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Un appello a Matteo Renzi

L’Italia è come quelle squadre di calcio che hanno esaurito un ciclo. Va rifondata partendo dai vivai. Perché la rappresentanza politica è la fine di un processo di degrado. Siamo noi che stiamo selezionando potenziali Presidenti della Repubblica che fanno il dito medio, siamo noi che abbiamo selezionato potenziali rappresentanti al Parlamento Europeo della risma della Picierno. Siamo noi che abbiamo sintetizzato Bellerofonte (Grillo) per annientare Chimera. E chimere, appunto, non ne abbiamo più. Siamo noi che ridiamo come beoni nella più squallida taverna alla cloaca verbale di un Antonio Razzi. E badate bene la comicità di questi tempi, anche quella del seppur bravissimo Crozza, non è antidoto ad alcunché. Perché il sistema è saltato. E la comicità, dunque, anche lei non è più la satira aristofanesca, non è più il contraltare del potere. E’ un enorme sciacquone, un mulinello che centrifuga un’attualità depravata esaltandone i maleodoranti umori. La realtà si supera in senso del ridicolo. Se uno come Carlo De Benedetti è stato il primo sponsor di personaggi come D’Alema, Veltroni, Fassino, Bersani e ora di Renzi abbiamo la prova provata che il partito di Repubblica, quello che sta dalla parte giusta sempre, ha saputo certo ben interpretare i bisogni umorali di una grossa fetta dell’elettorato ma al dunque, al momento di selezionare i suoi quadri ha scelto il peggio sempre. Esattamente come ha fatto Berlusconi dall’altra parte.
Vedere Vittorio Zucconi, un altro che ha la patente del so tutto io, peraltro condita con la spocchia di Zio Sam, che a Dogliani appoggia la candidatura di uno come Sergio Chiamparino che tra la poltrona di Sindaco di Torino e la candidatura a Governatore della Regione Piemonte è stato messo a Presidente della Compagnia di San Paolo, esempio di un enorme conflitto di interessi, mi chiedo come si possa ancora avere fiducia nelle urne. Uno che mentre la Fiat faceva i bagagli millantando il Fabbrica Italia, lui tutto labour e debito pubblico, non ha mosso un dito.

E dunque Matteo Renzi ascolti questo appello. Prenda le distanze da Carlo De Benedetti. Prenda le distanze dai suoi complimenti. Gli tolga l’amicizia su facebook, lo defollowi. E si concentri sui vivai. Esamini con attenzione il dossier che verrà elaborato dal Ministero della Pubblica Istruzione a valle delle prove invalsi della Scuola Elementare. Scoprirà che i bambini a dieci anni sono già inguaiati. Non hanno la capacità critica di leggere tre righe di problemino. Non hanno la forza per decifrare un breve testo antologico. Fanno fatica a imparare a memoria una poesia. Tra dieci anni sarà un disastro se non arrestiamo questa deriva.
Butti nella spazzatura i dossier economico-finanziari. Dica all’ambasciata americana di fare loro direttamente. Venda tutte aziende statali agli stranieri e si concentri sulle nuove generazioni. Cerchi di capire come rifare italiani migliori. Prenda decisioni drastiche. Introduca l’obbligo della maggiore età per possedere un telefono cellulare. Vieti i social network fino a quattordici anni. Vedrà, diminuiranno anche gli “stappamenti”. Costringa i vertici della Rai a sospendere la proiezione di un cartone animato come Peppa Pig. In particolare gli episodi che vanno in onda al rallentatore in inglese. Non abbiamo bisogno delle tre i. Fu la più grande minchiata del Governo Berlusconi. Abbia la forza di prendere provvedimenti fuori dalla vulgata comune. Bisogna infondere alle giovani generazioni la sensibilità del bello. Della poesia, dell’immaginazione. Abbiamo bisogno che i bambini tornino a sognare a occhi aperti. Abbiamo bisogno che tornino a chiedere i perché ai propri genitori. Solo così forse domani avremo anche una rappresentanza migliore.



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