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Irpef, Irap e spesa pubblica. Tutti i tagli (veri o verosimili) del Def di Renzi

Inizia a definirsi il quadro del Def, il Documento di economia e finanza che delineerà con maggiore precisione la strategia di rigore e crescita del governo Renzi, al di là degli annunci finora compiuti dal premier.

LE PREVISIONI SUL PIL

Il governo intende presentare domani e che conterrà stime della crescita del Pil dello 0,8% e del rapporto deficit/Pil del 2,5-2,6% (1,8% nel 2015). Il Def, scrive Luca Cifoni sul Messaggero di oggi, potrebbe prevedere il “il possibile rallentamento del percorso di discesa del debito pubblico a causa dell’accelerazione dei pagamenti verso i fornitori della pubblica amministrazione”. Vediamo i dettagli finora noti e in alcuni casi ancora incerti.

I TAGLI A META’?

L’esecutivo ieri ha confermato che intende procedere al taglio del cuneo fiscale per 10 miliardi (a regime) a maggio e a quello dell’Irap del 10% (a regime, quindi non è detto che il taglio del 10% riguarderà il 2014, più probabile che la riduzione sarà effettiva dal 2015). Il primo dovrebbe riguardare tutti i redditi fra gli 8 mila e i 25 mila euro con un beneficio massimo di 80 euro sui più bassi. Esclusi gli incapienti (quelli con un reddito fino a 8 mila euro, che sono esentasse). L’Irap costerà un miliardo, recuperato dall’aumento della tassazione delle rendite finanziarie.

A CACCIA DI COPERTURE

Le coperture verranno prevalentemente dalla spending review che potrebbe attestarsi tra i 4 e i 5 miliardi. Con il piano Sforbicia-Italia delineato ieri dal premier in una intervista al Quotidiano Nazionale del gruppo Riffeser. Cinque i macrosettori presi nel mirino dal commissario Carlo Cottarelli, ricorda oggi il Corriere della Sera: gli stipendi della pubblica amministrazione, i costi della politica, le spese per consumi e per trasferimenti, i tagli nei ministeri. Il governo è tenuto a recuperare, senza però misure strutturali, anche un miliardo per la cassa integrazione in deroga, 800 milioni per i mancati tagli alle detrazioni e probabilmente un altro miliardo per le spese incomprimibili, come quelle per le missioni dei militari. Il conto dunque arriva a circa 8 miliardi.

I TAGLI

I tagli alla pubblica amministrazione dovrebbero aggirarsi sui 350-400 milioni e riguardare le retribuzioni dei dipendenti superiori ai 70 mila euro e quelle dei dirigenti ministeriali, con un criterio di gradualità., scrive Antonella Baccaro sul Corriere della Sera di oggi: “E’ possibile cioè che per gli apicali (circa 400) si applichi il tetto dello stipendio del primo magistrato di Cassazione (311 mila euro) o quello del presidente della Repubblica (240 mila). Per quelli di prima e poi di seconda fascia ci sarebbe una riduzione del 20% e del 15%. Dalle spese per gli acquisti e per i trasferimenti si recupererebbero circa 1,5 miliardi. Quanto ai tagli ai ministeri, i 500 milioni richiesti a Difesa e Sanità sono quelli che per ora creano maggiori polemiche. Per ciascuno degli altri ministeri il risparmio si aggira sui 100 milioni”.



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