Tanti si sono impegnati in campagna elettorale, molti credevano nel superamento del 4%, quasi nessuno si aspettava quel misero 0,7% racimolato il 25 maggio. Il tracollo di Scelta Europa sta tutto nei numeri, più che nella bontà del progetto, l’unico che si riconosceva nell’alleanza liberaldemocratica Alde.
Così in queste ore si vocifera di dimissioni da parte del segretario di Scelta Civica, Stefania Giannini. Il ministro, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, medita di presentare le dimissioni nel corso dell’assemblea del partito convocata per questa sera. Il ministro dell’Istruzione, con impegno e passione, si è cimentata nella campagna elettorale, spinta a mettere la faccia da una eterogenea e spesso bizzosa compagnia formata da tre movimenti quali la montiana Scelta Civica, Fare dell’economista turbo liberista Michele Boldrin e Centro Democratico capitanato da Bruno Tabacci.
Formiche.net fin dall’inizio della costituzione della lista ha registrato le piccole ripicche, gli asti sottotraccia e le diversità programmatiche celate fra i tre movimenti, che hanno deciso di puntare su Scelta Europea per cercare anche di superare il quorum del 4%. Eppure i prodromi della formazione della lista erano emblematici di un obiettivo non del tutto facile da raggiungere. Per diverse ragioni.
Innanzitutto, al di là della stima reciproca fra Boldrin e Tabacci dopo recenti e astiosi dibattiti in tv, i militanti e i simpatizzanti di Fare e del CD erano spesso in antitesi. Così come tra boldriniani e montiani la sintonia non è stata mai massima, un po’ per il carattere eccentrico dell’economista liberista e un po’ per l’atteggiamento più istituzionale dei montiani non troppo apprezzato dai liberisti e libertari di Fare. Infine la recente scissione che c’è stata da Fare e che ha dato vita all’associazione liberal-democratica Ali, fondata tra gli altri da Oscar Giannino, Alessandro De Nicola e Alberto Pera, che peraltro sotto diverse forme sosteneva Scelta Europea ha lasciato ferite difficilmente rimarginabili.
Se si alza lo sguardo dai tre movimenti, non si può non osservare come gli umori anti euro e anti Europa che hanno caratterizzato il voto non hanno certo favorito la lista più europeista in lizza, così come il vento renziano che ha spirato domenica 25 maggio ha avvantaggiato esclusivamente il Pd di Matteo Renzi e non molti riformisti “protorenziani” presenti in Scelta Europa: sono diversi, peraltro, gli esponenti montiani presenti nell’esecutivo Renzi, oltre al ministro dell’Istruzione anche il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, e il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
Così, se dimissioni saranno davvero quelle di Giannini, non è con i capri espiatori che si pongono le basi per nuove avventure politiche. Anche perché, come detto oggi da Andrea Romano, Scelta Civica può avere un ruolo come forza riformatrice e liberal-democratica nell’ambito del centrosinistra renziano.
Si vedrà.
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Che cosa ribolle nel pentolino di Scelta Europea dopo la scoppola del 25 maggio.
Il post di Pietro Ichino
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La lettura “renziana” di Linda Lanzillotta
L’analisi di Andrea Romano
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