Si registrano movimenti all’interno di Scelta Civica alla luce dei risultati delle elezioni amministrative.
Lo svuotamento di fatto operato da Matteo Renzi nei confronti della formazione “montiana” – come ha attestato l’Istituto Cattaneo – ha indotto alla riflessione i suoi dirigenti, spaccato in due fronti.
IL NUCLEO DI CENTRODESTRA
Il primo vede la parte più “imprenditoriale”, composta dai parlamentari Gianfranco Librandi (tesoriere del partito che qui a Formiche.net ha espresso la sua posizione), il patron di Brembo Alberto Bombassei (che si è dimesso polemicamente da presidente di Scelta Civica) e Paolo Vitelli, più propensa ad un riavvicinamento al centrodestra, anche in virtù delle posizioni espresse e del radicamento degli stessi nel nord del Paese.
I PRO RENZI
La parte più “politica”, che appare quella più corposa a livello parlamentare, capitanata da Andrea Romano (capogruppo di SC alla Camera), Gianluca Susta (capogruppo di SC al Senato) e Stefania Giannini (coordinatrice dimissionaria che ha passato il testimone al reggente Renato Balduzzi), e composta anche da coloro che rivestono incarichi di governo, si sta orientando a definire le modalità di collaborazione con il Pd di Matteo Renzi.
LE STRADE PER LA COLLABORAZIONE RENZIANA
Ma in questa prospettiva le sensibilità sarebbero diverse. C’è chi, come Andrea Romano, pensa a una forma organica nell’ambito del centrosinistra a trazione renziana. E chi, come il sottosegretario Enrico Zanetti, preferisce prima consolidare e non smantellare un movimento liberale che può collaborare con il riformismo renziano, con posizione nette come quelle espresse ad esempio da Zanetti sul piano governativo che prevederebbe una fusione tra Equitalia e Agenzia delle Entrate: una fusione criticata aspramente da Zanetti.
I MONTIANI LEOPOLDINI
Il sommovimento nel partito fondato da Mario Monti fa registrare anche la firma da parte di aderenti presenti nel Nord Italia di Scelta Civica all’appello “Contratto per il centrodestra” (qui l’articolo di Formiche.net firmato da Lorenzo Castellani in cui si lanciò l’idea di una sorta di Leopolda di centrodestra). Da questo scenario emerge l’impossibilità politica di opzioni terziste, destinate ad essere fagocitate dalla spinta bipolare ormai in atto nel sistema politico, che vede come unica alternativa alla dinamica centrosinistra/centrodestra la preferenza al Movimento 5 Stelle. Del progetto di Monti, ormai, sono rimaste solo le intenzioni.