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I penalisti fanno vedere le stelle a Grillo sui tribunali del popolo 2.0

Ultimi fuochi di artificio della campagna elettorale per le Europee del 25 maggio. I leader stanno spendendo le ultime forze, e le ultime cartucce, per convincere gli elettori ad andare a votare lanciano proposte e spesso anche provocazioni.

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E’ il caso, ad esempio, dei fantomatici tribunali del popolo 2.0 minacciati da Beppe Grillo. Una proposta tutt’altro che gradita ai penalisti italiani. E non solo per l’idea in sé di processo-spettacolo finalizzato a individuare responsabilità politiche, ma perché la proposta grillina, pur cercando di definire un “simulacro di legalità processuale”, dimentica completamente, anzi proprio non contempla, il diritto alla difesa.

IL GIUDIZIO DEI PENALISTI
“Una dimenticanza pesante – commenta Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione Camere Penali – una sorta di lapsus che dimostra un’idea della giustizia un po’ sbilanciata. Senonché, questa dimenticanza non è solo di Grillo e non è una novità della politica italiana. Sono molti e molti anni che i processi, quelli veri, le leggi, quelle vere, dimenticano o sottovalutano il diritto di difesa, e con esso la stessa presunzione di innocenza, l’habeas corpus, i diritti inalienabili delle persone condotte alla sbarra”.

CONTRO LE PROPOSTE GIACOBINE
I penalisti puntano il dito contro “quelli che ora si scandalizzano delle proposte giacobine di Grillo, molti di quelli che urlano in Parlamento – a destra e a sinistra – contro le manette mimate nei dibattiti parlamentari”, che avrebbero troppo a lungo “coltivato un’idea di giustizia fatta solo di accusa, di intercettazioni pubblicate illegittimamente, di rapporti privilegiati e di invocazioni rituali alla azione salvifica delle procure, di 41 bis, di negazione del reato di tortura e chi più ne ha più ne metta”.

E IL GARANTISMO?
Al centro di tutto c’è l’eterna questione del garantismo, e della distanza che spesso in Italia passa tra la sua difesa a parole e la sua difficile applicazione nella pratica.  “Molti di quelli che oggi riscoprono il garantismo – sono ancora parole di Spigarelli – ne hanno negato i fondamentali per venti anni: come la necessità che il giudice, quello vero, sia equidistante dall’accusa e dalla difesa, altrimenti il gioco è truccato, come nel tribunale di Grillo. Oppure hanno legiferato in nome della sicurezza, e solo di quella, con una idea vendicativa della pena”.

I TIMORI DEI PENALISTI
Le preoccupazioni sono ora tutte rivolte alle prossime iniziative di riforma della giustizia, che ancora una volta sembrano dettate più da un’emergenza di cronaca giudiziaria e dall’appuntamento elettorale, che non da convincimenti profondi e da un progetto organico. “Se si vuole veramente ricominciare a parlare di giustizia giusta – è il preoccupato appello che viene dal mondo dei penalisti – non contrabbandiamo l’ennesima messe di leggi dettate dalla piazza, o dalle esigenze elettorali, come la riforma della giustizia, perché, altrimenti, alla fine i processi popolari arrivano sul serio, e senza appello”.


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