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Ecco quel tesoro di piano segreto di Padoan per intaccare il debito

C’è una sorpresa nella lettera con il ministro dell’Economia ha informato Bruxelles di prorogare di un anno il pareggio di bilancio, dal 2015 al 2016. Per rassicurare l’esecutivo europeo sulla serietà degli intendimenti del governo Renzi, il titolare del Tesoro Piercarlo Padoan si è impegnato più o meno solennemente con Bruxelles sul fatto che l’esecutivo presieduto da Matteo Renzi s’appresta ad abbattere con decisione lo stock di debito pubblico che, secondo le stime contenute nel Documento di economia e finanza (Def), salirà quest’anno al 134,9% quest’anno.

I NUMERI DELLE PRIVATIZZAZIONI

Il governo Letta, con il ministro Fabrizio Saccomanni, prevedeva per tre anni entrate da dimissioni per lo 0,5% del Pil. Renzi e Padoan, nel Def, hanno alzato l’obiettivo allo 0,7% del Pil nei quattro anni fra il 2014 e il 2017. Ciò significa trovare beni per 9 miliardi di euro in più da mettere sul mercato fino al 2016 e per altri 10 miliardi nel 2017. Ma – scrive Federico Fubini sul quotidiano la Repubblica di oggi – niente di tutto questo garantisce i 40 miliardi di entrate da privatizzazioni in quattro anno su cui Padoan si è impegnato a Bruxelles.

L’IDEA DI PADOAN E L’ESCAMOTAGE

Da qui un’idea del ministro dell’Economia: puntare su Eni ed Enel per abbattere il debito. Il progetto, a grandi linee, prevede questo secondo Repubblica: circa il 10% delle rispettive aziende da mettere sul mercato a partire dal 2016. Nascerebbe però un problema: lo Stato scenderebbe sotto il 30% del capitale delle società, ovvero la quota che garantisce il controllo azionario: al Tesoro – scrive Fubini – “si pensa a un sistema di azioni con potere di voto multiplo, in modo che anche al 20% del capitale il Tesoro continuerebbe a esercitare i suoi poteri sulle imprese”.



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