“Un risultato storico”. Così Matteo Renzi “commosso ed emozionato” commenta il 40,8% del suo Pd alle Europee. Un risultato da capogiro, inaspettato, che lo porta a essere il primo partito dell’area Pse in Europa e a doppiare quasi il suo primo competitor in Italia, Beppe Grillo. Altro che “vinciamonoi”, su Twitter lo sfottò è già partito con l’azzeccatissimo hashtag “vinciamopoi”.
Ma cosa ha determinato un tale exploit? È come dice Marco Travaglio un idillio tra italiani “disperati” e un nuovo “messia populista”? Forse, ma non solo.
IL FATTORE R
Conta il fattore R. Nella sua conferenza stampa di Palazzo Chigi post-elezioni, il presidente del Consiglio spiega che questo non è stato un “voto su di me, ma un voto di speranza straordinario”. In realtà, questo è stato un referendum su Renzi. E’ il segretario Pd ad averci messo la faccia, lui ad aver fatto la campagna elettorale in prima persona. Nonostante Renzi abbia chiesto la mobilitazione di tutto il partito, si sono visti poco, o quasi per niente, i grandi maggiorenti del Pd, i Bersani, Cuperlo, D’Alema. “Meno male”, commenta malizioso qualche renziano. Ma è un fatto che il carismatico premier abbia monopolizzato l’immagine del partito. Tanto che un esperto di cose renziane come David Allegranti abbia ribattezzato il Pd Pdr, Partito di Renzi. Questa vittoria è tutta sua.
LA “SVOLTA BUONA”
Così, a distanza di mesi, si può ripercorrere con più lucidità tutto il percorso renziano che porta a Palazzo Chigi. E notare come il tanto criticato accoltellamento dell’amico Enrico Letta alla fine abbia pagato. Un Pd renziano pungolo di un governo traballante avrebbe sicuramente avuto meno appeal rispetto a Pd di lotta e di governo tutto made in Matteo. È stata una “svolta buona”, elettoralmente parlando, aveva ragione.
RENZI CANNIBALE
Un Matteo “cannibale”, per dirla con il quotidiano tedesco Die Welt. Renzi ha conquistato voti da tutti i fronti. La sua a-ideologia, fino a poco tempo fa la sua macchia per la sinistra, è stata la sua forza. Renzi conquista anche il voto dei moderati, il suo Pd a vocazione maggioritaria non ha paura del gradimento che può arrivare anche da destra. “Con Renzi al comando, Berlusconi non ha più senso”, ha commentato Andrea Scanzi.