È tutto pronto per l’arrivo del presidente messicano Enrique Peña Nieto in Italia il 7 giugno. Peña Nieto sarà a Roma per un’udienza privata con Papa Francesco in Vaticano. Nell’agenda del premier Matteo Renzi non è previsto nessun incontro con l’omologo messicano, ma è notorio sia l’interesse di entrambi a stringere legami sia il loro feeling per le diverse similitudini che li contraddistinguono.
L’INCONTRO CON LETTA
A gennaio Peña Nieto ha ricevuto il premier Enrico Letta a Città del Messico, dopo che a settembre del 2013 avevano deciso di rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Ci sono stati pochi abbracci, ma molte firme di accordi economici e culturali. Tra i due c’è stata intesa, senza sbilanciamenti. Due mesi fa, invece, a sbarcare in Messico è stata Confindustria. La missione era concretizzare le opportunità di business per le imprese italiane in Messico.
RIVOLUZIONE ISTITUZIONALE
Tuttavia, con Matteo Renzi potrebbe scattare un’altra storia. Poco più grande del premier italiano (Peña Nieto è nato nel 1966), il nuovo presidente messicano è un politico che sfrutta l’aria giovanile e moderna. Dopo diverse esperienze nell’amministrazione locale e regionale, è arrivato in parlamento con il Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri), una delle due organizzazioni politiche più tradizionali in Messico. Così come Renzi è stato sindaco di Firenze, Peña Nieto è stato governatore dello stato del Messico per sei anni. Nel 2012 è stato scelto per rappresentare la coalizione “Compromiso por México” con il Pri e il Partito Verde Ecologista. A differenza di Renzi, Peña Nieto quell’anno ha vinto le elezioni presidenziali.
GEMELLI DIVERSI
Anche lui, come Renzi, si presenta ai programmi di tv con giacche casual e utilizza un linguaggio leggero e alla mano. Impeccabile nell’abbigliamento e la pettinatura, Peña Nieto è quasi sempre accompagnato dalla moglie, l’attrice da telenovelas Angélica Rivera. Anche lui, come Renzi, ha tre figli: Paulina, Alejandro e Nicole.
IL SALVATORE
Peña Nieto è visto come l’uomo del ricambio generazionale, le riforme istituzionali, la rinascita. Con lui il Pil del Messico è aumentato del 1,8% nel primo trimestre del 2014 e l’inflazione è scesa così come la disoccupazione. Anche se bisognerebbe tenere in conto l’influenza del sistema del narcotraffico nella crescita dell’economia messicana, il Paese conta su numerose materie prime, una proficua rete industriale e un mercato interno di 112 milioni di consumatori grazie al Trattato di libero commercio dell’America del nord (Tlcan) che produce circa 17,3 trilioni di dollari.
Anche la rivista Time ha battezzato Peña Nieto come il redentore del Messico con la copertina “Saving Mexico”.
FARE IL MESSICANO
Lo scorso 20 febbraio il giornalista del del Financial Times Ferdinando Giugliano ha lanciato un consiglio diretto a Renzi: “Per un’Italia divisa, una dose di realismo messicano potrebbe essere più utile dell’illusione del sogno americano”. Niente Barack Obama o Tony Blair. L’articolo è stato rilanciato di recente dal finanziere italo-londinese (e filo-renziano) Davide Serra sul suo profilo Twitter (e si sa che per intuire alcune delle direzioni che prende la politica del premier basta seguire i cinguettii dei suoi consiglieri più fidati).
TRA DIVISIONI
“Anche lui (Peña Nieto, ndr) si è trovato a governare un Paese immobile e afflitto dalla criminalità organizzata senza una maggioranza forte, ma ha proposto un programma chiaro all’opposizione ed è riuscito a far passare molte riforme radicali e a rilanciare l’economia”, ha spiegato Giugliano. Il presidente messicano è arrivato al potere senza la maggioranza parlamentare (ma con un largo consenso di voti).
QUESTIONE DI ENERGIA
Tra le riforme più attesa e rivoluzionarie del presidente Messico c’è stata l’apertura della vendita del greggio alle compagnie straniere. Il mercato petrolifero messicano era sotto controllo dello Stato dal 1938, anno in cui è stata nazionalizzata l’industria petrolifera.
VOLONTÀ POLITICA
In Messico, la rivoluzione di Peña Nieto ha toccato tutti i settori: dalle telecomunicazioni all’istruzione. Il presidente non si è mai fermato davanti alle richieste di sindacati, imprenditori e politici di lunga data. Forse sulla riforma della pubblica amministrazione, la scuola e la Rai può dare qualche consiglio al suo coetaneo Renzi.