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Ecco come Vegas e la Consob possono davvero essere incisivi

Un quadro pieno di grigi, quello dipinto ieri mattina a Milano dal Presidente Giuseppe Vegas, per il quarantennale della istituzione della Consob. Per quanto riguarda il mercato finanziario, l’elenco dei problemi è stato lungo e meticoloso, così come sono state articolate ed analitiche le proposte di soluzione. Molto cauto sulla ripresa. I segnali positivi sono insufficienti, anche se è vero che in questo scorcio d’anno le quotazioni della Borsa italiana sono state le migliori rispetto alle altre piazze europee e che c’è finalmente un rinnovato interesse per la quotazione in Borsa.

LE RAGIONI DELL’INSODDISFAZIONE

Dalla Relazione traspare così, malcelata, una sensazione di insoddisfazione, di insufficienza: è come se anche le proposte più ambiziose, come la istituzione di una Financial Union che prenda ad esempio l’Unione Bancaria europea, soffrano in fondo della carenza di una strategia più complessiva che non spetta alla Consob definire. Si deve lavorare ancora, tanto e sodo, per rendere il mercato finanziario italiano più efficiente, trasparente, omogeneo e concorrenziale, ma il contesto non è dei migliori: all’Italia ed Europa intera manca una prospettiva di sviluppo a lungo termine; i problemi della disoccupazione sono lasciati marcire senza soluzione; le riforme strutturali s’hanno ancora da fare. Lo stato delle finanze pubbliche è ancora precario, nonostante gli sforzi, mentre la situazione delle banche è migliorata sì, ma a costo di pesanti ripercussioni sull’economia reale. La politica monetaria europea, poi, è ancora in attesa di assestare finalmente un colpo, non alla speculazione incombente, ma alla stagnazione che si sta impadronendo di tutto il Continente.

FINANZA ED ECONOMIA REALE

Da una parte c’è lo scenario della crescente complessità del mondo della finanza, dei ruoli e delle funzioni dei soggetti che a diverso titolo raccolgono ed impiegano capitale, dalle Banche agli Emittenti di strumenti quotati sui mercati regolamentati, dalle Assicurazioni ai Fondi previdenziali, dalle Società di gestione del rispqarmio a quelle di gestione immobiliare: mentre tendono a sbiadirsi le matrici storiche e le offerte al pubblico si sovrappongono, le relazioni tra regolazione e vigilanza dei diversi segmenti si fanno sempre più intricate. Dall’altra parte c’è la difficoltà di incanalare queste risorse verso l’economia reale, che in Italia è rappresentata per la gran parte da aziende non quotate. E’ come se, al di là della tradizione bancaria ben conosciuta ma ormai insufficiente, l’intera industria finanziaria non abbia ancora trovato un suo ruolo stabile, propulsivo e strategico nello sviluppo economico. La ricchezza è gestita senza virtù, vaga in modo confuso.

COME FAR RIPARTIRE L’ECONOMIA

Si presentano una necessità e due vincoli: se vogliamo far ripartire l’economia con investimenti densi di innovazione e di valore aggiunto, al nostro sistema industriale servono risorse finanziarie fresche, sia per le grandi imprese sia per quelle di media dimensione. Dall’altra parte, né il sistema bancario è in grado di allargare i cordoni del credito né il governo è in condizioni di fare investimenti con la finanza pubblica.

IL CUORE DELLA RELAZIONE DI VEGAS

In questo sta il cuore freddo della Relazione di Giuseppe Vegas: se la sua Consob è ormai sicuramente padrona dei tecnicismi dei mercati e non ha più neppure una reverenzialità di maniera verso le istanze europee e le altre istituzioni nazionali di vigilanza che pure hanno storia e tradizioni secolari, non ha neppure voluto compiere il passo decisivo, affondando la lama sulle urgenze e sulle priorità: dell’Europa, della Bce, del Governo e naturalmente della Consob.

APPUNTI PER IL FUTURO

Se la debancarizzazione del nostro sistema produttivo è inevitabile, va gestita in tempi rapidi approfittando del deflusso di capitali da altri scacchieri, del minore appeal delle obbligazioni bancarie e della riallocazione del portafogli dopo la introduzione della patrimoniale permanente sugli immobili. Serve un set di proposte da attuare prima dell’estate, chiedendo al governo di fare la sua parte anche sui temi della fiscalità. Non c’è miglior virtù del dar seguito ai propri impegni al servizio del benessere collettivo.


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