Prosegue il dibattito avviato su Formiche.net per una “Leopolda del Centrodestra”. Ecco l’intervento di Andrea Camaiora, autore de «Il brutto anatroccolo. Moderati: senza identità non c’è futuro» (ed. Lindau).
Leopolda sì, Leopolda no, Leopolda forse. Ci sarebbe bisogno di una grande rifondazione, anzitutto culturale e programmatica del centro destra italiano? Certo che sì. Possiamo attenderci una convocazione da parte dell’attuale classe dirigente del fu Popolo della Libertà? Probabilmente no.
Siamo ridotti in questa situazione perché Berlusconi, non da oggi, ha abbandonato la stagione della grande battaglia culturale condotta con Baget Bozzo, Melograni, Menniti, Colletti, Pera e compagnia cantando.
E ciò non solo perché, purtroppo, la maggior parte di questi grandi intellettuali è scomparsa, ma anche perché sono stati sostituiti da comparsette, riciclati (di bassa qualità), Razzi e impresentabili vari.
Neppure quando Giorgio Stracquadanio fondò la testata «il Predellino» per fornire l’ultimo berlusconismo rampante di una veste politicamente e intellettualmente convincente si colse l’occasione. Soldi buttati per la tv della Libertà e altre inutili idiozie ma non un euro per una rivista online che difendeva il presidente del Consiglio sul piano giornalistico e culturale da avversari interni ed esterni e che riusciva nel miracolo di spiegare la cosiddetta «anomalia berlusconiana» agli stranieri.
La grande fase di espansione del centro destra si era accompagnata alle antenate della Leopolda: Vallombrosa, Cortona, Gubbio.
Servivano questi grandi appuntamenti a prendere voti?
Contrariamente a quanto si possa pensare, sì. Perché occorre avere una chiara idea di società, una credibile e convincente proposta politica per andare oltre la pur consistente raccolta di consenso derivante dalle clientele di questo o quel cacicco.
Ora assistiamo a chi riscalda la minestra dei club (cosa avranno da dirsi se non c’è nessuno che produce cultura politica?) e alla litania del rinnovamento. Ma quale rinnovamento? E fatto in che modo? Con le cooptazioni, l’arroganza, la logica del meno siamo meglio è? Attraverso facce sempre meno presentabili, figure sempre più inconsistenti e un confronto politico interno che procede per più o meno temibili Fatwe?
Non c’è mai stato bisogno di fare scouting. Se il coordinamento nazionale di Forza Italia volesse aprirsi a trentenni preparati, elettoralmente rappresentativi, politicamente strutturati, potrebbe farlo in dieci minuti e senza bisogno di affidarlo a chi fino a un anno fa si ritagliava spazi televisivi dicendo che Berlusconi era bollito e adesso ce lo ritroviamo a dare lezioni di ortodossia berlusconiana e a riproporsi, non più da riottoso, ma da lealista, quale promessa del futuro.
Bene inteso, non è che nell’area di centro destra la situazione sia migliore: Ncd, Udc, Lega Nord… E infatti i voti calano. Il centro destra italiano è ridotto un po’ come Beautiful. Una serie tv che ha avuto nel passato un grande successo ma che, dopo vent’anni, è logora. Gli attori sono sempre gli stessi e anche la trama si ripropone attraverso i medesimi cliché. Ridge e Brooke sono invecchiati, Stefanie è morta, Taylor se n’è andata.
Dopo anni di riproposizione trita e ritrita dei medesimi intrecci la serie tv è ancora in piedi ma non fa più gli ascolti di una volta ed è destinata a essere surclassata da alternative più fresche e al passo coi tempi.
Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, Raffaele Fitto, Corrado Passera. Qualcuno batta un colpo. Al centro destra serve una nuova sceneggiatura, un nuovo regista, nuovi attori e nuove idee. Occorrerà capire se una rinascita del centro destra come alternativa politica vincente interessa solo a Michele Arnese o se nella classe dirigente del centro destra vedremo qualche barlume di intelligenza e lungimiranza politica. Lo vedremo quando qualcuno mostrerà di possedere il coraggio e le qualità necessarie a promuovere un grande appuntamento per le intelligenze moderate del nostro Paese.