Liberali, socialisti, ultrakeynesiani. E’ un comitato composito, anche se di sicuro tutt’altro che turbo liberista, quello che oggi pomeriggio a Roma annuncia l’avvio della raccolta di firme per un referendum abrogativo del Fiscal Compact.
I PROF ANTI FISCAL COMPACT
L’economista ed ex viceministro Mario Baldassarri, Danilo Barbi, l’economista Leonardo Becchetti, Mario Bertolissi, Melania Boni, Flaviano Bruno, Rosella Castellano, il politologo Massimo Andrea D’Antoni, l’ex sottosegretario al Tesoro, Paolo De Ioanna, il decano di Scienza delle Finanze, Antonio Pedone, l’economista Giuseppe Pennisi, Nicola Candido Michele Piepoli, l’economista liberale Gustavo Piga, l’economista ultrakeynesiano Riccardo Realfonzo, il giurista Giulio Salerno e il giurista ed ex ministro del Lavoro del Pds, Cesare Salvi.
LE PREMESSE DEL COMITATO
“L’Italia, sia per il tramite dell’Unione europea che mediante il Fiscal Compact (vale a dire il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’unione economica e monetaria) – sostengono i promotori – ha assunto alcuni obblighi che incidono sulle procedure e sui contenuti delle decisioni di finanza pubblica che per Costituzione spettano invece agli organi di indirizzo politico della collettività: Governo e Parlamento”.
L’ASSUNTO DEL REFERENDUM
In particolare va ricordato – sostengono i promotori della raccolta di firme – che, procedendosi a una rigorosa applicazione di un obbligo di carattere “promozionale” assunto con il Fiscal compact, la Costituzione è stata modificata nel 2012 mediante l’approvazione della legge costituzionale n. 1 del 2012, recante la “introduzione del principio di pareggio di bilancio nella Carta costituzionale”.
LA LEGGE DELLA DISCORDIA
Per dare attuazione al nuovo principio costituzionale è stata dunque approvata la legge n. 243 del 2012, che è oggetto dei quattro referendum abrogativi.
GLI OBIETTIVI DEL COMITATO
Il Comitato punta a raccogliere le 500.000 firme per abrogare alcune disposizioni della legge n. 243 del 2012, che “consentono un’applicazione del principio costituzionale di equilibrio di bilancio attraverso modalità e condizioni eccessivamente rigorose, che renderanno necessarie politiche di austerità eccessive, solo dannose per il Paese, e in particolare per lo sviluppo, il lavoro e la stessa stabilità dei conti pubblici”.
I NUMERI DEI PROF.
Ecco i dati dell’ottusa austerità, dal 2007 al 2013, secondo gli economisti, i giuristi e gli intellettuali che propongono il referendum anti Fiscal Compact:
Aumento del tasso di disoccupazione da a 6.1% al 12.7%
Aumento del tasso di disoccupazione giovanile (15-24) da 20,3% a 43,3%
Diminuzione dell’occupazione da 23.222.000 a 22.408.000
Diminuzione del PIL reale di: 8.5%
Aumento del debito-PIL da 103.3% a 132.7%
Aumento del deficit-PIL 1.6% a 2.8%
Imprese morte: 2880601
LE CONCLUSIONI
“E’ quanto mai urgente in Europa – afferma il comitato promotore – ripristinare la possibilità di politiche economiche favorevoli alla ripresa degli investimenti, pubblici e privati, e della domanda interna all’area dell’euro”.
L’APPELLO
“Si invitano i votanti a esprimere sulle schede referendarie il loro “SI” ad una corretta applicazione dei vincoli europei sul bilancio, in breve a dire “SI alla fine dell’ottusa austerità, sì all’euro ed all’Europa del lavoro e dello sviluppo”.