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Passera e Italia Unica, progetti ambiziosi e possibili intoppi

La partita politica di Corrado Passera, che oggi riunisce il suo movimento Italia Unica agli Studios romani sulla Tiburtina, si gioca su due piani: uno è favorevole all’ex banchiere ed ex ministro, l’altro appare sfavorevole.

Da quando Passera ha detto di voler essere di fatto l’anti Renzi, dunque di voler federare, ovvero coinvolgere e riunire, i moderati italiani che non credono nel Pd, l’ex capo azienda di Poste e Intesa punta esplicitamente di colmare un vuoto nel centrodestra che vede una Forza Italia azzoppata e alla ricerca di un futuro comunque post berlusconiano, partiti come Ncd e Udc che studiano di formare una unitaria Coalizione Popolare, e movimenti come Lega e Fratelli d’Italia dalle posizioni più radicali. Ma, soprattutto, al momento manca un comune denominatore programmatico – anche per la pervasività dell’azione renziana – e una leadership che faccia sintesi delle varie e sfaccettate posizioni nel campo definito “moderato”.

Quindi, un terreno fertile per le ambizioni politiche di Passera con la sua Italia Unica: non a caso l’ex ad di Poste e di Intesa in questi mesi, pur non volendo testare elettoralmente il suo movimento, ha girato in lungo e in largo l’Italia per seminare il verbo passeriano tra associazioni, circoli e aziende.

Dall’altro lato, le mire di Passera stridono con le posizioni della stragrande maggioranza degli esponenti di vertice di tutti i partiti e i movimenti di cui si compone il frastagliato e fiacco centrodestra. Domanda delle domande: come si fa a diventare leader di un centrodestra unitario senza avere il consenso e il beneplacito dei maggiorenti degli attuali partiti? A questa domanda non si conosce al momento una risposta. Molti dei passerotti – come amabilmente, o meno, sono definiti i collaboratori più stretti di Passera – ritengono questa una condizione ideale per rottamare i leader che affollano il centrodestra.

Sfida fattibile? Chissà. Anche perché non tutti riconoscono in un ex top manager di aziende statali e di banche, oltre che in un ex ministro di peso di un governo come quello di Monti che di certo non ha goduto di consensi popolari elevati per le condizioni internazionali ed economiche in cui ha operato, una personalità stile Rottamatore.

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