Vogliamo parlare di Europa in vista delle Europee? L’appello di qualche giorno fa lanciato dal direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, non è stato seguito troppo dai leader politici, che si dedicano più ad accuse reciproche a colpi di Hitler, Pol Pot e vivisezioni di Dudù.
Per questo, in spirito di servizio, qui a Formiche.net abbiamo spulciato i programmi delle principali liste in lizza per il voto del 25 maggio, all’insegna dell’einaudiano “conoscere per deliberare”: ecco le schede su tutti i programmi dei partiti, oltre che tutti i candidati in lizza e i numeri e le curiosità del voto per il Parlamento europeo.
Oggi, con la sua tradizionale solennità, arriva il Corriere della Sera che nell’editoriale firmato da due giornalisti che da anni seguono vicende, sfide e vicissitudini dell’Unione europea – Luigi Offeddu e Danilo Taino – che invita caldamente i partiti ad abbandonare le questioni domestiche per approfondire temi e proposte europee.
Ecco alcuni brani essenziali dell’editoriale odierno del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli.
L’AMMONIMENTO
“Se le forze politiche, in queste ore al culmine di una campagna elettorale nominalmente per il Parlamento di Strasburgo, continueranno a eludere le questioni che riguardano la Ue, finiranno con il mettere il Paese definitivamente ai margini di quella Europa che ci vide membri fondatori”.
EUROPA AMARA
“È vero che negli anni recenti, trascorsi in buona parte nell’emergenza per evitare la catastrofe della rottura della moneta unica, la Ue non si è fatta amare per le incertezze, le divisioni, le politiche di rigore, le confusioni di sovranità, la troppa eurocrazia”.
ECCESSIVA SOTTOVALUTAZIONE
“Anche in passato — dagli Anni Ottanta — l’Italia ha sottovalutato i benefici dell’avere una presenza attiva nell’Unione Europea. La gestione dei fondi comunitari ne è il caso più noto ed eclatante. Paesi come la Spagna, l’Irlanda, la Polonia ne hanno fatto un uso migliore, con benefici per le loro economie e infrastrutture. Ma ora stiamo facendo di peggio”.
IL COSTO DEI SALVATAGGI PER L’ITALIA
Il Corriere ricorda anche gli oneri sostenuti dall’Italia per salvare alcuni stati e alcune banche:”I salvataggi di Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e delle banche spagnole ci sono costati 58 miliardi, quattro punti di Pil, in termini di aumento del debito pubblico — ha calcolato Roberto Perotti dell’Università Bocconi — : ma i frutti di questo sforzo gigantesco (e giusto) saranno pari a zero se prevarrà il disinteresse europeo, l’autoemarginazione che si registra in queste elezioni”.
LA SFIDA DI DOMENICA
“Domenica l’Italia eleggerà il dieci per cento dei deputati che entreranno nel Parlamento di Strasburgo. Parecchi. Ma alcuni andranno a sostenere una battaglia per l’uscita dall’euro: saranno inutili, nel senso che l’obiettivo non ha possibilità di affermarsi se non in una crisi incontrollata; così facendo affermeranno l’uso solo strumentale (prendere i voti di un’opinione pubblica arrabbiata) di una questione europea, nella peggiore tradizione. E altri entreranno con un mandato generico, senza avere discusso del presente e del futuro dell’Europa con i cittadini e spesso nemmeno all’interno dei loro partiti”.
LE QUESTIONI APERTE
Ecco i veri temi che dovrebbero dibattere le forze politiche, con diverse ricette, ovviamente: “Come mettere definitivamente in sicurezza l’Unione, su quali programmi di medio e lungo termine; quali riforme introdurre per favorire la crescita; e con quanto rigore e quanta solidarietà: questi sono i temi dei quali i futuri parlamentari e i partiti italiani avrebbero dovuto discutere in campagna elettorale (e sui quali dovrebbero andare a impegnarsi in Europa). Non è stato così: occhi fissi solo sul potere, a Roma e in provincia. C’è da augurarsi che, a questo punto, siano gli elettori a parlare, a dire che la nuova normalità del dopo crisi non è un’Italia chiusa, asfittica, relegata in periferia: andando a votare in buon numero per l’Europa. Quando non c’è leadership, bisogna darsela”.