuove possibilità comunicative offerte dalle attuali tecnologie digitali.

Per aprire il discorso, Di Mario prende spunto dalla conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consiglio, a Palazzo Chigi, il 12 marzo scorso. Quella passata agli onori della cronaca come la conferenza stampa “delle slide”. In tale occasione, infatti, volendo spiegare quali obiettivi il governo si proponga di raggiungere entro la fine del prossimo giugno, Matteo Renzi (stavo per scrivere @matteorenzi), si è aiutato con l’uso di una trentina di slide.

RENZI COME OBAMA

Secondo Di Mario, Renzi si sarebbe ispirato, nella scelta di tale modalità espositiva, alle tecniche usate dal presidente Usa, Barack Obama, nell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione. In ogni caso, si è trattato di una scelta non solo innovativa, per ciò che riguarda la comunicazione politica nel nostro Paese, ma anche efficace perché, come sostiene ancora Di Mario citando un precedente intervento di Giovanni Sasso su Formiche.net, i concetti “visualizzati attraverso immagini e piccole frasi restano più impressi”.

L’INSEGNAMENTO

Morale della favola: tutti i sindacalisti, dai dirigenti locali ai leaders nazionali, dovrebbero prendere esempio da Renzi, innovando le proprie modalità comunicative. Ad esempio, sostituendo a relazioni congressuali verbose ed estenuanti (per chi ascolta), delle argomentazioni programmatiche esposte con l’utilizzo del Power Point.

I DUBBI

Ora ho qualche dubbio sul fatto che l’esempio scelto da Di Mario sia il più adatto a spingere i dirigenti sindacali ad aggiornare le proprie abitudini comunicative. Infatti, ho l’impressione che il nostro giovane capo del Governo abbia fatto di tutto per rendersi poco simpatico ai dirigenti sindacali: dalla bassa considerazione, se non dal fastidio, esibiti nei confronti delle Confederazioni, alla progettata liquidazione del Cnel che, ove realizzata, renderà più difficile l’attuazione dell’intesa sulla rappresentanza sindacale faticosamente raggiunta fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 31 marzo 2013 e perfezionata il 10 gennaio di quest’anno.

DUE CONSIDERAZIONI

Il punto, secondo me, è un altro. Anzi, i punti sono altri due. Da un lato, il rapporto quotidiano con i dispositivi prodotti grazie all’impiego delle tecnologie informatiche (smart phone e tablet) è forse più diffuso fra i lavoratori sindacalmente attivi che non tra i leader delle grandi Confederazioni. Dall’altro, gli attori sociali che per primi hanno innovato le proprie modalità comunicative sono state le imprese, non le forze politiche.

E ALCUNI ESEMPI

Credo fosse l’inizio del 2001 quando ho avuto occasione di assistere, per la prima volta, alla presentazione in Power Point di un piano industriale effettuata da un manager Fiat in occasione di un incontro con Governo e sindacati. Il luogo era la sede di via Fornovo, ove il ministro del Lavoro dell’epoca, Cesare Salvi, aveva i propri uffici. La presentazione, cui assistevo nelle mie vesti di responsabile dell’Ufficio stampa Fiom, non mi fece un buon effetto. Forse perché troppo forte era lo scarto tra il tentativo Fiat di fare impressione sui presenti, a partire dal Ministro, e la realtà di un’azienda mal messa che, proprio in quei giorni, aveva deciso all’improvviso di non confermare le assunzioni attese da alcune decine di giovani precari.

Molto migliore mi parve, nel 2007, la presentazione in Power Point di un successivo piano industriale Fiat effettuata da Marchionne nella mitica sala verde di Palazzo Chigi. Perché l’efficacia di una simile presentazione non dipende solo dalla professionalità con cui sono state preparate le slides, ma dalla credibilità del protagonista della presentazione.

DOVE VOGLIONO ARRIVARE?

Il sindacato è un’organizzazione fatta da esseri umani che, in continuazione, scambiano parole tra loro o con i propri interlocutori esterni. Colloqui, incontri, riunioni. Quindi non per caso di tutte le diavolerie sfornate dall’industria dell’Ict (Information and communication technology), quello che ha avuto più successo è il mobile phone, insomma il “telefonino”. Che, dopo tutto, è solo un supporto tecnologico che consente di moltiplicare le occasioni per fare conversazioni interpersonali.

L’EFFICACIA DEL DISCORSO

Per il discorso in pubblico, per l’intervento o per la relazione, nel mondo sindacale italiano siamo rimasti invece in un quadro di abitudini tradizionali. Prevale l’intervento a braccio, che solo in occasioni formali o particolarmente importanti viene sostituito dalla relazione scritta. Quest’ultima consente di fornire informazioni più sistematiche. Il primo può avere una maggiore efficacia persuasiva.

E ALLORA?

Allora il fatto è che una relazione preparata usando programmi come Power Point o Prezi, citati da Di Mario, implica un mutamento non solo delle tecnologie impiegate (il video e le slides in aggiunta al microfono), ma del tipo di retorica prescelta. Da un’oratoria anche emotivamente persuasiva, si tratta di passare a un’esposizione basata sulla controllabilità delle informazioni offerte e sulla chiarezza dei concetti esposti.

Tutto ciò comporta un lavoro più faticoso, a monte, per l’oratore che deve organizzare il suo pensiero lungo una sequenza in cui ogni passaggio sia concatenato al precedente e al successivo. Ma anche maggiori possibilità, per chi ascolta, di seguire il ragionamento e memorizzarne i contenuti.

I lavoratori, o almeno quelli sindacalmente impegnati, apprezzerebbero.

Fernando Liuzzi

@Fernando_Liuzzi


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