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Oscar Giannino smonta la baldanza di Renzi sul Partito della Nazione

Nel rumore di fondo post-elettorale, Oscar Giannino e Luca Ricolfi si sono ritrovati per un dialogo nel contesto raccolto e attento del Circolo dei Lettori di Torino, il 29 maggio scorso. Sala ovviamente piena, clima ottimo: Ricolfi e Giannino funzionano benissimo insieme, la narrazione è fluida e vivace, il ragionamento capace di appassionare. Soprattutto, libertà di ragionamento, e a giorni di distanza vale la pena riassumerne i punti principali.

I SONDAGGI SBALLATI

Tra i temi toccati, il caso dei sondaggi, con una sincera descrizione sia della fatica tecnica “nel tentar di azzeccare previsioni in cui gli intervistati non sempre dicono la verità”, come ha detto Giannino, in cui molti sono indecisi fino all’ultimo, in cui gli istituti hanno paura di sbagliare e quindi finiscono per sbagliare davvero. “Tutti gli attori – politici, sondaggisti e mass media – hanno creato una credenza condivisa”, ha detto Ricolfi, a costo, alla fine, di aggiustare la previsione tecnica con l’intuito e con l’opinione.

IL PARTITO DELLA NAZIONE?                                           

Ci sono due letture del risultato politico, quella della nascita di una “nuova DC” o del Partito della nazione, che piace anche allo stesso Renzi, e quella riassunta dalle valutazioni dell’Istituto Cattaneo, secondo cui Renzi si è arricchito di un buon numero di elettori (non in termini assoluti: ai tempi del 1976 di Berlinguer erano un italiano su tre, ora uno su cinque) che provengono – diciamo – da Scelta Civica, ma conservano una loro identità e proprie aspettative. Giannino e Ricolfi propendono per la lettura dell’Istituto Cattaneo: non c’è un partito della nazione, ma un’apertura di credito di un pezzo del Paese.

QUADRO ECONOMICO FOSCO

La congiuntura internazionale rimane determinante per l’equilibrio di finanza pubblica italiana, che resta incapace di controllare la spesa, e fa scelte – ha detto Giannino – che “privilegiano l’obiettivo di star sereni al governo piuttosto che mettere mano ai problemi strutturali del Paese”. Quindi ecco gli 80 euro ai dipendenti, ma nessun intervento sull’IRAP (tema scomparso dai radar); si mette qualcosa in tasca per spendere, ma non si crea lavoro e occupazione. Restano puniti proprio giovani e donne: secondo Giannino “il nostro tasso di occupazione è troppo basso, le ore lavorate sono alte ma solo per una fascia della popolazione”. Distinguere tra destra e sinistra diventa allora un po’ più facile: per “conservare le regole attuali, che proteggono le aree del lavoro di persone già occupate lasciando fuori gli esclusi, e facendo dichiarazioni di principio, non si è messo mano alle regole del lavoro” – ha detto Ricolfi –  conservando istituti produttori di immobilismi e ineguaglianze, come la cassa integrazione, “strumento vecchio, persino privo di azioni di formazione” secondo Giannino. Liberare il mercato del lavoro ridurrebbe le ineguaglianze, che in Italia sono più alte rispetto ad altri Paesi in cui le riforme invece sono state fatte.

IL VERO SPREAD CHE AUMENTA

Una differente analisi dello spread dice che i governi italiani cadono perché le riforme non si fanno. Per Ricolfi, il paragone con la Germania non basta: “Se si fa invece l’analisi dello spread con gli altri tre PIGS, Spagna, Grecia e Portogallo, si vede un aumento e non una riduzione: i mercati ritengono che le riforme, in Italia, procedono meno rapide e efficaci” . E non ci vorrà molto tempo: ci sono già segnali di allarme, malgrado il risultato elettorale, a differenza dei segnali positivi all’avvio sia dei governi Monti e  Letta.

LO SPAZIO PER RIFORMATORI E LIBERALI

Con un futuro così poco roseo, sembra esistere uno spazio politico per forze riformatrici e liberali. “Certo, ma tra dieci anni”, ha detto Ricolfi, quando si ridurrà il ruolo (e la presenza) di una parte dei beneficiari della conservazione e “quando il sostegno familiare della generazione precedente non sarà sufficiente a mantenere i giovani “che saranno diventati adulti e quindi scalpitanti. “Allora le riforme saranno inevitabili, e il consenso cambierà”, gli ottanta euro suoneranno come una beffa, e si prenderanno le decisioni corrette per rimettere l’Italia sui giusti binari.

Un “pessimismo cosmico” alla Ricolfi, che divertiva Giannino e che tra il pubblico sorridente sembrava illuminare un cammino in discesa.

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