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Argentina, le proteste che fanno tremare Cristina Fernández de Kirchner

Tre sindacati argentini (due peronisti e uno di sinistra) hanno paralizzato questo giovedì il Paese con uno sciopero generale. L’obiettivo era protestare contro l’inflazione (arrivata al 32% in Argentina) e la sospensione dei sussidi per il gas e l’acqua.

PAESE BLOCCATO
Per un giorno, l’Argentina si è paralizzata. Non hanno funzionato autobus, treni, aerei e metropolitana. I partiti della sinistra trotskista – che stanno guadagnando sempre più simpatizzanti in Argentina, secondo il quotidiano Pagina 12 – hanno organizzato 50 piquetes, ovvero blocchi in autostrade e vie per impedire la circolazione. Quello di ieri è il secondo sciopero generale contro il governo peronista di Cristina Fernández de Kirchner.

I SOLDI PER REPSOL
“Hanno pagato milioni per la Repsol (la petrolifera spagnola) e neanche un peso per i lavoratori”, ha detto un rappresentante del Partito operaio a Buenos Aires al quotidiano argentino El Clarin. Il giovane faceva riferimento a uno dei principali motivi per cui gli argentini sono critici con il governo di Kirchner: i 5 miliardi di dollari di indennizzo che il governo argentino ha pagato alla petrolifera spagnola Repsol per l’espropriazione del 51% di YPF.

I DATI ECONOMICI
Questo sciopero arriva durante la trattativa per un aumento dello stipendio minimo in Argentina. Gli insegnanti, che non hanno lavorato durante tutto il mese di marzo, hanno ottenuto un aumento del 31%. Nel settore privato, le imprese minacciano licenziamenti in massa a causa della crisi del primo trimestre dell’anno. L’inflazione fino al 2013 era del 27% e dopo la svalutazione della moneta è aumentata al 32%. Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato una crescita del 0,5% per il 2014.

IL GOVERNO MINIMIZZA
Sulla situazione Kirchner ha fatto finta di nulla. Il capo della segreteria di governo, Jorge Capitanich, invece, ha provato a minimizzare lo sciopero definendolo un “grande piquete nazionale con sciopero del trasporto”. Ha anche accusato ai manifestanti di volere bloccare le autostrade “come facevano i feudi nell’Età media”.

Un comunicato diffuso dal governo ha sostenuto: “Il diritto allo sciopero è un diritto che hanno tutti i lavoratori ed è nella Costituzione. C’è il diritto allo sciopero, ma non si può confondere con l’estorsione e il ricatto”. Ma il rischio di un nuovo default per l’Argentina è dietro l’angolo.

Ecco una gallery della giornata di sciopero in Argentina del quotidiano argentino El Clarin



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