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Ecco perché l’aerospazio ha bisogno di una nuova narrativa

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Le vicende e la narrazione stessa delle scoperte e dei risultati dello Spazio in Italia sono di grande suggestione, ma risentono di un eccesso di retorica in cui l’epopea prevale sulla serietà delle pianificazioni.

Le iniziative del San Marco e dell’équipe guidata da Luigi Broglio o le intuizioni del professor Amaldi, passando per il lancio del satellite SIRIO con a capo l’ingegner Teofilatto fino ai risultati eccezionali degli studi del professor Colombo hanno avuto il limite di essere spesso descritte come l’avventura di alcuni geniali visionari.

Lasciando la retorica eccessiva che ha circondato tutti questi progetti, è opportuno ricordare che furono tutti realizzati grazie ad una serissima e approfondita programmazione da parte dei soggetti interessati, a riprova che fin dagli albori lo Spazio ha avuto bisogno di un forte coordinamento fra più attori.

Il lancio del satellite San Marco nel 1964, dopo USA e URSS, avvenne grazie all’intensa e meticolosa attività di cooperazione scientifico-tecnologica che Luigi Broglio avviò con gli USA e la NASA, in particolare. Così come Edoardo Amaldi -mentre la guerra fredda entrava in una fase di aspra contesa- ebbe l’intuizione, a livello europeo, di creare l’ELDO (European Launcher Development Organisation) nel 1962. Quest’organizzazione fu il frutto di serrati negoziati che videro la attenta pianificazione della comunità scientifica sostenuta dalla diplomazia italiana, tanto che il primo segretario generale dell’ELDO fu il diplomatico italiano Renzo di Carrobio Carrobio.

Anche il lancio di SIRIO nel 1977 non fu un “esperimento riuscito”, ma il frutto dell’attenta progettazione svolta da tutti i soggetti che all’epoca erano impegnati nel settore Spazio in Italia (il CNR, Aeritalia, Selenia, OTO Melara e Telespazio) in collaborazione con la NASA statunitense.

Questi esempi stanno a sottolineare come le intuizioni, che in parte sono alla base della ricerca stessa, sarebbero vane se alle loro spalle non ci fosse un’attenta programmazione e un lavoro di squadra che coinvolge una molteplicità di soggetti e sono un perentorio “warning” contro l’illusione di un ruolo internazionale costruito senza strategia, programmazione e lavoro di sistema.

A distanza di cinquant’anni dal lancio del San Marco, tutto il sistema dello Spazio italiano è chiamato a programmare con attenzione,all’interno di un chiaro quadro di scelte strategiche, il presente e il futuro dell’industria spaziale italiana.

Al Governo e al Ministero della Ricerca, senza dimenticare i Dicasteri della Difesa, dello Sviluppo Economico e degli Esteri, spetterà il compito di decidere come programmare due avvenimenti importanti come la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea e la riunione ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di dicembre.

I due appuntamenti richiedono una pianificazione approfondita poiché le conseguenze delle scelte assunte avranno ricadute di medio e lungo periodo. L’invito rivolto al Governo e alla Ministro della Ricerca Giannini è di aprire tavoli di riflessione strategica con imprese, Associazioni di categoria,  Atenei e Territori quanto prima, per affrontare queste sfide con scelte chiare e ben costruite .

I temi di discussione sono numerosi e riguardano aspetti strategici come la scelta dei lanciatori europei (preferire l’Ariane 6 o le proposte tedesche?) o la visione sui servizi del segmento di terra che riguardano l’osservazione della Terra (vera eccellenza italiana) o ancora quale futuro dare alla costellazione di Cosmo Sky-Med (da armonizzare nel quadro dei progetti europei per l’osservazione della Terra) e come valorizzare il satellite nella sfida al digital divide. Infine, bisognerà anche decidere quale ruolo avrà l’Italia nei confronti della Stazione Spaziale Internazionale, vero fiore all’occhiello della cooperazione scientifica tra Europa, USA e Italia (in Italia è stato prodotto il 50% dei moduli abitativi della stessa).

La complessità delle scelte palesa, dunque, il bisogno di un dialogo serrato tra tutti i componenti del Sistema Spazio Italia poiché, soprattutto in una fase e di recessione economica caratterizzata da tagli, la programmazione e le scelte strategiche diventano gli strumenti più importanti per garantire lo sviluppo mirato del settore Spazio, evitando spese su programmi non decisivi o perdite di posizione difficilmente recuperabili.

Maurizio Fargnoli è presidente di ASAS, l’Associazione per i Servizi, le Applicazioni e le Tecnologie ICT per lo Spazio


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