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Telecom, perché preferisco Recchi a Gamberale. Parla Carbonara (Frontis Governance)

Tempo di rinnovo per Telecom, che il 16 aprile riunirà l’assemblea per eleggere il nuovo Cda. Le liste sono schierate: da un lato l’azionista di maggioranza Telco, con i nomi di alcuni indipendenti e la guida di Giuseppe Recchi, presidente uscente di Eni. Dall’atra la lista Findim, il socio con il 5% a cui si appellano da sempre le minoranze, che candida una lista con all’interno anche Franco Lombardi, il presidente dei piccoli azionisti di Asati, e propone alla presidenza Vito Gamberale, esperto di lungo settore delle telecom. In mezzo la lista di Assogestioni, che ha come bandiera Lucia Calvosa, l’indipendente tra gli indipendenti e non ha espresso alcun presidente, per essere super partes in toto.

Per cercare di approfondire la partita Telecom, Formiche.net ha sentito Sergio Carbonara, fondatore di Frontis Governance, primo proxy advisor italiano, nato nel 2011 e parte del network internazionale di ECGS (“Expert Corporate Governance Service”). Frontis offre agli investitori analisi della governance delle società partecipate dai suoi clienti e supporto nell’esercizio dei diritti di voto.

Carbonara, ci spiega che succederà nell’assemblea Telecom?

Ci sono tre liste, già presenti al passato rinnovo nel 2011, con una differenza sostanziale che promana dopo la richiesta della revoca da parte di Findim, nell’assemblea di dicembre 2013. In quell’occasione Findim chiedeva la revoca del vecchio Cda, che non passò per il voto contrario di Telco, nonostante fosse stata appoggiata dalla maggior parte degli investitori istituzionali. Noi fummo gli unici a raccomandare il voto contro la revoca, non perché non fossimo d’accordo con Marco Fossati, ma perché non c’era un progetto alternativo, non un ad che potesse prendere il posto di Patuano e che potesse realizzare il piano industriale alternativo. Siamo d’accordo in linea di principio, ma temevano si sarebbe creata più confusione. Tuttavia fu un segnale molto forte, che la stessa Telco non ha mancato di recepire e lo si vede dalla composizione stessa della lista: non c’è alcun rappresentante degli azionisti di controllo, Telefonica, Mediobanca, Intesa o Generali.

Telco vuol fare l’indipendente?

La lista lo è. Come lo è il presidente proposto Giuseppe Recchi, un candidato forte che viene da una presidenza di Eni molto apprezzata e che non ha legami con gli azionisti di maggioranza. Proprio sull’elezione del presidente c’è un altro elemento nodale da sottolineare: la richiesta, anche stavolta sollecitata da Findim di Marco Fossati, di farlo eleggere in assemblea.

Almeno tre proxy advisory nei giorni scorsi si sono espresse a favore della lista Assogestioni e del presidente Recchi. Voi chi suggerite di votare?

È stata una decisione molto discussa internamente. Perché la lista Findim è interessante e propone candidati con background molto specifici per il settore. Però c’erano alcuni punti controversi che destavano perplessità, in particolare in merito al conflitto di interesse. Soprattutto per Gamberale che è candidato presidente ma anche azionista di F2i, ovvero il socio di maggioranza di Metroweb, il gestore della rete in fibra ottica di Milano. Nei confronti della quale Telecom potrebbe avere un interesse all’integrazione. Alla fine ci siamo orientati su Recchi come presidente.

E per quanto riguarda la lista, che si può votare separatamente dal presidente?

Per quanto ci riguarda abbiamo raccomandato la lista di Assogestioni. Anche in questo caso non è stata una decisione semplice: la lista Telco contiene molta indipendenza e anche molto sforzo per cambiare pelle. Quella Findim professionalità specifiche nel campo, ma i tre candidati di Assogestioni sono gli indipendenti per eccellenza e soprattutto tra i tre c’è Lucia Calvosa. Ovvero l’autrice della proposta di modifica al bruttissimo meccanismo di elezione che attualmente prevede che alla lista che ottiene la maggioranza dei voti vada l’80% del board. Una cosa che in una public company di fatto, quale Telecom è, non è equa. In sostanza, vuol dire che Telco con il 22% del capitale ha l’80% della rappresentatività.

La proposta di Calvosa mirava proprio a riequilibrare questa stortura, ma non è stata accolta…

La proposta non è stata accolta perché non c’erano i tempi tecnici, proprio in vista del rinnovo di aprile, ma pare verrà ridiscussa dal nuovo consiglio. Calvosa si è distinta nell’ultima parte del mandato per aver sollevato dubbi sui conflitti di interesse e ha fatto sentire la sua voce, dimostrando di essere veramente indipendente. Il nostro voto è stato guidato infine dal supporto che volevamo dare a lei.

E cosa pensa invece di Lombardi?

È una candidatura che ci ha un po’ sorpreso. Si tratta di un ex dipendente che ha passato tutta la carriera professionale all’interno di Telecom e ne è uscito in polemica con i dirigenti di allora e che oggi solleva molte polemiche anche come presidente di Asati. Uno che non le manda a dire e fa sentire molto forte la propria voce.

E’ un male? Tra l’altro a Formiche.net Lombardi ha raccontato in maniera molto dettagliata il suo piano di rilancio di Telecom. Che ne pensa?

Non è un male in assoluto. Ma non è una candidatura di conciliazione, non sarebbe un amministratore tranquillo, diciamo così. Quanto al piano, probabilmente ha ripreso quello di Fossati che era stato presentato in un lungo roadshow in Italia e Usa. Ma Lombardi è competente, questo è fuori discussione.

In definitiva cosa cambierà con quest’assemblea? Il nuovo cda segnerà un nuovo corso per Telecom?
Telecom da quando è stata privatizzata non ha mai trovato equilibrio. La speranza è che se ne venga a capo. Che con il nuovo consiglio vengano eliminati i conflitti di interesse di Telefonica e sia garantito al management di lavorare bene. La società è subissata dai debiti, che superano i 27 miliardi e soffre ancora un calo di entrate sul mercato domestico. Dovrebbe trovare la forza di agire in entrambe le direzioni: rafforzamento patrimoniale e riduzione del debito.

E che ne è della public company?

È un destino ineluttabile. Ma proprio perché la società è orientata a diventare una public company, se non crea valore ha un solo destino: di essere acquistata da pesci più grossi. Certo, con tutti gli interessi politici è difficile possa essere acquistata o venduta con facilità. Però è sul mercato e adesso deve iniziare a esprimere il suo valore. Escludo che Telefonica abbia interesse a scalarla, per quanto tecnicamente possibile, ma la spagnola punta adesso sul Sud America che è un mercato molto più interessante. Il titolo ora è in ripresa, a quota 0,89 dopo aver toccato minimi a mezzo euro. Il mercato comincerà a premiare di più anche le azioni se si trova l’equilibrio di una gestione non isterica, non soggetta a tanti interessi esterni all’azienda.



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