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27 aprile 2014, Roma caput mundi. Da domani Dostoevskij

“roma è tornata ad essere, almeno per un giorno, caput mundi”. il commento si è diffuso in modo virale nei programmi sulla canonizzazione di giovanni paolo II e giovanni XXIII. una giornata esaltante quella odierna, che non merita di essere in alcun modo rovinata. ma domani – alla prima pubblicità enel (“il nostro è stato un grande passato”) – mi riprometto di riprendere “il diario di uno scrittore” di f. dostoevskij:  «Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, (…) un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!». è da lì che occorrerà partire “per guardare avanti e costruire qualcosa di cui di nuovo essere fieri“.  



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