Sono stati depositati ieri in Cassazione i quattro quesiti referendari per scardinare la gabbia dell’austerità prevista dal Fiscal Compact. Ecco argomenti e obiettivi del comitato promotore, che si è cimentato con qualche dibattito sulla questione controversa del 3% del rapporto deficit/pil e ora fronteggia le perplessità di alcuni accademici sulla costituzionalità del referendum.
L’APPELLO DEI PROF
“L’Italia, sia per il tramite dell’Unione europea che mediante il Fiscal Compact (vale a dire il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’unione economica e monetaria), ha assunto alcuni obblighi che incidono sulle procedure e sui contenuti delle decisioni di finanza pubblica che per Costituzione spettano invece agli organi di indirizzo politico della collettività: Governo e Parlamento”.
GLI OBIETTIVI DEL COMITATO PROMOTORE
“In particolare va ricordato – si legge nel manifesto-appello del comitato promotore del referendum contro il Fiscal Compact – che, procedendosi a una rigorosa applicazione di un obbligo di carattere “promozionale” assunto con il Fiscal compact, la Costituzione è stata modificata nel 2012 mediante l’approvazione della legge costituzionale n. 1 del 2012, recante la “introduzione del principio di pareggio di bilancio nella Carta costituzionale”. Per dare attuazione al nuovo principio costituzionale è stata dunque approvata la legge n. 243 del 2012, che è oggetto dei quattro referendum abrogativi”.
NUMERI E PROSSIMI TAPPE
“L’obiettivo che il Comitato Promotore intende perseguire è quello di raccogliere le 500.000 firme per abrogare alcune disposizioni della legge n. 243 del 2012, che consentono un’applicazione del principio costituzionale di equilibrio di bilancio attraverso modalità e condizioni eccessivamente rigorose, che renderanno necessarie politiche di austerità eccessive, solo dannose per il Paese, e in particolare per lo sviluppo, il lavoro e la stessa stabilità dei conti pubblici”.
LA QUESTIONE DEL 3%
In una prima versione del documento-appello, secondo la ricostruzione di Formiche.net, era prevista anche un incisivo in cui si ribadiva il rispetto del tetto del 3% per il rapporto deficit/pil. Poi, su suggerimento di uno promotori in particolare, l’economista Riccardo Realfonzo, questo riferimento è stato espunto (in questo articolo Realfonzo spiega perché con Gustavo Piga e altri ha promosso il referendum abrogativo). In questo articolo tutti i nomi dei professori del comitato promotore del referendum.
I NODI COSTITUZIONALI
Restano comunque tra gli addetti ai lavori alcune perplessità sull’ammissibilità costituzionale del referendum che, seppure indirettamente, intacca un trattato internazionale sottoscritto dall’Italia. Ma la materia dei trattati internazionali non è contemplata tra le ipotesi di referendum previsto dalla Costituzione (qui le analisi sui punti controversi di Giuseppe Pennisi e di Stefano Cingolani in due diversi articoli per Formiche.net).
Ecco un indicativo botta e risposta a colpi di tweet:
@Michele_Arnese Avete spiegato ai prof che i trattati internazionali non possono essere sottoposti a referendum? @GustavoPiga @RRealfonzo
— Fabio Scacciavillani (@Scacciavillani) 12 Giugno 2014
L'oggetto è la 243/ 2013 che attua il principio del pareggio introdotto nella Costituzione @Michele_Arnese @Scacciavillani @GustavoPiga
— Riccardo Realfonzo (@RRealfonzo) 12 Giugno 2014
@RRealfonzo Un referendum su un articolo della Costituzione? Ma allora siamo su Scherzi a Parte! @Michele_Arnese @GustavoPiga
— Fabio Scacciavillani (@Scacciavillani) 12 Giugno 2014
Caro @Scacciavillani vedo che non sei abituato a documentarti prima di parlare. Ti consiglio di farlo. @Michele_Arnese @GustavoPiga
— Riccardo Realfonzo (@RRealfonzo) 12 Giugno 2014
'@RRealfonzo @Scacciavillani @Michele_Arnese @GustavoPiga magari può tornare utile http://t.co/jMTtlFe3hN
— Nicola Di Turi (@nicoladituri) 12 Giugno 2014